PSICO-CONSIDERAZIONI
SU ALCUNI ATLETI AI MONDIALI DI ATLETICA
Dott. Matteo
SIMONE
Bekele
ha perso o ha fatto vincere l’Etiopia? L’importanza dell’energia
mentale
Quando si
gareggia per una competizione mondiale e si aspira al titolo si gareggia
anche contro un antagonista probabile vincitore e su questo si investono
anche energie mentali. Per esempio nella gara di corsa dei
10.000 metri
ci sono, tra i tanti, 2 campioni che, a detta dei mass media, possono
contendersi il titolo: il Somalo con cittadinanza Britannica Mo Farah e
l’Etiope Kenenisa Bekele. Per quanto riguarda Bekele ha vinto
tutto, quattro titoli mondiali e due ori olimpici, ma non corre dal
gennaio dell'anno scorso per un infortunio, però
decide ugualmente di partecipare ai Mondiali di Atletica. Può aver preso
questa decisione per diversi motivi, ma a Mo l’unico motivo importante
che gli potrebbe venire in mente è che se è presente è perché è
preparato e quindi potrebbe vincere, perciò deve tenerlo sotto controllo
e fare una tattica di gara per poterlo contrastare, ma questo potrebbe
fargli perdere di vista gli altri eventuali contendenti ed infatti un
altro Etiope riesce a vincere e, secondo me, per due ragioni essenziali, a
parte il merito per le sue capacità fisiche ed atletiche e per la sua
preparazione, la prima ragione è che ha risparmiato le sue energie
mentali in quanto nei confronti di Bekele conosceva la sua forma e le sue
intenzioni e quindi non se ne preoccupava, nei confronti di Mo sapeva che
era più centrato a preoccuparsi di Bekele e non di lui e quindi poteva
agire liberamente e mostrarsi al momento opportuno cogliendo di sorpresa
gli altri.
Si
potrebbe anche considerare che il correre per la propria terra e poter
rappresentare i propri connazionale ad iniziare dai campioni quali
Gebreselasie e Bekele danno una forza mentale aggiunta, una marcia in più
che può essere determinante per la vittoria.
A Bekele
non gli resta che rimanere soddisfatto del 1° e 3° posto dei suoi
connazionali, infatti il 22enne Ibrahim Jeilan
andava a vincere in 27'13"81 il titolo
mondiale rimontando metro dopo metro Mo Farah, per poi passarlo in volata
a 20 metri dall' arrivo, mentre Imane Merga conquista il bronzo.
Bekele
potrà pensare di rifarsi alla prossima occasione perché all’età di 29
anni per aumentare la propria autoefficacia non può che prendere come
modello il suo connazionale Gebreselasie che si espresso al meglio ben
oltre i 30 anni, inoltre, come altra fonte per aumentare
l’autoefficacia, può considerare le sue precedenti eccellenti
prestazioni che lo hanno portato sul tetto del mondo.
Per
quanto riguarda Mo Farah e la sua nazione attuale di appartenenza hanno
avuto modo di rifarsi nella gara dei
5.000 metri
concentrando e investendo tutto su quella e facendo tesoro della
precedente esperienza sui
10.000 metri
.
Per
quanto riguarda l' azzurro Daniele Meucci ha
chiuso un giro dopo, al dodicesimo posto (28'50"28).
Il
giamaicano USAIN Bolt imbattibile?
"I can't believe it... It was so easy..."
Visto che
sembra non avere avversari in questo momento in grado di mettergli in
discussione la leadership e togliergli lo scettro, ci pensa lui stesso a
mettersi in difficoltà e questo come può succedere? Una spiegazione
plausibile potrebbe essere una scarsa motivazione dovuta ad un obiettivo
troppo facile, troppo alla sua portata che non gli da modo di preoccuparsi
minimamente per il suo conseguimento perché lui lo ha già dimostrato di
essere il migliore e di non avere nessuno sulla piazza in grado di
intimidirlo, di attivarlo in maniera ottimale, allora che può succedere?
Può succedere che il periodo antecedente la prestazione non investa
sufficientemente su essa perché è come se fosse una formalità, è come
se lui dovrà essere solamente presente per garantirsi gloria e onori.
Ma ogni
prestazione comporta l’investire tutte le risorse, da quelle fisiche,
atletiche a quelle mentali, psicologiche, non può spegnere la sua
televisione mentale ed evitare di vedersi la prestazione che vorrà
compiere, ma dovrà sempre tenerla accesa e vedersi vincitore, sentire le
emozioni che lo portano, lo accompagnano alla vittoria, se questo non
avviene è come se si predisponesse ad una semplice attività di routine
dove può non essere presente tutto se stesso, quello che si farà è
talmente scontato che una parte di se stessi può anche essere altrove.
Quindi,
il lavoro che potrebbe fare chi gli sta intorno dovrebbe essere di
riportarlo nel “qui e ora” per sentire come si sente, qual è il suo
bisogno in quel momento, quali sono i suoi obiettivi, le sue motivazioni e
cercare di decidere con lui se quello che dovrà fare lo ritiene veramente
importante, di mettere da parte eventuali altri obiettivi distraenti per
poterli riprendere dopo la sua prestazione, quindi focalizzarsi sulla
prestazione immediata che dovrà sostenere con l’attenzione giusta.
La falsa
partenza che gli causerà la non partecipazione alla finale della gara dei
100 metri
dove era favorito per il titolo mondiale, gli servirà poi come lezione e
gli permetterà di considerare di investire tutte le sue energie per
affrontare la gara dei
200 metri
e la staffetta trionfando in entrambe le gare e successivamente mostrerà
il suo valore al meeting di Zagabria vincendo la gara dei
100 metri
con un tempo di 9.85’’.
Ne
approfitta giamaicano
Yohan Blake (21 anni ancora da compiere) a salire sul
tetto della velocità mondiale e che poi realizza a Bruxelles la seconda
performance mondiale di tutti i tempi sui 200 metri piani realizzando un
crono di 19"26 a soli 7" dal record mondiale.
Italiani al mondiale. Per
quanto riguarda gli Italiani possiamo ringraziare la grandissima atleta
partenopea che con la sua solarità e la sua bravura ha permesso gli
Italiani di leggere il nome della propria Nazione nel medagliere.
P
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