BENESSERE
PSICOFISICO CON GESTALT THERAPY Matteo SIMONE Capita che l’essere umano si
accorga di non stare bene e decida di correre ai ripari, nel senso che
pensi di stare meglio. Ad esempio l’individuo ad un
certo punto della sua esistenza può decidere che è ora di finirla con un
suo comportamento o con una sua abitudine e siccome da solo non riesce a
prendere tale decisione si rivolge ad una persona competente. Questo può accadere, per
esempio, ad una persona che ha accumulato un po’ di peso ovvero chili e
per diversi motivi, per esempio di salute tipo pressione alta,
colesterolemia o per difficoltà nei movimenti o per l’affanno in certe
attività fisiche quali giocare, rincorrere, ecc. o per ragioni estetiche,
per esempio si vede troppo pieno. Succede che finalmente, presa la
decisione di non poter continuare con questo peso addosso, con queste
difficoltà, con questi disagi, ci si rimbocchi le maniche e ci si rechi
da un esperto. Ma il fatto di recarsi da
un esperto non è sufficiente a risolvere il problema perché le
abitudini, i comportamenti, lo stile di vita non si cambia da un giorno
all’altro ma richiede un impegno notevole, un adattamento graduale ed un
lavorare su più fronti. Non
c’è una soluzione, per esempio evitare di mangiare oppure fare attività
fisica. Bisogna
lavorare su tanti fronti e tirare fuori tutte le risorse della persona. Per quanto riguarda l’attività
fisica può valutare di iniziare gradualmente a fare movimenti
incrementandoli con il tempo e cercando incentivi quali il fare attività
in compagnia o comunque gratificanti. Per quanto riguarda
l’alimentazione non si può pretendere privazioni drastiche ma iniziare
con piccoli accorgimenti, di primaria importanza è la masticazione, la
persona deve comprendere che dovrebbe fare maggiore attenzione al
masticare. Con il masticare si
affronta il cibo, si scompone, lo si studia, lo si sente: il sapore, il
gusto, questa modalità del masticare la possiamo trasferire alla modalità
di affrontare i problemi nella vita,
nel senso che se abbiamo l’abitudine di ingurgitare i problemi, di non
studiarli bene, di non capirli, pensando allla masticazione possiamo
provare a sminuzzarli i problemi, vederli da altri puunti di vista,
elaborarli e riuiscire a risolverli. “Allenatevi ad interrompere il
flusso continuo del cibo. Molte persone spingono in bocca cibo nuovo prima
di aver sgomberato e liquefatto il precedente boccone…. imparate a
tenere per pochi secondi la bocca vuota tra ciascun boccone, in questo
modo sarete presto capaci di portare a termine tutti i problemi grandi e
piccoli della vostra vita; il vostro stomaco mentale – il vostro
cervello – sarà meglio ordinato. Sparirà quindi gran parte del vostro
pensiero confuso e incoerente e non troverete difficoltà nel chiarificare
i vostri concetti e idee. Ciò si applica non solo al vostro pensiero, ma
anche alle vostre attività generali. Se appartenete a quelli che
cominciano un nuovo lavoro prima di finire quello sottomano, se vi trovate
frequentemente in mezzo alla confusione, allora l’esercizio suddetto è
esattamente ciò di cui avete bisogno.”(1) Per far questo
l’individuo deve comprendere come è il suo ciclo del contatto, per Provo a spiegare cosa
intende L’iindividuo valuta il suo
bisogno, la sua esigenza e decide cosa fare per ottenere quello che vuole,
dopo di chè sente che effetto gli fa e si gode quello che ha ottennuto,
poi succede che il soggetto si ritira in attesa di un nuovo bisogno, ci può
essere un’interruzione in questo ciclo, ad esempio l’individuo non sa
quel che vuole quando non è in contatto con i suoi bisogni, oppure sa
quello che vuole ma non sa come ottenerlo e quindi l’interruzione del
contatto è nell’azione, oppure l’individuo non riesce a stare
tranquillo, a stare nella fase del ritiro dopo aver ottenuto quello di cui
abbisognava ma rimane sempre nell’azione, vuole per forza agire per
soddisfare tanti bisogni. “L’ndividuo…. può
non vuole o non può ascoltare le sensazioni del proprio corpo e come
conseguenza può mangiare eccessivamente o denutrirsi o diventare
incontinente…..Quando una persona è bloccata al confine tra la
sensazione e la consapevolezza, può provare delle sensazioni senza
capirne il significato…..Molti individui, anche se sono consapevoli dei
loro bisogni, non riescono a sviluppare una forza tale da fare ciò che è
giusto per loro….L’interruzione
tra la mobilitazione dell’energia e l’azione….La sua energia può
essere disponibile, eppure egli è incapace di usare l’energia al
servizio dell’attività che gli permetterebbe di ottenere ciò che
vuole….L’interruzione fra
l’azione e il contatto….fa un mare di cose, ma non sa assimilare
la sua esperienza….Questo individuo non è in grado di agire in maniera
mirata…C’è un ritmo fra il contatto e il ritiro. Si impara come
ascoltare i propri bisogni, come soddisfarli per poi ritrarsene e
riposare. Anche il fatto di essere sempre mobilitati è una
malattia….”(2) Pertanto il lavoro di
Gestalt Therapy è un lavoro di attenzione, di autoconsapevolezza, di
responsabilità, la persona va accompagnata nel suo lavoro, va stimolata,
va sostenuta, in questo
modo può permettersi di provare a lasciare da parte qualche aspetto delle
sue abitudini malsane e a prendere in considerazione nuovi atteggiamenti
che gradualmente lo possano portare a condurre uno stile di vita più
adeguato per un benessere psicofisico. In questo modo
l’individuo può fare delle scoperte, può accorgersi di come affronta
le situazioni di vita, di chi è lui stesso, di come è lui stesso, delle
suie soddisfazioni e insoddisfazioni, di quello che vuol fare, di come
farlo e questo può farlo anche con l’aiuto della meditazione e delle
visualizzazioni, a partire dal sentire il suo respiro, il suo corpo.
(1)
F. PERLS, “L’IO, (2)
J. ZINKER, PROCESSI CREATIVI IN PSICOTERAPIA DELLA GESTALT, Franco Angeli,
Milano 2001, pag. 98-107
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