CHE COSA E' LA "RESILIENZA"?

Arianna Tomassini

L’origine del termine resilienza deriva dal latino resalio, iterativo di salio, che significa saltare, rimbalzare, per estensione danzare.La riorganizzazione del proprio percorso di vita, la possibilità di trasformare un evento doloroso o più semplicemente stressante in un processo di apprendimento e di crescita incontra il tema della resilienza. Nella storia dell’umanità non mancano esempi di gruppi umani e persone che nonostante abbiano vissuto condizioni o situazioni di vita sfavorevoli sono riusciti a resistere, a far fronte, a trasformare, integrare e costruire una resilienza personale e collettiva. La resilienza, paradossalmente, si plasma attraverso le difficoltà. Le crisi esistenziali e le innumerevoli avversità che possiamo incontrare nella vita possono far emergere il meglio di noi stessi nel momento in cui ci disponiamo ad affrontare di petto i problemi. Il paradosso che caratterizza propriamente il concetto di resilienza è esattamente questo: i nostri momenti peggiori possono rivelarsi quelli più vantaggiosi. La maggior parte delle persone, esposte ad un particolare evento critico, pur essendo immerse in un immenso dolore e disperazione, afferma di essere riuscita a trarre qualcosa di buono da quella condizione sfavorevole. Il termine viene utilizzato nell’ambito della psicologia e della sociologia, per indicare la capacità di un individuo di sapersi adattare in maniera positiva alle avversità, resistendo all’impatto senza incrinarsi, mantenendo e potenziando le proprie capacità facendo leva sulle proprie risorse che, proprio nel momento di maggiore difficoltà, riescono ad emergere. La resilienza, quindi, è la capacità di superare le difficoltà e di uscirne rinforzati; quella stessa capacità che ci permette di superare gli ostacoli ordinari della vita che vanno da quelli che è possibile incontrare nell’adolescenza, nell’essere genitori, all’interno della vita di coppia o nel lavoro a quegli eventi straordinari che tutti vorremmo evitare come nel caso di una grave malattia o di un grave trauma di qualsiasi genere. Non si tratta, però, di ridurre questo fenomeno all’invulnerabilità, poiché quest’ultimo termine non implica quella morbidezza e flessibilità, di cui invece si serve il concetto di resilienza

Questo “nuovo” concetto, si fa strada grazie al fatto che oggi, la psicologia, cambiando di prospettiva, si discosta dall’uso di un modello medico, il quale si incentra sulla cura delle diverse patologie lavorando affinché i pazienti possano guarire o convivere consapevolmente con i sintomi prodotti dai traumi; piuttosto si basa sullo studio delle parti sane dell’individuo, sulle risorse e sull’elaborazione di metodologie per svilupparle. Si è assistito quindi ad un passaggio dalla cura della malattia alla promozione della salute.Ancora oggi, ad ogni modo, vi è la presenza di un acceso dibattito per definire il concetto della resilienza e a questo proposito la domanda che molti ricercatori si pongono è la medesima: “resilienza, mito o realtà?”. Mito sicuramente se la si utilizza per sovrastimare le risorse psicofisiche e le competenze delle persone, realtà se si considerano i dati attestati dalle traiettorie esistenziali di molte storie di vita, evolutesi positivamente nonostante i traumi subiti.

CECCHETTO C. (2008), Dimensione teorica ed operativa della resilienza, in BERTETTI B., Oltre il maltrattamento: la resilienza come capacità di superare il trauma, Franco Angeli, Milano, 7-13.

CYRULNIK B.- MALAGUTI E. (2005), Costruire la resilienza. La riorganizzazione positiva della vita e la creazione di legami significativi, Erickson, Gardolo.

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