Pacemaker
e lepri in atletica leggera Matteo
SIMONE In
effetti i due termini hanno lo stesso significato: “Lepre (atletica), in
lingua inglese pacemaker, ovvero l'atleta che in una gara di corsa
prolungata è deputato a mantenere elevata l'andatura affinché il tempo
realizzato dal vincitore sia di livello.” Ma
c'è da dire che in pratica si distinguono i pacemaker che accompagnano i
maratoneti fino al traguardo e "le lepri" che scandiscono il
ritmo ai top runners per alcuni chilometri della gara. Sembra
esserci differenza tra pacemaker e lepre, il pacemaker ti accompagna per
tutta la gara, la lepre ti accompagna fino ad un certo punto; del
pacemaker generalmente si avvale l’amatore che vuole essere tranquillo
mentalmente e lavorare solo con il fisico, quindi si affida al ritmo
dell’accompagnatore quindi l’unico iimpegno che ha è adeguare il suo
sforzo fisico a quello dell’accompagnatore, ma il pacemaker,
generalemente non fa solamente un lavoro fisico fatto bene perché corre
ad un ritmo a lui non proibitivo ma anche un lavoro di aiuto mentale per
l’accompagnato qualora non riesca a tenere il ritmo di corsa che si è
prefissato, in fatto in quel caso l’accompagnatore deve possedere la
capacità di sostenere l’atleta, incoraggiarlo, tirare fuori le sue
risorse e questo non è facile perché ognuno è una persona diversa
dall’altra con una propria personalità, proprie caratteristiche, può
essere una persona che ha bisogno di essere stimolato, incoraggiato
altrimenti non rende, o al contrario può essere una persona che non c’è
parola che lo possa aiutare se crede, se è convinto di non farcela si
pianta e basta e se insisti gli diventi un nemico. La
lepre aiuta l’atleta assoluto fino ad una certa distanza, siccome stare
davanti ha degli svantaggi, lo fa per te la lepre, così il top runner
corre coperto da un punto di vista delle condizioni climatiche, corre più
libero mentalmente perché non deve stare attento al percorso, non deve
fare un lavoro mentale per avere un passo costante prefissato, ma in
genere la lepre non corre ad un’andatura più bassa rispetto alle sue
potenzialità, ma corre al suo limite e a volte succede che la lepre si
rende conto di non conoscere il suo limite che è superiore a quanto si
sarebbe aspettato e quindi fa le scarpe alla persona che l’insegue, nel
senso che gli fa lo scherzetto arrivando prima al traguardo, quello che
non succede per il pacemaker per il quale l’obiettivo è accompagnare la
persona al traguardo non per vincere ma per arrivare al traguardo o
per fare una migliore prestazione personale che per lui sarà un record
mentre per il pacemaker sarà stato un allenamento con il valore aggiunto
di aver reso felice una persona. Per
le donne possiamo dire che sia per le master che per le assolute ci sono i
pacemaker, generalmente uomini, quando le gare sono miste, in questo caso,
generalmente le donne sono accolte da stormi di gabbiani che
l’accudiscono, l’imbeccano ai ristori e l’accompagnano durante la
sua migrazione dalla partenza al traguardo. Circa
l’eticità non penso che si possa avere da ridire a proposito, in quanto
si tratta di gare in gruppo dove entrano in gioco tattiche, strategie
altrimenti si dovrebbe decidere che ognuno gareggi da solo e organizzare
gare, ad esempio, a cronomentro. Per
quanto riguarda i pacemaker c’è un gran movimento a proposito ed un
gran business, ed i pacemaker sono sempre più preparati e formati da un
punto di vista psicologico, si è capito che non basta avere solo una
buona gamba ma anche delle caratteristiche, predisposizioni a stare con
l’altro, a saper comunicare con l’altro, non solo con le parole, con
l’incoraggiamento, con le imprecazioni, ma anche con un linguaggio non
verbale, con qualche segnale che permette un’intesa con l’altro ed
allora succede che alla fine della competizione c’è un valore aggiunto,
c’è un incontro non solo con la fatica, con le proprie forze, ma con la
fatica dell’altro, la sofferenza dell’altro, della gioia di arrivare
nel tempo stabilito, ci può essere anche un contatto fisico, una pacca
sulla spalla, un arrivare mano nella mano, un abbracciarsi all’arrivo,
un farsi le foto assieme, lo scambiarsi le email e telefono. Tutto
questo non avviene per le lepri maschili, c’è più un rispetto di
sudditanza tra il re della strada che vince e fa i primati e la lepre che
può stargli davanti fino ad un certo punto ed è una concessione che ti
ha fatto. Un
altro servizio che viene messo a disposizione nelle grandi manifestazioni
è il servizio “scopa” che già il termine dice tutto, non è bello
che un’atleta che si trovi in crisi ad un certo chilometraggio della
gara venga spazzato via come immondizia, sarebbe opportuno istituire un
servizio di presa in carico, di accoglienza ad un chilometraggio critico,
per esempio al 30° o al 35°, perché, in maratona, capita che arrivati a
questi chilometri ci si accorga di avere crampi, di aver esaurito energie,
e qui si può decidere di fermarsi o di continuare ed una persona potrebbe
sapere accoglierti, sostenerti ed accompagnare per qualche km o fino al
traguardo e quindi in questo caso hai voluto fare da te dall’inizio
convinto delle tue possibilità ma puoi rimediare avvalendoti di una
figura preposta. Avviso:
Giuseppe CARELLA, iscritto al "Corso di IV Livello Europeo di
formazione per allenatori delle Federazioni Sportive Nazionali"
organizzato dalla Scuola dello Sport del Coni, sta realizzando un progetto
di ricerca sul seguente argomento: “Valutazione degli eventuali vantaggi
derivanti dall’utilizzo di pacemaker (cd lepri) nelle gare di endurance
di atletica leggera” e pertanto ha predisposto un breve questionario
rivolto a gente disponibile che sarà disponibile anche sul sito www.carbons.it
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