Benvenuti! Telefonateci ai n. 0622796355 - 3473157728.  Siamo a ROMA in Piazza Sempronio Asellio 7 (metro A Giulio Agricola/Tuscolana/Don Bosco/Cinecittà)

                                                                                 

Il Significato Sociale del Tatuaggio

A cura della Dott.ssa Laura Messina

 

Il tatuaggio ha sovente una funzione espressiva nei confronti di alcune parti o aspetti del sé che si teme possano rimanere inosservati, e invece devono assolutamente esser messi in evidenza per garantire un debutto sociale appropriato, forte di un'immagine del Sé adeguata ai nuovi ideali e non parziale o, peggio, anacronistica [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000].

In questa funzione di comunicatori sociali immediati e non verbali i tatuaggi possono essere utilizzati in due direzioni: per sancire l'appartenenza, per sentirsi simili, accomunati, complici e partecipi di qualcosa di sovraindividuale, oppure per differenziarsi, alla ricerca di una propria ineguagliabile originalità (intesa anche come "verità", contro le apparenze imposte dai canoni del gusto socialmente accettati). Si tratta naturalmente di due facce della stessa medaglia, ma animate da rappresentazioni con valenze soggettive opposte [ibidem].

In particolare, è nella fascia d'età più giovane (18-20 anni) che sembrano agire l'imitazione, la coesione e il bisogno di segnare visibilmente la propria appartenenza. Tali dinamiche si possono riscontrare anche in gruppi consolidati e coesi: si pensi ai giocatori ed ai tifosi della Sampdoria, per i quali la pratica del tatuaggio è iniziata anni fa ed è passata dai tifosi ai giocatori (da Mancini, che scelse un pellerossa, a Vialli che, dato l'addio a Genova, si dipinse un'aquila sulla spalla) [Colombo, 1997].

Oggi capita spesso che piccoli gruppi si rechino insieme nei "tattoo studio" per farsi tatuare. Accanto a questo bisogno di condivisione vi è anche quello di individualità: si assiste così ad un fenomeno che è nel contempo di uguaglianza e differenziazione. Si può scegliere, ad esempio, lo stesso tipo di tatuaggio, ma parti diverse del corpo oppure soggetti uguali, ma forme e colori diversi. Talvolta il riferimento è il mondo musicale, ed allora vengono copiati i tatuaggi dei propri idoli. Sembra qui ritornare un tema caro all'adolescenza: quello dell'identità, ricercata attraverso molteplici fasi e vie [ibidem].

Riguardo al tatuaggio di gruppo, si nota che, laddove in genere il gruppo non è tatuato, i disegni scelti sono piccoli e semplici (una farfalla, un cuore) e riguardano zone ridotte del corpo (polsi, caviglia); laddove invece la maggioranza del gruppo è tatuata, i soggetti presentano più di un tatuaggio, i disegni scelti sono complessi e possono rivestire ampie zone del corpo (avambracci, dorso) [Colombo, 1997].

Dunque, se in passato il tatuaggio rimandava all'etnia e alla comunità, oggi è più un segnale il gruppo dei pari o il movimento giovanile di appartenenza.

A causa del suo essere diventato "di moda", in effetti, il tatuaggio ha perso molte delle caratteristiche iniziali e il suo significato si è andato allontanando da quello originario. Così, si sono stemperati tanto l'aspetto mistico, iniziatico, quanto quello più esplicitamente trasgressivo [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000].

La relazione tatuaggio-trasgressione non sembra caratterizzare i gruppi degli ultimi anni. L'unica opposizione che si rileva è nei confronti della famiglia, in quanto i genitori tendono a considerare negativamente il tatuaggio. Il ragazzo che si oppone all'adulto vive il tatuaggio come un momento concreto per affermare la propria autonomia, un modo per autodefinirsi [Colombo, 1997].

In effetti, il tatuaggio è oggi assolutamente "normalizzato" e ubiquitario: la sua specificità generazionale si manifesta nel superare tutte le distinzioni: di sesso, di gruppo, di orientamento politico, di pensiero [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000].

Chi ritiene di poterne circoscrivere l'uso a determinate "categorie" di persone sbaglia, assume una posizione pregiudiziale che non tiene conto del diverso utilizzo delle appartenenze e delle simbologie che contraddistingue la generazione attuale. Così come è in errore chi cerca di attribuire a queste condotte dei "significati" che esulino da quelli imprescindibilmente personali che ciascuno vi attribuisce. Sarà appunto il tocco personale a fame qualcosa di più vezzoso o di più rude, di più ribelle o di più conformista: non sono aspetti attribuibili al tatuaggio in sé e per sé [ibidem].

L’atteggiamento nei confronti del tatuaggio è espressione di una cultura sicuramente volubile e soggetta ai condizionamenti della moda e delle proposte commerciali, ma anche aperta, capace di accogliere in maniera non rigida le suggestioni e gli stimoli che riceve, spogliandoli delle componenti più ideologiche per assoggettarli a finalità evolutive. Così, ad esempio, nel caso del tatuaggio la conflittualità e la violenza espresse dalla loro esibizione, in particolare nel nostro contesto culturale, sono ricondotte prevalentemente alle origini della loro diffusione.

Sono soprattutto i non portatori di tatuaggi ad attribuire a questa pratica un significato più decisamente marcato in senso ideologico. Questa "logica", è condivisa solo da una piccola parte delle persone che portano tatuaggi; la maggior parte di essi ha fatta propria un’interpretazione più espressiva della trasgressività dei tatuaggi.

Nelle già citate interviste di Pietropolli Charmet e Marcazzan, in effetti, convivono l'una accanto all'altra due interpretazioni abbastanza diverse del valore "trasgressivo" dei tatuaggi: alcuni adolescenti vedono in essi qualcosa di abbastanza radicalmente contro, un segno di ribellione, un modo di sancire l'appartenenza ad un sottogruppo che si distingue da una "normalità" connotata in senso negativo: l'atto di esibire un tatuaggio rappresenterebbe quindi, soprattutto secondo coloro che non condividono questa pratica, un gesto deliberatamente violento, appositamente finalizzato ad urtare la sensibilità dei benpensanti, giovani e adulti [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000].

Tuttavia, un atteggiamento così espressamente conflittuale, in particolare nella dimensione privata del rapporto con i genitori, è abbastanza poco diffuso; per lo più, l'antagonismo nei confronti degli adulti si esprime in una forma di trasgressione molto più diluita, in cui la dimensione dell'appartenenza al gruppo dei coetanei è decisamente privilegiata. D'altronde, come già detto, è evidente come nell'utilizzo dei tatuaggi da parte degli adolescenti rivestano un ruolo fondamentale i valori dell'autonomia e della separazione rispetto agli adulti [ibidem].

In questo caso i canoni del bello e del piacevole sono ampliati, estesi ad una diversa sensibilità, non violati a bella posta. Si confrontano e si mischiano una visione più aggressiva e violenta ed una più espressiva; tuttavia, sembrerebbe essere la seconda ad incarnare l'aspetto più specificamente generazionale della diffusione di questa pratica. I ragazzi e le ragazze che ci hanno parlato delle sensazioni provocategli dai tatuaggi tornano insistentemente sulla ricerca di una sensibilità nuova e diversa, e sugli aspetti di gratificazione legati al senso di appropriazione, di impreziosimento ed abbellimento del corpo [ibidem].

      

CENTRO ITALIANO SVILUPPO PSICOLOGIA

www.attacchidipanico.it  www.psicoterapie.org  www.tossicodipendenze.net
 www.disturbisessuali.it  www.ossessioniecompulsioni.it  www.terapiadicoppia.it  www.prevenzione-psicologica.it www.psicosi.net  www.fobia.it  www.depressioni.it  www.ansie.it  www.infanziaeadolescenza.info  www.terapiedigruppo.info   www.lavorodigruppo.eu www.disturbialimentari.com www.psic.tv  www.cisp.info www.stresslavorocorrelato.info  

 

>>> ritorna alla homepage <<<

 

 

Copyright © CENTRO ITALIANO SVILUPPO PSICOLOGIA cod. fisc. 96241380581

Note legali - Si prega di leggerle accuratamente prima di utilizzare il sito