Pensare
è faticoso
Paola
Locci
State
tranquilli, non sto per imbarcarmi in una dotta disquisizione
filosofico-scientifica sui processi del pensiero. C’è già chi lo fa
molto meglio di come lo farei io.Vorrei solo invitarvi ad una semplice
riflessione su ciò che ognuno di noi può osservare intorno a sé.
Aprendo un qualunque giornale, possiamo quotidianamente imbatterci in
notizie relative ad argomenti di tutti i generi. Ma su quanti di questi
argomenti saremmo in grado di dire qualcosa di sensato? Notizie
economiche, promulgazione di leggi e decreti, processi penali,
climatologia e meteorologia, nucleare-sì/nucleare-no, ogm, clonazione,
eccetera, eccetera, eccetera... Quanti di noi sanno di economia, fisica
nucleare, biologia molecolare, giurisprudenza? Siamo onesti: ma veramente
siamo in grado di comprendere tutti questi argomenti nella loro smisurata
complessità? E quanti di coloro che ce ne riferiscono, siano essi
giornalisti, politici, opinionisti, divulgatori di vario tipo, sanno di
cosa stanno parlando?
Vi propongo un
esperimento: scegliete un tema qualunque e provate, magari con vostro
figlio, o un amico, a scoprirne da soli il più possibile. Documentatevi
su giornali di varie tendenze e di differenti paesi, cercate opinioni e
punti di vista di diversi esperti nella materia. Cercate nei dizionari,
nelle enciclopedie, su Internet. Operate una drastica distinzione tra dati
e interpretazioni. Ripromettetevi di non farvi un’opinione se non alla
fine della vostra ricerca; cercate anche di non farvi condizionare da
simpatie o antipatie verso questo o quel giornale, verso questo o quel
personaggio. Spesso sapere chi ha detto o scritto una cosa condiziona
l’idea che ce ne facciamo al punto di perdere completamente il nostro
senso critico. Al punto di non voler neppure più porsi il problema di
capire se quella tale affermazione poggia su prove e verifiche credibili.
Ebbene, dopo una laboriosa ricerca che avrà occupato moltissimo del
vostro tempo, vi renderete conto di una realtà inquietante: vi sembrerà
vero tutto, e il contrario di tutto. Vi sembrerà di non riuscire più ad
avere un’opinione, a decidere cosa vi convince di più. Ci saranno poi
degli argomenti in cui vi perderete come in un bosco buio, trovandovi
immersi in una terminologia sconosciuta e ostica, in richiami a nozioni e
informazioni che vi mancano, e che non è possibile acquisire in pochi
giorni, e neppure in pochi mesi. E scoprirete, ahimè, anche un’altra
triste realtà: la tendenza, più o meno consapevole, a strumentalizzare
tutto. Ma proprio TUTTO. Ogni problema, ogni scoperta, ogni informazione,
ogni teoria, ogni idea/ideale/ideologia, tutto ciò che può essere frutto
dell’umano pensiero, così come di un casuale accadimento deciso dal
Fato, può essere utilizzato, a fini nobili e meno nobili. Beh, forse non
sempre: vorrei crederci, voglio crederci. Ma proviamo lo stesso a
chiederci: cui prodest? Come mai, con un po’ di allenamento, si scopre
sempre (pardon, quasi sempre) una specie di “coerenza interna” per cui
un dato giornale di una certa tendenza dimentica o manipola certe
informazioni scomode, mentre enfatizza in prima pagina – manipolandole
in senso inverso - solo notizie a vantaggio della propria linea (leggi
proprietario); e il tale conduttore televisivo, o uomo di spettacolo, e
persino molti addetti ai lavori e i cosiddetti Intellettuali (sic) pendono
paurosamente da una parte sola, come tante torri di Pisa? E tanto più
questo accade, quanto più non viene onestamente esplicitata la parte
verso cui si pende...E allora? Non possiamo più prestar fede a nessuno?
Come sempre, non esiste una soluzione perfetta che risolve tutto. Esistono
tanti piccoli espedienti. Per esempio, non prendere nulla per oro colato,
ascoltare più voci, controllare ogni tanto le fonti, cercare di
approfondire pur nei limiti delle nostre conoscenze, tenere sempre
presente quanto complessi siano certi argomenti. Personalmente mi colpisce
quanto spesso chi parla di Marx non ha mai letto Il Capitale, chi cita
storici e filosofi non sa neppure chi sono, chi straparla di PIL e Mibtel
non ricorda neppure le tabelline, chi critica una legge o una sentenza non
ne ha mai letto il testo (né se lo leggesse lo capirebbe appieno), chi ha
scelto una “fede” - la religione, la politica, l’ecologia, la
scienza – non ne mette mai in dubbio teoremi e paradigmi, e tuttavia è
sempre pronto a criticare chi lo fa e a condannare i non-adepti. Questo
non significa che non dobbiamo mai credere in nulla, ma dovremmo comunque
essere più prudenti nello sposare acriticamente una causa, per quanto
“buona” possa apparire. E come per la persona che si è sposata,
bisognerebbe avere il coraggio di rinnovare le proprie scelte giorno per
giorno, rimettendole in discussione e riesaminandole alla luce dei
continui cambiamenti che si avvicendano fisiologicamente nella vita di un
individuo, così come di una società, e dell’intero sistema-mondo. Non
esiste la scelta giusta, esiste la scelta -
una delle tante possibili - che noi riteniamo giusta, mai
definitiva, mai assoluta. Certo, è di gran lunga più facile - e
tranquillizzante - ripetere e ripetersi concetti orecchiati qua e là,
slogan prefabbricati e formulette sempre-in-piedi (quelle frasi buone per
tutte le stagioni), ancor meglio se retoriche e demagogiche, persuasi che
siano davvero le nostre convinzioni. Pensando immancabilmente che chi non
è d’accordo è stupido, o cattivo, o poverino... sprovveduto e male
informato. Eh sì, è proprio vero, pensare è faticoso, faticosissimo. E
poi c’è sempre chi è altruisticamente disposto a farlo per noi, no?
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