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SEGNALI DI FUMO

di Barbara Rossi, Gianni Lanari e Anna Placentino

 

Il 31 maggio di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale senza Tabacco, un'occasione per occuparsi di un problema per certi versi non ancora considerato col giusto peso. Si stima che in Italia, stando alla rilevazione del 2000, ci siano circa 18 milioni di fumatori, contro i 16 milioni del 1983, con una incidenza doppia negli uomini rispetto alle donne. L'eta' media oscilla tra i 20 e i 39 anni, e mediamente il 65% dei fumatori italiani fumano 15-20 sigarette al giorno. Ogni anno si stima che il fumo causi circa 90.000 decessi, e inoltre che provochi invalidita' per enfisema, malattie cardiocircolatorie, oppure lesioni all'apparato riproduttivo.Molte persone si rendono conto del problema e vorrebbero smettere, ma non e' per niente semplice farlo! Non basta sapere che fa male per sentire che davvero il fumo puo' danneggiare se stessi!Come sottolinea la SITAB, la prima Societa' scientifica Italiana di Tabaccologia, circa il 30% dei fumatori vorrebbe smettere ma solo il 20% riesce a farlo senza aiuto; del restante 80% solo la meta' dichiara di essere disponibile ad accettare un programma d'aiuto.Ma per parlare di promozione della salute e qualita' della vita occorre fare i conti con alcuni punti focali che alimentano il problema-fumo.Non si vuole certo colpevolizzare chi fuma, ma piuttosto vorremmo porre alcune idee su cui riflettere anche per chi non fuma, perche' non basta non fumare per poter dire di aver risolto certi aspetti.Innanzitutto il ruolo dei mass media, che legano l'immagine della sigaretta ai divi dello spettacolo, all'"uomo che non deve chiedere mai", quindi all'idea di un mondo dove si realizzano sogni e desideri con una certa facilita'. In questo senso la sigaretta sarebbe quasi un "porta fortuna", che per fortuna sta cedendo il passo ad altre mode. In secondo luogo la sigaretta ha un significato di emancipazione, di trasgressione, di valore giovane, contro il mondo dell'infanzia, verso il mondo degli adulti. Sono note al riguardo le "gite in bagno per farsi un tiro", cosi' come tutte quelle situazioni di complicita' dove il fumo coalizza in modo divertente. A questo si lega la dimensione antropologica di rito di passaggio, di transizione verso il mondo degli adulti, dove il fatto che gli adulti fumino diventa un fattore di rischio anche per i giovani, che si sentono sollecitati ad imitare il "buon esempio" e quindi a cominciare.La frequenza di un gruppo di amici che fumano e' un altro elemento di rischio proprio per il ruolo rivestito dai coetanei durante l'adolescenza, un'eta' critica per l'inizio del consumo di tabacco.Da un punto di vista del pensiero, spesso chi inizia a fumare sottovaluta i rischi del fumo, pensando ad esempio "che tanto tutti devono morire", oppure citando a se stesso innumerevoli esempi di persone ammalate di tumore pur essendo non fumatori. E' evidente pero' la distanza che c'e tra il correre concretamente un rischio "avvelenandosi" e il naturale evolvere degli eventi della vita, curandosi della propria salute. Solitamente i fumatori si arrabbiano molto quando si sentono dire tutto questo, che gia' sanno, mentre i non fumatori restano senza parole di fronte a tanta caparbieta'. Le cause, le motivazioni, le emozioni e i desideri che sostengono il "vizio" o che lo contrastano vanno pero' sempre cercate nella storia individuale.Infine la dipendenza da nicotina si lega ad altre forme di dipendenza: la teledipendenza, la dipendenza da cibo, da alcol ecc. e non e' raro che la soluzione di una forma di dipendenza si trasformi in un'altra. Esempio ne sono tutte le persone che smettendo di fumare sono ingrassate al punto da ricominciare a fumare.Per questi motivi se aiuto serve, deve tener conto di queste problematiche, perche' comunque anche dal fumo si puo' "guarire"! Attualmente vengono promosse diverse forme d'aiuto, in genere tutte basate sulla forza del gruppo, sul confronto reciproco delle esperienze, sull'apprendimento di opportune strategie per allontanare la sigaretta, ma soprattutto per attivare nuove risorse e stili alternativi di vita. Nella nostra esperienza, su 60 persone suddivise in gruppi di 10, abbiamo ottenuto una percentuale di successo (cioe' l'aver completamente smesso) intorno al 70-80%, mentre il restante 20-30% segnala di non aver cessato l'uso, ma di aver trovato un equilibrio migliore riducendo drasticamente il consumo. Sono risultati che confermano le medie nazionali.Si direbbe quindi non tanto un modo per colpevolizzare chi fuma, ma piuttosto un invito a trovare un modo diverso di viversi e di comunicare con l'altro, in modo pieno, senza sfumature, potendosi gustare in toto i sapori e i colori che abbiamo a disposizione, un equilibrio che e' possibile raggiungere, da soli o con l'aiuto di chi altri.

 

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