Appunti
sul suicidio ed altri mali dell'anima
Massimo
Soldati
Niente
spaventa l'uomo moderno come la morte, tenuta lontano in ogni modo,
ripulita e rivestita del bianco e verde dei camici e cromata come i
lettini d'ospedale. Un vecchio indiano Hopi diceva che la morte è crudele
solo con chi muore nel proprio letto, mai con un guerriero; anni di
pratica clinica mi fanno capire quanto avesse ragione. Ora una sorta di
legge del contrappasso ci porta, noi figli del benessere, ad una morte
velata, una specie di accanimento terapeutico che chiamiamo depressione ed
a uno strano moltiplicarsi di suicidi ed atti violenti.
A costo di apparire banale voglio indicare qui quelle che sono per me le
vere cause, che mai nessun farmaco ne' diavoleria genetica potrà curare.
Il fatto è che nella linda privacy delle nostre case dotate di ogni
conforto manca proprio ciò che si trova nelle parti cosiddette
svantaggiate del mondo: calore umano, contatti appaganti, senso di
appartenenza e di utilità sociale, coinvolgimento appassionato nella
vita, anche solo come lotta per sopravvivere. Non è un mistero che
suicidi e depressione colpiscano particolarmente i vecchi che sono sempre
più isolati e vissuti come un peso, mai come quella risorsa che oramai
non sanno nemmeno loro più di essere. Ed anche depressione, suicidio ed
altri mali quali tossicodipendenza ed alcolismo, colpiscono soprattutto
nei periodi di cambiamento della vita, quando non si riesce a trovare una
propria collocazione, una integrazione, un aiuto a vivere ed a capire. La
gioventù è falciata da questi disagi, che sono subdolamente indotti da
vari fattori, tra cui il principale è una vita che non ha più qualità.
Mancano riferimenti positivi, valori reali e non fittizi; lo stress di
raggiungere obiettivi che non si rivelano appaganti diventa alla fine per
molti insostenibile. Già la Dunbar, psicologa acuta osservatrice dei
costumi, indicava nella ipocrisia di una società che condanna
ufficialmente la violenza, ma fa si che ogni atto sia necessariamente
basato su di una forte ed aggressiva competizione, la causa di una quantità
di mali dell'anima.
Ma non è solo una questione di mancanza di attenzione al sociale. Lo
psichiatra Stan Grof e la moglie Cristina in un loro recente lavoro
indicano come importanti fattori causali di varie forme di dipendenza, e
noi estendiamo il discorso alla depressione ed al suicidio, un bisogno
sottostante di trascendenza. La necessità basilare che non trova
soddisfazione non è legata all'aspetto esteriore delle religioni: la
presenza ai riti, il seguire i precetti, quanto ad un bisogno profondo di
senso e di sacro ed insieme alla necessità di ampliare le ristrettezze
della nostra mente razionale, gabbia inconsapevole che, contro la nostra
volontà, soffoca sempre di più il buon senso e la semplice
partecipazione alla vita. La depressione, il suicidio ed altri mali che
affliggono in modo sempre più massiccio la nostra società hanno varie
radici profonde e richiedono mente aperta e buona volontà per essere
debellati.
Come per altre piaghe sociali, ad esempio il fumo o la droga, sarebbe
opportuna un'opera di prevenzione da parte delle strutture pubbliche, sia
attraverso la informazione, sia con lo sviluppo di iniziative e
strutture che possano operare una profilassi a livello collettivo e delle
categorie maggiormente colpite.
P
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