IL TELEGIORNALE Paola Locci Il telegiornale che preferisco, quello più equilibrato, quello più neutrale… è il mio! No, purtroppo non possiedo televisioni, non sono un direttore di giornale, non sono neppure una giornalista. Ma io il mio telegiornale riesco a farmelo lo stesso. E ognuno di voi può fare altrettanto. Come? Come in un gioco, un puzzle, un collage, una partita a scacchi… Prendiamo una notizia qualsiasi. Il politico Pippo fa un comizio, tocca gli argomenti A B C D. Viene applaudito per gli argomenti A e B e viene fischiato per gli argomenti C e D. La sera il TG-101 riferisce che il comizio è stato un successo, che c’erano 300 mila persone, che il clima era di festa, e mostra le immagini in cui la gente sventola le bandiere e applaude per gli argomenti A e B. Passiamo ora al TG-102: dice che il comizio è stato un fiasco, che i partecipanti erano sì e no 50 mila, che il clima era tutt’altro che pacifico. Le immagini mostrano la gente che urla slogan violenti, che fa gesti non proprio di gioioso entusiasmo, e che fischia gli interventi sugli argomenti C e D. Se si resiste a guardare i TG 103, 104, 105, 106, ecc., si potrà fare un collage di tutte le informazioni, si potrà cercare di scartare gli eccessi in un senso e nell’altro, nonché di escludere mentalmente le opinioni dei vari giornalisti, inviati, corrispondenti, ospiti in studio, e forse… dico forse… si potrà avere un’idea di quello che realmente è successo. Naturalmente ci vogliono alcuni pre-requisiti essenziali: non essere parenti di Pippo, non essere militanti di questa o quella corrente politica che sostiene i singoli TG, non dovere riconoscenza a chicchessia per aver ottenuto un posto di lavoro, una casa, una pensione di (incerta) invalidità, o qualsiasi altro privilegio, da nessuna delle forze in gioco, essere onesti con sé stessi, ed avere del tempo a disposizione. Dati tutti questi requisiti, ci si può allenare – non è facile - a scoprire un po’ di verità, condita da obiettività q.b., nella marea di notizie che ci sommergono ogni giorno. Niente paura, non sto suggerendo di passare la vita a guardare tutti i TG, - spero che abbiate di meglio da fare - basta farlo una volta ogni tanto, quando un avvenimento ci interessa particolarmente, e ci interessa veramente capirne tutti gli aspetti. Lo stesso discorso, va da sé, vale per la carta stampata (perché non comprare 3 o 4 giornali diversi, ad esempio una volta al mese?), o per i libri, siano essi testi scolastici, o divulgativi, o saggi, o premiati best-seller di moda. Un altro elemento utile è approfondire le fonti: chi ha fornito i dati, l’attendibilità dei dati stessi, la loro reperibilità, chi parla (o scrive), la sua storia, la sua preparazione, e perché no? la sua reputazione (o è una parola passata di moda?). E’ ad esempio importante che i commenti vengano esplicitamente accompagnati da informazioni controllabili sulle fonti, o viceversa dalla frase “è mia opinione che …”. E’ ovvio che se la dimostrazione di una qualsiasi tesi, si basa su un presupposto approssimativo, o errato, o addirittura falso, tutto il discorso viene a cadere, per quanto logico e razionale sembri il ragionamento. Quando si diventa esperti in questo gioco, non sarà difficile scoprire quante volte si afferma qualcosa, per poi inventare il presupposto da cui l’affermazione dovrebbe invece scaturire. Io non posso dire: “Pluto ha detto che la luna è quadrata, quindi Pluto è un bugiardo”. Devo prima dimostrare che Pluto abbia detto che la luna è quadrata. Eppure, se si impara a farci caso, ci si accorgerà di quante persone affermano, convinte, qualcosa, senza sentirsi in dovere di dimostrare nulla, credendo – o volendo far credere - che una cosa sia vera solo per averla affermata.Infine non guasta ogni tanto chiedersi: “cui prodest?” Il vecchio detto latino ci invita a domandarci chi trae vantaggio da un’affermazione o da un’azione. Essendo io piuttosto scettica sulle tendenze altruistiche dell’essere umano, e non scandalizzandomi del fatto che ognuno cerchi di trarre qualcosa di buono per sé, preferisco chiedermi: quale è il vantaggio che questa persona si aspetta? E’ un vantaggio lecito, accettabile, che può portare vantaggi anche ad altri? O è un fine meschino, esclusivamente egoistico, abietto o dannoso per altri? Insomma, dando per scontato che l’obiettività non esiste, e che il giudizio di ciascuno è sempre – più o meno – influenzato da mille e uno fattori, l’unica cosa da fare è… ricordarsene e tenerlo sempre presente: forse è solo questa la chiave per un maggiore reciproco rispetto.
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