MANGIO
PERCHE’ LO STRESS MI STRESSA!...
…Il
rapporto tra cibo ed eventi stressanti.
Articolo redatto dalla dott.ssa
Rossana Frisino Questo
gioco di parole mette in evidenza una macro categoria che oggigiorno
si sta sempre di più diffondendo tra le persone: lo stress. In questa
nostra vita sempre più frenetica, tra stanchezza, pressioni,
dispiaceri e liti con i colleghi sono molte le persone che cercano di
controllare tale stress con
l’effetto consolatorio del cibo. Tutto ciò che ci fa stare male o
ci delude, ogni sentimento di solitudine o vuoto è la giusta
motivazione per abbuffarsi e perdere il controllo. Il rischio è un
danno non solo al corpo ma anche a livello mentale e psicologico.
Perché si mangia? Alcune
persone affogano ansie e dispiaceri nel cibo, in preda al nervosismo
davanti al frigo o alla ricerca di quello che capita sotto mano, e
altre che in questi momenti non riescono a mandare giù neanche un
bicchier d’acqua. Sempre più studi svelano che 1 italiano su 3
mangia per stress e non per fame e ciò può degenerare in una vera e
propria dipendenza. Allora si mangia per una
sorta di autocura ai problemi di ogni giorno; si mangia per non
sentirsi soli, per colmare un vuoto; si mangia per far fronte ad
insicurezze, a rabbia, dolore; si mangia per insoddisfazione di se
stessi e della propria vita; si mangia anche perché “si è sempre a
dieta e si è stressati” (con la conseguenza della sindrome dello
yo-yo); si mangia per noia e anche perché è l’unica strategia che
si conosca contro ansie e difficoltà. Sono
tanti i motivi per cui si mangia e questo perché oggi non si
percepisce più il cibo come soddisfazione di un bisogno primario,
istintivo ma di bisogno
secondario. Questo ha fatto sì
che al cibo siano associati significati che vanno al di là del
valore puramente nutritivo. Esso infatti è un nutrimento calorico ma
anche un simbolo: il
nutrimento emotivo. Attraverso il cibo costruiamo relazioni,
stabiliamo la nostra identità, definiamo le nostre regole di adesione
a principi etici e religiosi. E quando il cibo viene utilizzato come
un nemico piuttosto che come alleato il rischio è quello di incorrere
in una vera e propria dipendenza. I rischi per il corpo: i
disturbi del comportamento alimentare (DCA), sovrappeso e obesità. Generalmente
la prima conseguenza è quella più evidente: l’eccessivo aumento
del peso corporeo fino alla vera e propria obesità.
Ciò che viene compromesso, al di là dell’aspetto estetico, è la salute
in generale, in quanto le persone obese presentano una maggiore
probabilità di ammalarsi di una serie di malattie (diabete di tipo 2,
ipertensione arteriosa, aterosclerosi, tumori, osteoartrosi, problemi
respiratori, cardiovascolari, cerebrovascolari, ecc.) con una
conseguente riduzione dell’aspettativa e della qualità di vita. I rischi per la mente: il
senso di colpa e il fallimento. L’aumento
di peso corporeo non va sottovalutato perché se guardandosi allo
specchio non ci si riconosce e non ci si piace più, ci si sente a
disagio, diversi dagli altri ma anche colpevoli e incapaci di non
essere in grado di mantenere il controllo o dimagrire. Il senso di colpa spesso porta al fallimento,
in quanto ancora oggi da parte della società permane il concetto
insidioso che la responsabilità dell’obesità sia esclusivamente a
carico del singolo individuo, con la conseguenza di incolpare la
vittima. Inoltre,
l’aumento di peso spinge ulteriormente a consolarsi col cibo,
andando a creare un circolo vizioso: si mangia per far fronte allo
stress, ci si sente in colpa, quindi ci si mette a dieta per un po’,
o peggio, si digiuna o si cercano rimedi momentanei (come il vomito).
Si altera così il rapporto con l’alimentazione e il rischio
maggiore è quello della comparsa di veri e propri disturbi alimentari
come bulimia e anoressia. L’utilizzo di diete in modo smisurato,
infine, non fa altro che rallentare il metabolismo e, tramite la sindrome
dello yo-yo, aumentare il peso corporeo. Che tipo di intervento
utilizzare? Nella
patogenesi e nel trattamento di queste patologie è indispensabile lo
studio dei comportamenti alimentari e l’attenzione alle interazioni circolari tra fattori
biologici e psicologici, individuali e ambientali. Assume grande
importanza il ruolo della famiglia
(aumento della disponibilità di cibo, diminuzione dell’attività
fisica, status socio-economico, peso corporeo dei genitori, disturbi
psicopatologici, abitudini familiari scorrette in materia di
alimentazione, disfunzioni psicologiche del sistema familiare), lo stigma
sociale (spesso gli obesi sono derisi e disapprovati dalla società),
eventi traumatici (morti,
separazioni, malattie, abusi, ecc.). Non
dobbiamo poi dimenticare l’associazione del cibo con gli stati
emotivi o come risposta allo stress: ognuno di noi dà al cibo un significato
simbolico personale e assume comportamenti alimentari vari e
diversificati. Per
quanto riguarda sovrappeso e
obesità, essi sono fenomeni troppo complessi per essere
affrontati con una semplice dieta. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno
MULTIFATTORIALE, influenzato da fattori genetici, ambientali ed
individuali. E’ preferibile, perciò, un intervento
integrato e multidimensionale che miri al raggiungimento e al
mantenimento del “peso ragionevole”, ossia quel peso realmente
raggiungibile che protegga la persona dai rischi legati all’eccesso
di peso. E’ per questo che è preferibile inserire in equipe lo psicologo
del comportamento alimentare, una
figura professionale specializzata nei disturbi dell'alimentazione e
nei meccanismi psicologici, ambientali e relazionali che influenzano
il modo di alimentarsi delle persone. Solo
grazie ad un’equipe competente e professionale si possono
individuare i comportamenti alimentari disfunzionali ed intervenire su
di essi. Bibliografia. Bosello
O., Cuzzolaro M. (2006). Sovrappeso e obesità. Il Mulino, Bologna. Bruch
H. (1973). Eating disorders:
Obesity, anorexia nervosa and the person within. Basic
Books, New York. Calabrese
G. (2009). L’inganno delle
diete. Piemme. Cuzzolaro
M. (2000). Disturbi del
comportamento alimentare e disturbi dismorfofobici. In: C.
Cazzullo, M. Clerici (a cura di), Trattamento
integrato dei disturbi alimentari. Un approccio multidisciplinare.
Masson, Milano. Cuzzolaro
M, Piccolo F., Speranza A. M. (2009). Anoressia,
bulimia, obesità. Disturbi dell’alimentazione e del peso corporeo
da 0 a 14 anni. Carocci Faber, Roma. Vinciguerra
P., Calabrese G. (2012). Stress
& dieta, consigli e rimedi per vivere al meglio. Kowalski. www.studiopsicologiafrisino.it
>>> ritorna alla homepage <<<
Copyright
© CENTRO ITALIANO
SVILUPPO PSICOLOGIA cod. fisc. 96241380581
|