OBESITA’, EPIDEMIA DEL TERZO MILLENNIO, INTERPRETAZIONE DELLA PSICOGENESIdi Mariantonietta Fabbricatorecrescita ben riuscito è la fiducia del bambino nel fatto che la madre sia disponibile, che lo ami così com’è, che rispetti i suoi bisogni. Durante la sua crescita il bambino inizia a formarsi il concetto di realtà, impara gradualmente a sopportare i fallimenti e a programmare i desideri istintivi. Si passa così dalla fase di adattamento all’ambiente circostante a quella dell’adattamento dell’ambiente ai propri bisogni e desideri e si forma il concetto di ambiente legato allo sviluppo motorio, il bambino impara a compiere azioni finalizzate ad uno scopo attraverso tentativi ed errori, ragionamenti logici ed imitazione di comportamenti altrui. Questo processo di apprendimento gli consente di capire la differenza tra il suo comportamento, e le reazioni materne e, con lo sviluppo della sua personalità, inizia a riconoscere che la madre emette comportamenti contrastanti pur restando sempre la stessa. Tuttavia la sintesi tra madre buona e madre cattiva può avvenire solo se la madre permette al bambino di manifestare l’aggressività nei confronti della madre cattiva. In questo modo il bambino apprende che può esternare le proprie reazioni pur continuando ad essere amato. L’aggressività del piccolo non è diretta contro la persona della madre ma contro il fatto che lei non abbia soddisfatto un suo desiderio opponendosi al suo impulso di conquista. Se la madre interpreta le attività del bambino rivolte contro la propria persona la sua immagine di “buona madre con un figlio obbediente” viene messa in discussione. La reazione allora di fronte al figlio cattivo sarà quella di suscitare in lui sensi di colpa minacciandolo di non volergli più bene pertanto il bambino, per non perdere la madre modificherà il proprio comportamento reprimendo una parte della propria percezione. Tracce di queste modalità di comportamento sono state osservate in molte donne con disordini alimentari infatti queste provano dei sensi di colpa quando si comportano in modo egoistico. Spesso non osano modificare la propria vita per renderla più soddisfacente, si tirano indietro perché percepiscono che decisioni in questo senso le allontana dalla madre, dalle sue regole e abitudini; sono scelte che portano verso l’indipendenza vera, ma conducono fuori dalla simbiosi e tutto questo non riesce loro facile.Anche gli attacchi di fame sono funzionali a mantenere questa illusione dell’antica simbiosi, il cibo è l’oggetto che si identifica con la madre affidabile, sempre disponibile che non pianta mai in asso.Il primo incontro dei genitori con l’ individualità del figlio passa attraverso l’alimentazione che, oltre a costituire per il bambino una modalità relazionale che lo apre alla conoscenza del mondo, è anche la prima rappresentazione di uno spazio decisionale tipicamente individuale (23). Infatti, è stato già detto che se i genitori non accettano le scelte alimentari del figlio questa prima forzatura della personalità del bambino successivamente si esprimerà con il disconoscimento delle sue scelte di vita (21). Inoltre l’eccessiva importanza assegnata dai genitori a regole rigide sulle quantità e la qualità del cibo, sugli intervalli tra i pasti, la paura della superalimentazione o della sottoalimentazione creano disagio in questi bambini che si manifesterà successivamente nei vari quadri della patologia alimentare.Le interpretazioni basate sulla teoria freudiana degli stadi oggi non possono essere utilizzate in quanto sono risultate in contrasto con i progressi della biologia e delle scienze umane, e con l’evoluzione di pensiero avvenuta nel contesto dello stesso movimento psicoanalitico. Il modello psicopatologico dell’obesità proposto dalla Bruch, anche se molto affascinante, è stato in seguito criticato e le sue osservazioni non hanno trovato univoche conferme sperimentali. Tuttavia i suoi studi hanno posto in rilievo la difficoltà, nelle persone con disordini alimentari, a riconoscere adeguatamente le proprie sensazioni corporee, ed in particolare quella della fame e della sazietà, ed includere nel termine “fame” bisogni, sensazioni o stati emotivi diversi tra loro, fenomeni frequentemente riscontrabili in molti soggetti obesi.Anche agli altri modelli interpretativi dell’approccio psicodinamico non hanno fatto seguito conferme sperimentali, nè hanno fornito schemi di intervento terapeutico che si siano dimostrati specificamente efficaci se applicati a soggetti obesi nel determinare una di perdita di peso, o una modifica dello stile alimentare con il successivo miglioramento della qualità della vita.2.2 La prospettiva relazionale-sistemica. La prospettiva relazionale sistemica studia l’individuo inserito nel suo contesto, pertanto l’indagine non è orientata solo sull’individuo ma si osserva l’individuo nel suo ambiente fisico, biologico e sociale. Pertanto la prospettiva sistemica interpreta l’obesità come una condizione connessa con i modelli relazionali in cui l’individuo è immerso nella vita di tutti i giorni (27). La differenza con gli altri approcci psicoterapeutici consiste nel fatto che questi focalizzano l’attenzione sulla ricerca delle componenti elementari che giustificano l’obesità, mentre il modello sistemico dirige la sua attenzione sul ruolo che l’obesità riveste all’interno delle relazioni, vale a dire che viene ricercata l’influenza della interazione sociale sull’alimentazione (28). Il modello sistemico dà grande rilievo alla famiglia che costituisce l’ oggetto di studio e di intervento: l’obesità quindi viene affrontata tenendo conto del significato che essa assume oltre che per l’individuo anche per gli altri membri della famiglia (29). Alcuni Autori hanno avanzato l’ipotesi che l’obesità e l’iperfagia sarebbero la conseguenza di relazioni complesse e spesso alterate all’interno della famiglia per cui il cibo è usato non solo per soddisfare il bisogno fisiologico ma diventa un mezzo per esprimere affetto o per creare alleanze (29, 30). L’obesità all’interno della famiglia rappresenta una perturbazione che agisce su tutti i familiari, che, a loro volta, rispondono con azioni e comportamenti che si ripercuotono sull’obeso. Una recente evoluzione del pensiero e della
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