Il
Corpo in gabbia
Dott.ssa Barbara Venturini
L'esperienza di una psicoterapia di gruppo psicocorporea in carcere
Il carcere è divenuto uno dei luoghi di passaggio, più o meno lungo, di
molte persone con problemi di tossicodipendenza.
Al di là della specificità dei reati commessi tale realtà è
caratterizzata da una serie di elementi vicini alle problematiche legate
alla tossicodipendenza: la colpa, la punizione, il controllo sono tutti
fattori che possiamo ritrovare nell'istituzione carceraria e nelle
dipendenze.
Confrontarsi con l'esperienza della carcerazione porta inevitabilmente
alla caduta di alcune dimensioni onnipotenti di invulnerabilità,e mette
di fronte la persona al fallimento rispetto al controllo sulla realtà.
Come Psicologa dell'Equipe carcere del Dipartimento delle Dipendenze
Patologiche di Pesaro ho condotto un gruppo di terapia all'interno della
Casa Circondariale da marzo a dicembre 2011. E' doveroso precisare che la
struttura carceraria è stata progettata per ospitare la metà delle
persone presenti: le celle, pensate come singole, sono state attrezzate
con letti a castello, raddoppiando così la ricettività, i limiti
strutturali, la mancanza di ulteriori spazi e la carenza di organico del
personale di Polizia Penitenziaria non consentono di attuare interventi
adeguati e schiacciano gran parte delle attività trattamentali.
Il gruppo di terapia è stato proposto all'interno delle attività
ri-educative, la partecipazione è stata
su base volontaria, partendo da una richiesta scritta
iniziale e da un colloquio individuale con lo scopo di valutare
l'idoneità dei richiedenti.
Si è formato un gruppo di 12 pazienti tossicodipendenti
di sesso maschile dell'età media di 32 anni, con sedute
settimanali di 2 ore per 10 mesi.
La scelta della dimensione gruppale nel trattamento rappresenta la
possibilità per i pazienti di esprimersi entrando in relazione, favorisce
un processo di cambiamento verso l'acquisizione di una maggiore fiducia di
sè e dell'altro attraverso la costruzione di confini più efficaci che
permettano di vivere l'ambiente come luogo possibile; la metodologia ad
orientamento psicocorporeo favorisce il ri-trovamento di uno spazio di
espressione dei vissuti che in carcere si viene quasi totalmente a
perdere, impoverendo drasticamente anche il sentire.
L'idea di co-costruire i temi e condividere le modalità di trattamento è
nata dalla volontà di iniziare il percorso con il totale rispetto della
persona:in un ambiente dove spesso la dignità cessa di
essere considerata come un diritto diviene fondamentale porla come
una condizio si ne qua non.
La personalità nelle dipendenze
La tossicodipendenza è stata spesso affrontata "come se" fosse
qualcosa d'altro, si possono citare tra gli altri: Rosenfeld per il
quale la personalita' del
tossicodipendente e' sovrapponibile a quella di chi è affetto da sindrome
maniaco-depressiva; Meltzer che definisce come tossicomania "un tipo
di organizzazione narcisistica delle strutture infantili che indebolisce e
puo' eliminare la parte adulta della personalita' dal controllo del
comportamento"; Bowlby, che
elaborando la teoria generale dell'attaccamento, descrive la condizione di
"iperdipendenza", che viene successivamente da lui
definita meglio come "attaccamento ansioso" o
"immaturo"; Kohut che inquadra
la tossicomania nell'ambito dei disturbi narcisistici, per cui la droga e'
"una sostituzione di una funzione che l'apparato psichico non puo'
svolgere, non un sostituto di un oggetto d'amore o da cui essere
amati".
Bergeret sostiene che non esiste una struttura di personalita' specifica
del tossicomane e che non c'e' una struttura psichica profonda che
caratterizza i comportamenti di dipendenza, mentre qualunque tipo
d'organizzazione mentale puo' dare loro origine e individua quindi
tossicomani a struttura nevrotica, tossicomani con modalita' di
funzionamento mentale di tipo psicotico, tossicomani con un'organizzazione
depressiva della personalita'.
Olievenstein, allievo di Lacan, individua uno specifico meccanismo
psicologico per descrivere la genesi della dipendenza :la teoria della
"fase dello specchio infranto", per la quale il rituale
tossicomanico trae origine dall'esperienza di una simultaneita' del
riconoscimento del Se' e della sua frattura ed e' basato sulla ricerca ad
ogni costo di provare di nuovo, tramite il farmaco, quella prima
esperienza d'incontro riuscito con l'immagine del Se' solo intravista.
La Psicologia Individuale, invece, ha
cercato di descrivere lo stile di vita tossicomanico, analizzando sia la
psicogenesi sia la finalita' delle scelte dell'individuo.
"Secondo Adler, la ricerca del piacere e' all'origine del
comportamento che porta alla dipendenza" (Anglesio A, Fulcheri G,
Sanfilippo B, 2000).
Adler ritiene che i meccanismi che stanno alla base della dipendenza siano
gli stessi delle nevrosi, delle difficolta' educative e delle
perversioni.Infatti egli pone sullo stesso piano i soggetti che abusano di
sostanze, i nevrotici e i criminali e considera la tossicodipendenza come
un sintomo nevrotico causato da un mancato adattamento alla vita, che si
manifesta, fin dall'infanzia, con comportamenti quali scoraggiamento,
vigliaccheria, inadeguatezza, tutti dovuti a uno scarso sviluppo di
sentimento sociale.Tutto cio' puo' portare l'individuo ad isolarsi per
superare il sentimento di inferiorita', usando una sostanza per non dover
affrontare i problemi che la realta' gli impone.Infatti, uno dei fini
dell'uso di sostanze e' quello di evitare di prendere decisioni, di non
dare risposte alle domande che la vita impone.
In realtà la tossicodipendenza non puo' essere considerata come un fatto
del tutto intrapsichico; ma neppure solo un effetto farmacologico di
sostanze particolari o il risultato di una determinato ambiente
socioculturale.
Tra i modelli più attuali
nell'approccio alle dipendenze vi è
senza dubbio quello di tipo bio-psico-sociale: sul piano biologico,
l'aumento di dopamina e il coinvolgimento dei circuiti ipotalamo-frontali
fissa l'esperienza degli effetti delle sostanze
trasformandoli in abitudine e in motivazione alla ripetizione; sul
piano psicologico, gli effetti delle sostanze, riescono a sostituirsi ad
oggetti piu' simbolici e mentalizzati; sul piano cognitivo ed emotivo, il
ciclo desiderio/rifiuto (o vuoto e urgenza/sazieta' e nausea) svuota di
senso ogni altra esperienza di vita.Questi aspetti, che costituiscono la
psicofisiopatologia della tossicodipendenza, sono a loro volta modulati
dalla capacita' di risposta dell'individuo alle sostanze (determinata
geneticamente, oltre che psicologicamente) e dall'ambiente
sociale.Potremmo dire, su questa base, che la tossicodipendenza scaturisce
dalla "reazione" tra una sostanza e un "recipiente
attivo", dalla relazione che si stabilisce tra soggetto e oggetto e
l'ambiente di vita.
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