tatuaggio e Personalità A
cura della Dott.ssa Laura Messina Le persone
tatuate affermano che il segno indelebile li riguarda personalmente e dice
qualcosa, sebbene in forma mascherata e simbolica, circa il loro Io. A tal
proposito Lombroso, alla fine del secolo scorso, analizzò 1400 detenuti
delle prigioni di Torino, di cui 156 risultarono tatuati. Tale studio lo
portò ad individuare la forte carica simbolica del tatuaggio; avendo, però,
condotto le proprie ricerche presso carceri ed ospedali, concluse che il
tatuaggio non era che la manifestazione esterna della debolezza psichica.
Essendo poi tale pratica diffusa tra i primitivi, ne trasse, piuttosto
gratuitamente [Salvioni, 1996], un parallelo tra i criminali ed i
primitivi stessi. Studi successivi hanno dimostrato l'inconsistenza di
tale relazione e si sono posti nell' ottica di una pratica positiva,
dotata di significati profondi [Colombo, 1997]. Senza
proporsi di individuare un vero e proprio profilo di personalità dei
soggetti che ricorrono al tatuaggio, si possono, comunque, rintracciare
alcuni aspetti ricorrenti. Da un primo punto di vista il tatuaggio
contribuisce a costruire un'immagine di sé positiva ed è, quindi,
richiesto soprattutto da soggetti incerti o che oscillano tra l'abbandono
di una vecchia identità e la ricerca di una nuova; quindi il tatuaggio li
aiuta a definire alcuni aspetti di un'identità ancora cercata. Il legame
tatuaggio-identità non è casuale, in quanto la pelle è, tra le varie
parti del corpo, quella che fornisce uno dei più significativi supporti
al senso di identità personale. L'attenzione posta dai soggetti al
proprio mondo interno, all'immagine di sé ed ai propri vissuti, denota un
forte bisogno che, in termini junghiani, può essere definito di
"individuazione" [ibidem]. Il rapporto
del tatuaggio con la costruzione dell'identità personale emerge
chiaramente anche in quei casi in cui si richiede l'eliminazione del
tatuaggio stesso. Uno studio condotto da Weibel et al. (1997) ha
evidenziato i risvolti psicologici di tale scelta. Le motivazioni sono
diverse: c'è chi vuole rimuovere il tatuaggio perché legato alle
esperienze giovanili, in genere adolescenziali, dalle quali si vuol
prendere le distanze, perché sono state significative, ma attualmente
sono irrilevanti; altri hanno sperimentato delusioni affettive e vogliono
togliere ogni indizio che permetta di recuperare un legame spezzato e
sofferto; in altri casi è proprio la percezione del corpo come segnato
che diventa insopportabile, non si tollera questo segno che non è più
integrato con il Sé, ma sentito come un elemento estraneo. Ecco allora
che il tatuaggio, scritto sulla pelle ma anche nella psiche, deve essere
rimosso dall'una per dare benessere all'altra. Togliere il tatuaggio vuol
dire "scorporare da" e il nuovo segno, la cicatrice, non è
vissuto come segno umiliante, ma può simbolizzare la rottura con una
parte di sé e il desiderio di progettare una nuova vita [ibidem]. Per altro
verso, è indubbio che chi ricorre al tatuaggio mostra forte interesse e
cura per il proprio corpo (nel campione intervistato i soggetti affermano
di dedicare ogni giorno almeno un'ora alla cura del corpo), un auto
compiacimento di tipo narcisistico. Le zone scelte per il disegno variano
ed assumono valenze diverse. In genere sono zone nascoste, ma che si
possono mostrare. In particolare, mentre non vengono scelte le parti del
viso, in quanto riconosciute luogo delle espressioni (occhi) o delle
funzioni mentali (testa, fronte, tempie), si opta per parti ampie o
periferiche: vita, torace, schiena, braccia, piedi. Altre
indicazioni sui tratti di personalità possono essere desunte considerando
i contenuti. Lombroso aveva effettuato una classificazione comprendente:
segni d'amore (iniziale, cuore, dardi), segni di guerra (cannoni, mortai,
vaporetti), segni delle professioni (ferro da stiro, martello) e segni
religiosi (croci, figure di Cristo e della Madonna). Le categorie
lombrosiane conservano la loro attualità limitatamente ai disegni amorosi
e religiosi, che mantengono il loro antico significato di commemorare e
proteggere e sono diffusi in entrambi i sessi. Nel panorama
attuale dei tatuaggi troviamo individui che mostrano preferenza per il
"tribal", un genere di tatuaggio caratterizzato da grandi
macchie nere, con il tratto spesso e le curve flessuose. Il "tribal"
è stato apprezzato dal mondo Punk, che l'ha utilizzato come segno per
esprimere la rappresentazione luttuosa del presente e del futuro. Questo
genere oggi si mescola con altri generi e sembra essere ricercato da chi
si pone nella categoria "moderata". Si tratta di soggetti molto
critici verso la realtà, che rifuggono dalla massificazione e cercano
forme alternative, ma che non si pongono mai ai margini o contro. Essi
hanno il bisogno di differenziarsi, recuperare la propria individualità e
il tatuaggio diventa un mezzo per marcare un'esistenza che rischia di
perdersi nell' anonimato. Un'altra
categoria è costituita da chi predilige eroi guerreschi, divinità
mitologiche, vichinghi. Molte di queste immagini sono state indossate
dagli skinhead ed oggi le troviamo fuori dai loro confini. Questi disegni,
che sembrano evocare i valori della forza e del coraggio, attraggono
individui alla ricerca di un'identità, non solo individuale, ma anche
etnica [ibidem]. Complementare
a questo atteggiamento è quello di chi sceglie temi connessi alla cultura
degli Indiani d'America, che nell'immaginario collettivo simboleggiano le
popolazioni oppresse e la negazione dell'autonomia. Chi opta per tali
decorazioni è un cultore della libertà, ama le diversità insite nelle
culture, si pone a difesa delle minoranze, sostiene i valori
dell'uguaglianza, ama incontrare persone di diversa religione, lingua e
tradizioni. Troviamo poi
chi richiede motivi di tipo religioso: croci, crocifissi, figure di
Cristo. Il fine è senz’altro ottenere protezione, ringraziare Dio,
mostrare la propria fede, segnare nella carne la vittoria sulla morte:
sembrano essere questi i motivi della preferenza per il tatuaggio
religioso. Ad esso ricorre sia chi ha fede e vuole accentuarne l'aspetto
personale (si imprime sul corpo ciò in cui crede) e sociale (vuole
mostrare agli altri la propria fede), sia chi non si professa religioso,
ma sente un forte bisogno di rassicurazione e protezione. Infine, si
possono rilevare differenze tra tatuaggi tipicamente maschili e femminili:
i primi hanno dimensioni grandi e raffigurano immagini quali la pantera
(si pensi alla pantera nera con occhi verdi dell'on. Ripa di Meana),
teschi, ragni e zombi, mentre i secondi sono piccoli e graziosi (rondine,
farfalla, rosa). La scelta di figure forti (si pensi ai teschi) renderebbe
ragione del desiderio di esprimere la propria virilità ed il proprio
potere rispetto a difficoltà o ad esperienze temute. Nelle donne, invece,
il tatuaggio veicola grazia, eleganza e manifesta la ricerca del bello, a
conferma del primato attribuito alla funzione estetica [ibidem]. Anche le
zone del corpo interessate sono diverse: le donne sembrano preferire il
tatuaggio in parti del corpo che possono scoprire o coprire a piacimento,
talvolta zone erogene o comunque che hanno un carattere intimo e privato.
Gli uomini, invece, prediligono parti del corpo ben visibili, più
esterne, ad esempio braccia e gambe. La scelta delle donne per parti
nascoste o facilmente copribili (ad esempio il polso o la caviglia), fa
pensare non solo ad esigenze di intimità e riservatezza, ma anche al
timore di mostrare il tatuaggio, che per le donne avrebbe ancora delle
valenze trasgressive.
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