La
dislessia. Quando
le lettere si confondono Claudia
Nissi La dislessia è il disturbo dell’apprendimento più noto; quando parliamo di dislessia ci riferiamo letteralmente ad un disturbo del linguaggio (dal greco dys, difficoltà, lesis, parola), che crea difficoltà di apprendimento, di lettura, di scrittura (disgrafia) e di ortografia (disortografia). Attualmente viene diagnosticata a una media di cinque bambini su cento; il bambino ha difficoltà nella lettura, farfuglia leggendo a voce alta, ad esempio confonde la d con la b e la f con la v, e quando scrive commette svariati errori di ortografia. Per il DSM-IV è un disturbo della lettura, che si manifesta in individui in età evolutiva, privi di deficit neurologici, cognitivi, sensoriali e relazionali; per la diagnosi, riporta i seguenti criteri: A. Il livello raggiunto nella lettura, come misurato da test standardizzati somministrati individualmente sulla precisione o sulla comprensione della lettura, è sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometrica dell’intelligenza e a un’istruzione adeguata all’età; B. L’anomalia descritta al punto A interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura. C. Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà di lettura vanno al di là di quelle di solito associate con esso. Si può parlare di dislessia specifica evolutiva, quando questa è legata ad un processo evolutivo mai portato a compimento e non connesso ad altri fattori, quali ritardo mentale, ipoacusia, handicap fisici. Nella maggior parte dei casi il bambino dislessico scrive come legge; la lettura è per lui una grande fatica, gli sfugge il senso delle parole e il loro significato nel complesso. Non avendo ancora automatizzato il rapporto tra fonema e sillaba, paradossalmente, è come se il bambino dislessico vedesse ogni successione di lettere per la prima volta. Questo comporta un impegno considerevole, un enorme sforzo senza risultati accettabili, ma con grande affaticamento e frustrazione. Il bambino avrà con molta probabilità un pessimo rapporto con i testi scritti e sarà molto lento nella lettura e nella scrittura; per lui sarà difficile anche copiare dalla lavagna. Il rapporto tra problemi di lettura e di scrittura è infatti interconesso, in quanto entrambi i processi si basano sulle abilità fonologiche. Una prima difficoltà del passaggio dal suono linguistico alla parola scritta è associata alla segmentazione del suono linguistico in fonemi. Il processo attraverso il quale si riesce ad identificare i singoli fonemi e a raggrupparli, diventa fondamentale sia per leggere sia per scrivere, in quanto anche il processo di scrittura si basa sull’organizzazione sonora, fonema per fonema. I bambini dislessici vanno incontro comunemente ai seguenti errori: - l’inversione delle sillabe nella lettura e nella scrittura (ra per ar, ah per ha…); - confusione visiva delle lettere simmetriche (p con q e d con b); - confusione nella lettura dei suoni simili (f con v, c con g), dovuto ad una carente integrazione visivo-uditiva, che rende difficile il passaggio dalla rappresentazione visiva della lettera, al suono corrispondente e viceversa; - omissioni di parole; - sostituzioni di lettere; - suddivisione sbagliata delle parole; - salti di righe. Prima della scolarizzazione il bambino può presentare difficoltà nella denominazione rapida degli oggetti, nella ripetizione di parole nuove e nell’uso dei suoni linguistici (abilità fonologiche). La dislessia è presente sin dalla nascita, ma si evidenzia solo all’inizio del percorso scolastico: normalmente dopo i primi due anni della scuola primaria, sono acquisite le abilità di lettura-scrittura, mentre lo stesso percorso risulta rallentato per i bambini dislessici. Rispetto alle cause delle dislessia, si è messo spesso in risalto una componente genetica e fisica, quale un disturbo nel campo della percezione uditiva e visiva e dell’orientamento temporale e spaziale, affiancata da una serie di problemi psicologici affettivi, che divengono successivi alla diagnosi e tendono a rafforzare il problema. Attualmente nelle scuole, rispetto a prima, c’è una maggiore attenzione alle problematiche dei bambini che possono essere connesse a disturbi dell’apprendimento specifici. Per la familiarità genetica riscontrata, alcuni genitori di bambini dislessici possono avere incontrato a scuola le stessa difficoltà del figlio; nel tempo hanno cercato strategie di adattamento efficaci in grado di compensare la carenze senza mai aver avuto il sospetto della presenza di un disturbo specifico. Solo negli ultimi anni, infatti, si è iniziato a dare nuovo spessore al problema, attivando corsi sui disturbi di apprendimento, al fine di sensibilizzare gli insegnanti. Prima della diagnosi il bambino può essere accusato, da genitori e insegnanti, di negligenza e mancanza di voglia nello studio e scarsa intelligenza. Tutto questo ha sicuramente un impatto emotivo molto forte sul bambino e sulla sua autostima, tanto da renderlo insicuro e ansioso nell’affrontare la situazione scolastica e i compiti. La dislessia può provocare disturbi collaterali, quali enuresi notturna, tic, aggressività, insonnia, stati d’ansia, lieve depressione, difficoltà nella relazione con i coetanei, sintomi che tendono a scomparire una volta diagnosticato il disturbo. Per tali ragioni la precoce consapevolezza della presenza di un problema, può aiutare il bambino e la sua famiglia a gestire la situazione con maggiori risorse, senza colpevolizzare il bambino per la difficoltà che incontra a scuola. La terapia consiste in una riabilitazione ortofonica del bambino, mirata a risolvere le sue problematiche specifiche; si lavora sulla difficoltà di collegare il suono del linguaggio parlato, i fonemi, ai segni corrispondenti nella parola scritta, e sugli automatismi che permettono al bambino di riconoscere con maggiore facilità il fonema, e di scomporre le parole in sillabe. Alcuni esercizi utili possono essere: - la composizione delle sillabe in parole (dalla lettura delle sillabe da parte di un adulto, ma-ti-ta, alla composizione della parola da parte del bambino: matita) e scomposizione delle parole in sillabe; - la lettura graduale delle sillabe, dalle più facili a quelle più complesse, per agevolare il processo di automatizzazione; - la composizione di parole, data una serie di sillabe in ordine sparso; - la lettura di sillabe più lunghe e più difficili per il bambino dislessico (che, ghe, ge, ce, sce, sci, sche, schi…); - i giochi con le parole.
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