Le vie
della mente per la salute
Valentina
Sciubba
Che mente e corpo siano
strettamente collegati è nozione che appartiene all’uomo da sempre,
tuttavia in tempi più recenti si è enormemente accresciuta la conoscenza
dei meccanismi biologici attraverso i quali si svolge questa continua
interazione.
Studi epidemiologici
Vari studi hanno accertato che fattori psicosociali hanno una influenza
sulla salute. In generale è accertata un’associazione tra essi e
l’insorgenza e decorso delle malattie infettive, in particolare
respiratorie; ciò è comprensibile dal momento che ogni stato depressivo,
anche lieve e temporaneo deprime le difese immunitarie ed il sistema
respiratorio è ovviamente molto esposto a virus e batteri. Si è visto
che nei separati e i divorziati c’è una maggiore incidenza di malattie
varie e tumori rispetto ai coniugati e che il vissuto di solitudine, la
morte del coniuge, la separazione sono seguiti da depressione immunitaria.
Al contrario l’avere relazioni sociali vissute come positive e di
sostegno ha un effetto benefico su una serie di malattie acute e croniche,
ma anche sull’esito di gravidanze, sulla possibilità di incidenti o
suicidio, sulla mortalità per varie cause e sul comportamento in caso di
malattia. Tutto ciò ovviamente depone per una relazione importante tra
fattori psicosociali e salute fisica, tra lo stato psicologico della
persona e la corrispondente condizione fisica.
Anatomia e fisiologia
Nel
parlare di psicosomatica si deve far riferimento ovviamente al Sistema
Nervoso ed in particolare a quella parte di esso che viene chiamata Sistema
Nervoso Vegetativo o Autonomo (SNV o SNA). Vegetativo perché innerva
i vasi, tutti gli organi interni e presiede alle funzioni vitali del corpo
(digestione, respirazione, battito cardiaco, metabolismo degli zuccheri e
dei lipidi, termoregolazione, pressione arteriosa ecc.); autonomo perche
funziona senza l’intervento della coscienza e tanto meno della volontà.
Ad es. il cuore adatta autonomamente il numero dei propri battiti in
funzione dell’esercizio fisico, ma questo processo come moltissimi altri
che regolano il funzionamento del corpo avviene indipendentemente dalla
volontà e da processi coscienti. Il SNA si divide in due branche: il
Sistema Simpatico e il Parasimpatico tra loro antagoniste: ad es. se il
Simpatico accelera i battiti cardiaci, il Parasimpatico li rallenta e
pertanto dal loro equilibrio dipende il benessere e il corretto
funzionamento dei vari organi e del corpo in generale. Il SNA ha centri
riflessi a livello del midollo spinale ma anche centri superiori che si
trovano alla base dell’encefalo che presiedono ad attività complesse
come la regolazione idrica, termica, il sonno, il metabolismo, la
pressione arteriosa ecc.. Il Centro integrativo superiore delle attività
viscerali viene chiamato ipotalamo. Esso è una struttura filogeneticamente
e anatomicamente molto più antica rispetto ad altre aree che si sono
sviluppate successivamente e l’abbiamo in comune pertanto con molti
animali inferiori nella scala gerarchica dell’evoluzione. Il motivo è
ovvio: esso presiede alle funzioni vitali dell’organismo stesso. L'ipotalamo
è strettamente coinvolto anche nella regolazione ormonale; di esso
fa parte l’ipofisi che è la principale ghiandola del corpo da cui
dipende la secrezione di vari ormoni tra cui quelli tiroidei, surrenalici
e sessuali. L’ipotalamo è collegato reciprocamente ad altre aree del
cervello, in particolare alle aree deputate all’espressione delle
emozioni ed ai comportamenti istintivi, ma anche ad alcune aree della
corteccia cerebrale. La corteccia cerebrale è la sede dei processi
coscienti ed è la parte del cervello più recente nella storia
dell’evoluzione, le aree dell’emozioni e degli istinti sono invece in
maggior parte aree per così dire “intermedie” tra ipotalamo e
corteccia, sia filogeneticamente sia anatomicamente. Le emozioni attivano
costantemente le aree vegetative ed infatti per definizione l’emozione
consta di tre componenti: una componente psichica, una motoria ed una
vegetativa. Questo complesso quadro anatomico ci dice quindi come il SNV,
pur essendo per definizione “autonomo” è tuttavia strettamente in
contatto con le sfere delle emozioni e degli istinti ed anche con i
processi coscienti. Il collegamento mente - corpo trova nelle fibre del
Sistema Nervoso il substrato anatomico. E’ da aggiungere che molti studi
hanno anche accertato che il SNV è in grado di “imparare” a reagire
anche a stimoli per così dire non naturali cioè non correlati alle
funzioni vegetative, quando questi stimoli vengono però condizionati cioè
associati a uno stimolo “naturale”. Ad es. negli esperimenti di Pavlov
un cane spontaneamente “salivava” al suono di un campanello (stimolo
“condizionato”) se questo suono aveva costantemente preceduto la
presentazione del cibo (stimolo “naturale” o
"incondizionato"). Ciò ci dice che il SNV comunque ha una sua
“logica” una sua “razionalità” che non è quella degli emisferi
cerebrali, delle nostre attività superiori, ma una logica più centrata
sugli istinti di sopravvivenza e finalizzata alle attività basilari
primordiali che regolano la vita e la prosecuzione della specie. Inoltre
è presumibile che fenomeni di “imprinting” ovvero di
apprendimento precoce abbiano “condizionato” il SNV a reagire in
determinati modi che si sono fissati tenacemente e quasi indelebilmente.
L’imprinting è un fenomeno studiato negli animali ma con ogni
probabilità presente anche nell’uomo ed anzi in esso per un periodo più
lungo, considerato il tempo enormemente maggiore che necessita al neonato
per diventare adulto. Negli studi sull’imprinting si è visto che ciò
che gli animali “apprendono” nelle ore immediatamente dopo la nascita
(ad es. identificare la figura materna) permane per tutta la loro vita e
che apprendimenti “distorti” e “non naturali” (come ad es.
identificare la figura materna con un essere umano) porta a disturbi del
comportamento in età adulta. E’ possibile comunque anche se difficile
modificare l’imprinting e ciò rimanda all’efficacia della
psicoterapia. La mente comunica e influisce sul soma anche attraverso il Sistema
Immunitario che è il principale sistema di difesa dell’organismo
nei confronti principalmente di aggressori esterni (virus, batteri ecc.),
ma anche eventualmente interni (cellule tumorali). Le recenti ricerche
della Psiconeuroimmunologia degli ultimi 25 anni hanno accertato come le
stesse sostanze che i neuroni utilizzano per comunicare tra loro vengono
utilizzate anche per comunicare tra fibre nervose e cellule del Sistema
immunitario. In forza di ciò le comunicazioni reciproche tra mente e
sistema immunitario sono molto strette: si è visto ad es. che un vissuto
depressivo anche lieve e temporaneo abbassa le difese immunitarie,
favorendo perciò le infezioni come quelle respiratorie o dei denti.
Stress e rischio psicosomatico
Lo stress
è definito come la reazione aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta
di cambiamento effettuata su di esso. Aspecifica perché ha
caratteristiche analoghe indipendentemente dal tipo di stimolo stressante
che l’ha provocata che può essere fisico (ad es. il freddo, o lo sforzo
muscolare) o di natura emozionale. Ovviamente anche uno stress fisico ha
comunque una rappresentazione psicologica e molto spesso la componente
emotivo - psicologica nello stress è preponderante. Lo stress mette in
moto una reazione ormonale caratteristica ed è una risposta adattativa
dell’organismo per far fronte allo stimolo stressante; se tuttavia
questa risposta è prodotta in modo troppo intenso per lunghi periodi di
tempo, fallisce il suo scopo adattativo, si va incontro a uno stress
cronico ed aumenta il rischio psicosomatico. Infatti lo stress è
sempre accompagnato da un’attivazione neuroendocrina e neurovegetativa
che diventa cronica in presenza di stress cronico, ad es. quando
l’individuo non riesce a contrastare lo stimolo stressante. In tal caso
si altera permanentemente l’equilibrio neurovegetativo e il corretto
funzionamento di organi del corpo. E’ ovvio poi che da alterazioni
funzionali protratte si possa passare ad alterazioni organiche. Il fattore
principale nel determinare il rischio psicosomatico sembra essere la
mancata possibilità di scarica comportamentale della situazione
emozionale. Se cioè è inibita o impossibilitata una reazione
comportamentale efficace, che può essere anche verbale, nei confronti
dello stimolo stressante, l’attivazione neurovegetativa permane con il
suo corredo di sintomi che possono prediligere un organo piuttosto che un
altro, come se il corpo continui a “dirci” che comunque
un’attivazione comportamentale sarebbe necessaria. Questa riflessione ci
porta a considerare i concetti di linguaggio del corpo e di linguaggio
umano in generale. L’uomo ha due tipi di linguaggio: il linguaggio
verbale e quello non verbale. Il primo attiene alle parole, ha
il vantaggio di essere molto chiaro ed univoco nei suoi significati e lo
svantaggio di offrire una facile possibilità di mentire. In altre parole
se affermo che un tavolo “è bianco” è molto chiaro che abbia detto
“bianco” e non un altro colore, ma è comunque possibile che io abbia
mentito. Il linguaggio non verbale è il linguaggio del corpo che
normalmente accompagna quello verbale e consiste nei gesti, nella mimica
nella postura ecc.; con esso al contrario di quello verbale è pressoché
impossibile mentire perché è un linguaggio legato non ai contenuti
cognitivi elaborati dalla corteccia cerebrale, ma alle emozioni, agli
atteggiamenti. Esso tuttavia non è così “chiaro” come quello
verbale: infatti è difficile interpretare il “perché” una persona
possa essere accigliata o sorridente; potrebbe esserlo per una moltitudine
di motivi diversi. La nostra ipotesi, e non solo mia ovviamente, è che
anche i sintomi del corpo che non funziona più correttamente, i
sintomi dei Disturbi vegetativi e psicosomatici sono un linguaggio del
corpo. Con essi infatti il corpo si manifesta, l’attivazione
neurovegetativa nello stress spinge verso, e continua a vicariare se non
avviene, la risposta comportamentale che può risolvere lo stress stesso.
I sintomi neurovegetativi perciò hanno un significato implicito
strettamente connesso alla situazione stressante. L’esperienza clinica
insegna poi che molto spesso la scelta dell’organo che si ammala non è
casuale, ma è connessa a livello funzionale con la tematica psicologica o
psicosociale relativa all’evento o situazione stressanti. In altre
parole una violenta arrabbiatura sul lavoro si ripercuoterà facilmente
sullo stomaco con iperacidità, dal momento che l’acido cloridrico da
esso secreto è sicuramente la sostanza più aggressiva dell’organismo e
questo dato si concilia bene con i vissuti di aggressività quasi
sicuramente presenti a seguito dell’arrabbiatura. Nell’asma invece la
persona è letteralmente “soffocata” dalla troppa aria nei polmoni che
non riesce ad uscire a causa della stenosi dei bronchi e si nota che
spesso a soffrire di asma infantile sono figli ipperprotetti, magari unici
per i quali l’attenzione dei genitori è eccessiva, “soffocante”.
E’ normale che in molti casi l’asma infantile con l’adolescenza
sparisca dal momento che in questo periodo normalmente inizia la fase di
“svincolo” e si accelera il processo verso l’autonomia e
l’indipendenza del figlio dalla famiglia di origine. Si potrebbe
continuare con altre patologie anche se è da dire che la vulnerabilità
alle malattie infettive sembra dipendere da un’aspecifica diminuzione
delle difese immunitarie a seguito di situazioni di stress, di conflitto
intrapsichico, o di stati depressivi.
Psicoterapia per i Disturbi Psicosomatici
Nella
psicoterapia dei Disturbi Psicosomatici lo Psicologo si occuperà
ovviamente sempre e soltanto dello stress psicologico che è a
monte del disturbo, fattore o eventuale cofattore della patologia, e perciò
della tematica psicologica o psicosociale connessa. Ci si occupa perciò
di “tematiche psicologiche” che in quanto tali possono essere trattate
con i comuni strumenti psicoterapeutici usati per trattare altri disturbi
prevalentemente psichici e che colpiscono di meno la sfera fisica, come le
fobie, la depressione ecc.. A una risoluzione dello stress psicologico
consegue ovviamente la risoluzione della sintomatologia da esso mantenuta.
Abbastanza raramente nella Psicoterapia dei Disturbi Psicosomatici si
richiede al cliente un impegno comportamentale gravoso (in riferimento
all'attivazione comportamentale di cui si diceva sopra parlando dello
stress); molto spesso è sufficiente una ristrutturazione cognitiva del
vissuto della situazione stressante, ovvero far vedere alla persona la
situazione da un altro angolo di visuale, in un'altra luce. Altre volte è
sufficiente portare alla coscienza il conflitto inconscio o sollecitare
comportamenti facilmente realizzabili. Sono utilizzabili pertanto anche
per i Disturbi Psicosomatici le tecniche della Psicoterapia Breve
Strategica e della Gestalt. Ambedue gli approcci permettono terapie brevi:
l’approccio Strategico riesce in una notevole percentuale di casi ad
ottenere la “guarigione” o la risoluzione del problema presentato,
come la si voglia chiamare, entro massimo dieci sedute o nei casi meno
fortunati almeno lo “sblocco” della sintomatologia, cioè un significativo
scardinamento di essa. Possiamo dire che tale approccio si inserisce nel
filone cognitivo - comportamentale, ma ne rappresenta un’ulteriore
evoluzione.
La Gestalt invece è stata ideata da un allievo di Freud che se ne distaccò
per elaborare un approccio autonomo e piuttosto diverso dalla
Psicoanalisi. Ben utilizzata la Gestalt è ancora più veloce della
Terapia Strategica Breve in quanto riattualizza, tramite tecniche di
drammatizzazione, la tematica di interesse durante la seduta e la porta a
risoluzione.
Compito di scrittura per la salute
Un’ulteriore
prova di quanto la mente influisca sul corpo e di quanto quindi processi
psicologici positivi e “di cura” possano migliorare la salute fisica
è data dall’esistenza di un semplice compito di scrittura che
sperimentalmente si è rivelato in grado di migliorare la salute fisica di
coloro che l’hanno eseguito, rispetto ad un gruppo di controllo. Questo
compito che richiede un tempo di 15-30 minuti al giorno per quattro
giorni, è centrato sulla scrittura di contenuti emozionalmente rilevanti;
è evidente perciò che un’elaborazione di contenuti psichici
significativi migliora la salute fisica. Infatti, almeno in soggetti sani,
la Psicoterapia ha dimostrato di ottenere risultati analoghi a questo
compito di scrittura.
In sintesi chi esegue questo semplice compito, nell’anno successivo va
meno dal medico, fa meno analisi, prova meno dolori ed ha un sistema
immunitario che funziona meglio, insomma sta meglio in salute rispetto a
chi non lo esegue.
Studio sulla psoriasi
Uno
studio scientifico sulla psoriasi di Valentina Sciubba et alii ha portato
a concludere che la psoriasi è nella quasi totalità di casi una malattia
da “stress ambientale”, vale a dire che in essa i fattori psicosociali
di stress sono molto rilevanti. L’ambiente è percepito dal paziente di
psoriasi come fortemente stressante nella maggior parte dei casi; una
piccola percentuale di pazienti lo percepisce invece come
insufficientemente accogliente e protettivo, il che se vogliamo sembra
essere l’altra faccia della medaglia. Nel 70 % dei casi è stato
rilevato un evento stressante nei due mesi precedenti l’esordio della
malattia. Nello studio che ha coinvolto 33 pazienti, 21 di essi hanno
usufruito di una consulenza e di un sostegno psicologico breve, dai 3 agli
8 colloqui, senza l’utilizzo di tecniche specifiche psicoterapeutiche
come quelle degli approcci Strategico e Gestaltico. Ciò nonostante in un
questionario di ritorno il 77 % dei pazienti ha dichiarato che la
consulenza aveva migliorato lo stato di benessere psicologico ed il 55%
che era migliorata la qualità delle relazioni familiari e sociali.
La sintomatologia fisica è stata giudicata come invariata nel 50% dei
casi e migliorata nel 44%. Considerata la mancata applicazione di tecniche
psicoterapeutiche specifiche, i risultati sono incoraggianti. D’altra
parte un recente esperimento in cui lo psicologo è stato presente nello
studio del medico di base durante le visite ai pazienti risulta aver fatto
risparmiare una notevolissima cifra nella spesa annuale farmaceutica
prescritta dal medico. Anche questo esperimento evidenzia come una
semplice attenzione (e quindi quanto più potrebbe fare la psicoterapia!)
all’aspetto psicologico del paziente giovi alla sua salute fisica.
P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia |
|