RESOCONTO
SUL LABORATORIO PRATICO-ESPERIENZIALE: OBIETTIVI, MOTIVAZIONE,
AUTOEFFICACIA, RISORSE
Chiara PARDINI (Mental Coach, Counsellor) Matteo
SIMONE (Psicologo, Psicoterapeuta)
Dopo
le dovute ed opportune presentazioni dei conduttori, della loro formazione
e del relativo approccio, dell’illustrazione dello svolgimento delle due
giornate e della conoscenza dei partecipanti, si è passati a proporre
l’esercizio del posto sicuro quale ancora di sicurezza che comporta la
visualizzazione di un luogo dove si è sperimentato pace, serenità,
benessere, competenza; se non lo si è sperimentato, si invita ad
immaginare dove ci si potrebbe sentire in tale modo. Esso può diventare
anche un modo efficace per mantenere la calma prima della gara.
Si
è passati al Goal setting, alla definizione di che cos’è un obiettivo,
cosa lo distingue dal sogno, le caratteristiche che esso deve avere per
essere ben formulato. Visibile (immaginabile), possibile, sfidante, di mia
responsabilità, raggiungibile in un tempo prefissato (con scadenza),
identificabile in un risultato e anzichè un processo.
Si
è chiesto di immaginarsi poi avanti nel tempo con l’obiettivo
raggiunto: Come te lo immagini? Come ti vedi avendo già raggiunto
l’obiettivo? Dove? Con chi? Come ti senti? Come è stato raggiungere
l’obiettivo? Cosa hai fatto? Chi ti ha aiutato? Quali sono state le tue
risorse? Come hai iniziato? Da dove sei partito? Quali difficoltà hai
incontrato? Come le hai superate?
“Se
desiderate compiere qualcosa nella realtà, innanzitutto visualizzate voi
stessi mentre riuscite a compierla.” (1)
Un
lavoro di coaching sulle submodalità e l’identificazione in un momento
di “massima performance” ha dato la possibilità di accedere alle
risorse interne, ancorarle e renderle accessibili alla persona in
qualsiasi momento.
Sì
è integrato con lavoro di Gestalt con la tecnica della “sedia vuota”:
“tu sei avanti nel tempo e hai raggiunto l’obiettivo, visualizza
l’altro te stessa/o davanti a te con obiettivo ancora da raggiungere,
digli come hai fatto tu a raggiungerlo e come può fare lui a farlo”;
“cambia sedia e diventa te con obiettivo da raggiungere, hai sentito
cosa ti ha detto te stessa avanti nel tempo? Sei disposta ad impegnarti?
Quanto credi in te stessa?”.
Il
corso è proseguito poi con un lavoro sulla motivazione, la differenza tra
decidere e scegliere, il focus e l’attenzione su ciò che si vuole
ottenere.
Si
è accennato poi al ciclo del contatto in psicoterapia della gestalt ed
agli stadi del cambiamento teorizzati con il modello transteoretico Di
Clemente e Prochaska (2): prima fase chiamata precontemplativa: - i
soggetti non sono consapevoli e quindi non esprimono alcuna intenzione di
cambiare nell’immediato futuro; - le persone che dichiarano di aver
pensato di cambiare il comportamento ma senza assumersi ancora impegni
precisi verso una modifica, si trovano nella fase contemplativa; - la fase
di preparazione indica l’intenzione di agire nel futuro prossimo e vi è
la presenza di tentativi di cambiare il proprio comportamento; - la fase
di azione è caratterizzata da processi di liberazione, di rivalutazione
di sé, attraverso i quali il soggetto si convince di essere capace di
cambiare e si impegna nel modificare il proprio comportamento per un certo
periodo; - quando l’azione si mantiene per un tempo superiore, si dice
che la persona ha raggiunto lo stadio del mantenimento.
Si
è lavorato poi sull’autoefficacia personale attraverso la ricerca, con
l’aiuto di visualizzazioni di prestazioni positive, di
individuazione di modelli vincenti simili a noi, di ricerca di feedback
positivi ed altre tecniche adeguate.
Come
ha descritto Bandura, le quattro fonti dell’autoefficacia sono:
1.
esperienze precedenti di successo, di raggiungimento di precedenti
obiettivi; se si ha difficoltà ad individuarle si può fare un lavoro
sulla consapevolezza, invitando la persona a tornare indietro nel tempo
per esempio quando si è iniziato a camminare, non è stato semplice,
all’inizio non ci si riusciva, si cadeva ma con lo sperimentare, con
l’aiuto degli altri, con la persistenza ci si è riusciti e quindi è
stato un obiettivo raggiunto, “La
goffaggine del bambino che cerca di stare in piedi, coi piedi incrociati e
così via, è simile alla goffaggine di noi tutti quando cerchiamo
d’imparare qualcosa di nuovo.
Con
la descrizione dei plausibili tentativi del bambino nel suo apprendere a
stare in piedi e a camminare, Erickson favorisce la regressione
dell’ascoltatore a livello infantile.
…ricorda
inoltre al paziente che imparare è o è stato difficile, ma che imparerà,
se persiste…
Voi
non sapete come avete imparato a stare in piedi, ma possedete
quell’informazione.
Questo
era uno dei più importanti principi di Erickson: la fiducia che la
persona possa trovare , nella propria storia naturale, le risorse per
superare il problema per il quale sta cercando aiuto. In questo racconto,
egli ricorda alle persone che esse possiedono delle risorse delle quali
non si rendono conto.”(3)
2.
Persuasione verbale.
3.
Modelli di riferimento.
4.
Sensazioni piacevoli e di benessere sperimentati in occasione del
raggiungimento di precedenti obiettivi.
Si
è invitato a fare un passo nel passato per andare a recuperare obiettivi
raggiunti, le persone che hanno sostenuto, apprezzato, gratificato; si è
chiesto così di fare il pieno delle sensazioni positive e di piacevolezza
associate.
Un lavoro di coaching ha poi spiegato l’importanza della posizione in
cui colloco le emozione nella mia mente per la gestione degli ostacoli,
una dimostrazione ha reso il concetto accessibile e comprensibile. A
seguire la motivazione, l’esempio umano di Ghandi e una sua
testimonianza specifica. I cinque ingredienti che costituiscono il
raggiungimento dell’obiettivo (io, l’obiettivo, il percorso, le
risorse e gli ostacoli) come allinearli perché fluisca bene il processo
di realizzazione di ciò che si desidera.
Si
è fatto un lavoro di movimento per l’attivazione seguito da
un’induzione ipnotica di rilassamento profondo.
Importante
è stato il lavoro sulla ricerca, l’installazione ed il potenziamento
delle risorse: a partire da una meditazione sull’essere presente nel
“qui e ora”, volta a mettere da parte le distrazioni per dedicarsi
pienamente a se stessi; si è iniziati con l’osservare il respiro, la
bellezza del respiro, sentendo il battito cardiaco e proseguendo con la
ricerca del posto sicuro utilizzando un approccio di Eye Movement
Desensititation Reprocessing (EMDR). In questa maniera si è invitati a
descrivere il posto sicuro e a localizzare le sensazioni piacevoli nel
proprio corpo, abbinando a tale luogo una frase o parola che lo
rappresentasse e si è continuato con la cosiddetta
“installazione”, che consiste in un potenziamento e rafforzamento con
l’utilizzazione delle stimolazioni bilaterali.
Si è passati ad un lavoro di “installazione” delle risorse facendo
focalizzare sull’obiettivo imminente e considerando le risorse
occorrenti, le precedenti situazioni dove si sono sperimentate, si è
individuata la parola che le rappresenti, si è fatto immaginare
l’obiettivo da raggiungere legato alle risorse occorrenti e possedute e
si è “installato” cioè rafforzato tale convinzione basata
sull’immaginazione futura credibile e convinta, insomma un lavoro
sull’incremento dell’autoefficacia con l’aiuto dell’EMDR.
Per concludere si è chiesto di immaginare per ogni risorsa una persona
che dica con convinzione che possiede quella risorsa, che ha già
dimostrato di averla, che crede in te. Ciò viene fatto per ogni
risorsa, in questa maniera si può così “installare”,
interiorizzare anche un allenatore interno, nonché un squadra interna.
Si è provveduto ad osservare, monitorare ogni partecipante, ogni
concorrente del gruppo, pronti a mostrarsi presenti e ad intervenire per
contenere, per rassicurare o per qualsiasi altro intervento.
Si è costruito un ottimo clima di gruppo, ogni componente si è coinvolto
nelle attività con i propri tempi e modalità ed ha portato a casa una
chiara definizione di un proprio obiettivo, una carica motivazionale, un
seme da coltivare.
(1)
Arnold Lazarus, L’OCCHIO DELLA MENTE, Astrolabio, Roma, 1989,
pag. 60.
(2)
ZANI B., CICOGNANI E, Psicologia della salute, Il Mulino, Bologna
2000.
(3)
M.H. Erickson, LA MIA VOCE TI ACCOMPAGNERA’, Casa Editrice
Astrolabio,
Roma, 1983.
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