Il Significato Sociale del
Tatuaggio A
cura della Dott.ssa Laura Messina Il tatuaggio ha sovente una
funzione espressiva nei confronti di alcune parti o aspetti del sé che si
teme possano rimanere inosservati, e invece devono assolutamente esser
messi in evidenza per garantire un debutto sociale appropriato, forte di
un'immagine del Sé adeguata ai nuovi ideali e non parziale o, peggio,
anacronistica [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000]. In questa funzione di
comunicatori sociali immediati e non verbali i tatuaggi possono essere
utilizzati in due direzioni: per sancire l'appartenenza, per sentirsi
simili, accomunati, complici e partecipi di qualcosa di sovraindividuale,
oppure per differenziarsi, alla ricerca di una propria ineguagliabile
originalità (intesa anche come "verità", contro le apparenze
imposte dai canoni del gusto socialmente accettati). Si tratta
naturalmente di due facce della stessa medaglia, ma animate da
rappresentazioni con valenze soggettive opposte [ibidem]. In particolare, è nella
fascia d'età più giovane (18-20 anni) che sembrano agire l'imitazione,
la coesione e il bisogno di segnare visibilmente la propria appartenenza.
Tali dinamiche si possono riscontrare anche in gruppi consolidati e coesi:
si pensi ai giocatori ed ai tifosi della Sampdoria, per i quali la pratica
del tatuaggio è iniziata anni fa ed è passata dai tifosi ai giocatori
(da Mancini, che scelse un pellerossa, a Vialli che, dato l'addio a
Genova, si dipinse un'aquila sulla spalla) [Colombo, 1997]. Oggi capita spesso che
piccoli gruppi si rechino insieme nei "tattoo studio" per farsi
tatuare. Accanto a questo bisogno di condivisione vi è anche quello di
individualità: si assiste così ad un fenomeno che è nel contempo di
uguaglianza e differenziazione. Si può scegliere, ad esempio, lo stesso
tipo di tatuaggio, ma parti diverse del corpo oppure soggetti uguali, ma
forme e colori diversi. Talvolta il riferimento è il mondo musicale, ed
allora vengono copiati i tatuaggi dei propri idoli. Sembra qui ritornare
un tema caro all'adolescenza: quello dell'identità, ricercata attraverso
molteplici fasi e vie [ibidem]. Riguardo al tatuaggio di
gruppo, si nota che, laddove in genere il gruppo non è tatuato, i disegni
scelti sono piccoli e semplici (una farfalla, un cuore) e riguardano zone
ridotte del corpo (polsi, caviglia); laddove invece la maggioranza del
gruppo è tatuata, i soggetti presentano più di un tatuaggio, i disegni
scelti sono complessi e possono rivestire ampie zone del corpo
(avambracci, dorso) [Colombo, 1997]. Dunque, se in passato il
tatuaggio rimandava all'etnia e alla comunità, oggi è più un segnale il
gruppo dei pari o il movimento giovanile di appartenenza. A causa del suo essere
diventato "di moda", in effetti, il tatuaggio ha perso molte
delle caratteristiche iniziali e il suo significato si è andato
allontanando da quello originario. Così, si sono stemperati tanto
l'aspetto mistico, iniziatico, quanto quello più esplicitamente
trasgressivo [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000]. La relazione
tatuaggio-trasgressione non sembra caratterizzare i gruppi degli ultimi
anni. L'unica opposizione che si rileva è nei confronti della famiglia,
in quanto i genitori tendono a considerare negativamente il tatuaggio. Il
ragazzo che si oppone all'adulto vive il tatuaggio come un momento
concreto per affermare la propria autonomia, un modo per autodefinirsi
[Colombo, 1997]. In effetti, il tatuaggio è
oggi assolutamente "normalizzato" e ubiquitario: la sua
specificità generazionale si manifesta nel superare tutte le distinzioni:
di sesso, di gruppo, di orientamento politico, di pensiero [Pietropolli
Charmet & Marcazzan, 2000]. Chi ritiene di poterne
circoscrivere l'uso a determinate "categorie" di persone
sbaglia, assume una posizione pregiudiziale che non tiene conto del
diverso utilizzo delle appartenenze e delle simbologie che
contraddistingue la generazione attuale. Così come è in errore chi cerca
di attribuire a queste condotte dei "significati" che esulino da
quelli imprescindibilmente personali che ciascuno vi attribuisce. Sarà
appunto il tocco personale a fame qualcosa di più vezzoso o di più rude,
di più ribelle o di più conformista: non sono aspetti attribuibili al
tatuaggio in sé e per sé [ibidem]. L’atteggiamento nei
confronti del tatuaggio è espressione di una cultura sicuramente volubile
e soggetta ai condizionamenti della moda e delle proposte commerciali, ma
anche aperta, capace di accogliere in maniera non rigida le suggestioni e
gli stimoli che riceve, spogliandoli delle componenti più ideologiche per
assoggettarli a finalità evolutive. Così, ad esempio, nel caso del
tatuaggio la conflittualità e la violenza espresse dalla loro esibizione,
in particolare nel nostro contesto culturale, sono ricondotte
prevalentemente alle origini della loro diffusione. Sono soprattutto i non
portatori di tatuaggi ad attribuire a questa pratica un significato più
decisamente marcato in senso ideologico. Questa "logica", è
condivisa solo da una piccola parte delle persone che portano tatuaggi; la
maggior parte di essi ha fatta propria un’interpretazione più
espressiva della trasgressività dei tatuaggi. Nelle già citate interviste
di Pietropolli Charmet e Marcazzan, in effetti, convivono l'una accanto
all'altra due interpretazioni abbastanza diverse del valore
"trasgressivo" dei tatuaggi: alcuni adolescenti vedono in essi
qualcosa di abbastanza radicalmente contro, un segno di ribellione, un
modo di sancire l'appartenenza ad un sottogruppo che si distingue da una
"normalità" connotata in senso negativo: l'atto di esibire un
tatuaggio rappresenterebbe quindi, soprattutto secondo coloro che non
condividono questa pratica, un gesto deliberatamente violento,
appositamente finalizzato ad urtare la sensibilità dei benpensanti,
giovani e adulti [Pietropolli Charmet & Marcazzan, 2000]. Tuttavia, un atteggiamento
così espressamente conflittuale, in particolare nella dimensione privata
del rapporto con i genitori, è abbastanza poco diffuso; per lo più,
l'antagonismo nei confronti degli adulti si esprime in una forma di
trasgressione molto più diluita, in cui la dimensione dell'appartenenza
al gruppo dei coetanei è decisamente privilegiata. D'altronde, come già
detto, è evidente come nell'utilizzo dei tatuaggi da parte degli
adolescenti rivestano un ruolo fondamentale i valori dell'autonomia e
della separazione rispetto agli adulti [ibidem]. In questo caso i canoni del
bello e del piacevole sono ampliati, estesi ad una diversa sensibilità,
non violati a bella posta. Si confrontano e si mischiano una visione più
aggressiva e violenta ed una più espressiva; tuttavia, sembrerebbe essere
la seconda ad incarnare l'aspetto più specificamente generazionale della
diffusione di questa pratica. I ragazzi e le ragazze che ci hanno parlato
delle sensazioni provocategli dai tatuaggi tornano insistentemente sulla
ricerca di una sensibilità nuova e diversa, e sugli aspetti di
gratificazione legati al senso di appropriazione, di impreziosimento ed
abbellimento del corpo [ibidem].
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