LA
COMUNITA' PSICOTERAPEUTICA RESIDENZIALE E IL SUO CAMPO MENTALE
di LUIGI D’ELIA
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L’ANALISI DELLE ASPETTATIVE
Vanno chiariti, inoltre, prima ancora dell’ingresso del paziente in
CT, i termini e i motivi della partecipazione della famiglia alle
attività della CT. È fondamentale infatti con ogni famiglia il lavoro
“contrattuale” precedente all’ingresso, durante cioè la fase di
conoscenza (dia-gnosi) e di preparazione del futuro ospite e della sua
famiglia. Tale lavoro può svolgersi con una serie di incontri
preliminari nei quali sia possibile svolgere una serena ma puntuale
analisi delle aspettative riguardante tutti gli attori in gioco.
Infatti, già da tali aspettative si evincono una serie di informazioni
utili per lo svolgimento del progetto stesso. Spesso queste aspettative
sono, in un certo senso, “alterate” dalla condizione patologica di
cui è portatore il paziente, e risultano, da parte dei diversi
soggetti, a volte irrealistiche e sopravvalutanti, a volte insufficienti
e svalutative, a volte inesistenti, altre volte ancora malriposte e
inadeguate, il più delle volte tutto ciò insieme e contemporaneamente.
Una delle possibile chiavi di lettura eziologica del disturbo del
paziente è il vertice di osservazione delle aspettative familiari: il
paziente sembra essere stato da sempre al centro di aspettative errate o
di “desideri impossibili” da parte del suo ambiente di crescita;
egli diventa dunque portatore di una domanda esistenziale che non gli
appartiene e portavoce del “desiderio inadeguato” di qualcun altro.
Questa “storia” sembra perciò ripetersi con tutti coloro che di lui
si prenderanno cura. A conferma di ciò è infatti facile osservare,
riguardo le aspettative sui pazienti da parte di famiglie e curanti,
l’oscillazione - alcune volte anche per il medesimo paziente - tra
negazione del disagio, delle difficoltà e senso d’impotenza
paralizzante rispetto alle stesse difficoltà. L’operatore e l’équipe
si trovano così stretti nella “tenaglia” di aspettative di
guarigione e risoluzione definitiva delle problematiche ed aspettative
di segno opposto, di inutilità del proprio intervento. Svincolarsi da
questa stretta è operazione ardua e complessa e richiede una grande
dose di pazienza da parte dell’équipe di CT. A ciò si aggiungono le
ansie legate alle urgenze, spesso presenti nelle famiglie dei pazienti e
talora in alcuni colleghi collusivamente coinvolti, che producono delle
vere e proprie “accelerazioni temporali” nei vissuti dei curanti che
di fatto fanno perdere di vista alcuni bisogni fondamentali del paziente
e che peggiorano la lucidità dell’intervento. Per uscire da questa
empasse occorre in primo luogo e preliminarmente ristabilire i tempi
terapeutici idonei stabilendo una processualità e una sequenza di tappe
che allentino la tensione; successivamente occorre sciogliere la matassa
delle aspettative analizzandole insieme ai protagonisti della cura, a
cominciare ovviamente dalle proprie. Successivamente ancora vanno posti
alcuni obiettivi minimi auspicabili e soprattutto realizzabili. Occorre
inoltre, una volta posti tali obiettivi minimi, ulteriormente
temporalizzarli e definire alcune scadenze, prendendosi però tutto il
tempo necessario per svolgimento del lavoro. Occorre dire che in
generale, già dalle fasi iniziali di un rapporto terapeutico,
l’esplicitazione e la condivisione col paziente e la sua famiglia di
alcuni obiettivi, anche minimi o transitori, rappresenta un punto di
appoggio ineludibile per costruire con loro una primaria ed embrionale
forma di alleanza terapeutica. Il paziente e la sua famiglia però,
molto spesso, sembrano non avere alcuna idea, o hanno un’idea molto
confusa, della natura del problema che riguarda loro, questo
essenzialmente perché i problemi di natura “mentale” producono
spesso, come detto in precedenza, come effetto secondario la riduzione
dell’esame di realtà, a volte in forme estreme, per cui appare
difficile convergere con paziente e familiari su un terreno comune
riuscendo al contempo ad individuare insieme quali sono i veri “nemici
da combattere”. L’alleanza terapeutica non è dunque un’operazione
immediata e spontanea, ma passa probabilmente attraverso una fase
preliminare di “alleanza diagnostica”, indicando con questo termine
la paziente ricerca comune degli aspetti problematici principali, intesi
come aspetti-chiave della situazione del paziente e che egli stesso
tende a conservare e allo stesso tempo ad ignorare. Col passare del
tempo e della reciproca conoscenza, ci si augura che si sviluppi una
sufficiente fiducia da parte di paziente e famiglia che consenta
l’articolazione del progetto stesso attraverso obiettivi più
specifici.
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