AMMALARSI
FA BENE?
di
Barbara Rossi
Nella
società d'oggi capita a molti di lottare in modo irragionevole con se
stessi per essere sempre all'altezza delle situazioni, con
l'inconfessabile sensazione di non potersi permettere debolezze, né
pause, né tempi di riposo, con l'idea che chi si ferma è perduto, oppure
che così fan tutti quelli capaci. Ma in questo modo tra realtà
dell'individuo e realtà autoimposta si apre una separazione all'origine
di molte crisi e "malattie".
Se non ci si ascolta nei propri tempi e ritmi, il corpo potrebbe iniziare
ad urlare il proprio malessere fino ad ammalarsi.
Le pause, le ferie, i tempi di arresto cui anche la malattia talvolta
costringe, permettono infatti di riprendere fiato e rifornire di pensieri,
emozioni e spazi nuovi.
L'errore più comune è quello di mascherare la malattia o il disagio
fingendo a se stessi o agli altri la propria fragilità, quando invece si
dovrebbe imparare a "dominare" la malattia per non esserne
sopraffatti. Troppo spesso si considera la malattia come incidente di
percorso, come ostacolo al nostro agire quotidiano, dimenticando che non
siamo "macchine". Più facile da dire che da fare, ma il poter
imparare a sfruttare le piccole grandi patologie che ci accompagnano
durante la vita, imparando a conviverci o superandole, diventa una fonte
di ricchezza e crescita personale che conduce a migliorare la qualità
della propria vita.
Fermarsi a pensare costringe a fare i conti con se stessi. Ed ecco quello
che dicono le persone che si raccontano:
..Non
c'è proporzione tra ciò che sento dentro e ciò che riesco a dire. Qual
è la verità? Sto male per ciò che penso, oppure sono tormentato da una
malattia normale che il chirurgo o i farmaci guariscono? Il corpo o la
mente?..…..Tutti sembrano sicuri….io no… .ma perché?…
....Gli
esami vanno bene, ma io sto da schifo….
...Dicono
che è psicosomatico….ma mi sconvolge l'idea di farmi così male….. ..mi
sembra eccessivo…forse sono i medici che non hanno ancora capito….farò
altri esami…andrò da altri esperti….chissà …ma se non fosse il
corpo?
....mi
dicono di pensare a chi sta peggio… ...ma è una disgrazia voler stare
bene!??!!
….I
medici non riescono nemmeno a immaginarsi che un corpo e una mente possano
quietarsi tra le braccia di un altro, ma a me è successo!…Il corpo
dice: "ci sono anch'io!!!" …Io non ci avevo mai pensato!…Da
quando mi sono ammalata mi sono data la licenza di dire "sono
stanca"… oppure, "sto male"….prima dovevo fare la parte
di quella che era sempre in forma.. ora no!
...ma
dopo cosa succede?.. .cosa devo fare? L'opposto di quel che ho fatto fino
ad ora: smettere di seguire progetti, parole ed emozioni che sento
estranei al mio modo di essere…ma quali sono i miei desideri? Qual è il
mio modo di essere? Come faccio ad inventarmi un'esperienza che non
ho?…..
Quando
stiamo bene non ce ne accorgiamo, ma le emozioni sono necessarie.
A volte si ha bisogno anche delle emozioni forti che si provano nella
malattia, in modo da "vincere" la sfida! Ma se posso sentirmi
vivo solo quando sto male, o se non conosco modo diverso per stare con me
e con gli altri, diventa un bel problema guarire.
Questo non significa che ci si ammala volontariamente! A volte capita di
sentirsi dire che il nostro male è un'invenzione, col risultato che ci si
sente incompresi e offesi nella propria sofferenza.
Il dolore in alcune situazioni diventa intollerabile, e si ha bisogno di
risposte, di capire, anche quando le risposte non ci sono.
Non è facile permettere agli altri di starci vicino quando stiamo male, e
non è facile stare vicino a chi soffre, specie se gli vogliamo bene Il
sopportare il peso di queste incertezze spesso richiede l'intervento di
professionisti, persone estranee che proprio perché non sono così
coinvolte come i familiari, permettono di vedere la situazione con altri
occhi e di reagire.
Purtroppo in questi casi è più facile sentirsi giudicare che sentirsi
indirizzare verso chi può aiutare davvero.
Dare troppo peso al "cosa faccio" anziché "all'essere che
sono", finisce per creare confusione, come ad esempio quando si
confonde l'esprimere affetto verso i figli con il regalare oggetti, oppure
quando si manifesta l'amore per una moglie lavorando 12-14 ore al giorno
per darle sempre di più: i tempi di pausa della malattia disorientano,
mettono in luce altri aspetti di sé e quasi quasi non ci si riconosce più.
Ma attraverso questi "imprevisti" ci si può anche accorgere che
la direzione va rivista, in modo da proseguire il viaggio della vita in
modo più coerente ai propri desideri e progetti. E allora, anche la
malattia, per quanto brutta lunga e sofferta, non sarà stata inutile.
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