CONVEGNO
NAZIONALE
PREVENZIONE
PRIMARIA E SALUTE MENTALE
FUMO
E FUMATORI: UN'ESPERIENZA DI SENSIBILIZZAZIONE DI GRUPPO (3)
di
Barbara Rossi
L'esperienza
cui si fa riferimento è stata realizzata grazie alla collaborazione tra
la nascente Unità Operativa di Psicologia dell'USL di Modena e la
Medicina di Base.
Ancora oggi si tende spesso a sottovalutare il problema fumo e le
iniziative intraprese, come se si trattasse di un discorso sterile e
inutile.
Anche desiderare di smettere di fumare e non riuscirci può diventare un
problema, che ha a che fare con lo star bene con se stessi.
Per capire questo discorso di promozione della salute, del fumo come
scelta, è stato però necessario un lungo lavoro di progettazione e
chiarificazione (1), ancora in corso.
All'inizio i medici di base, osservando quotidianamente i danni provocati
dalle sigarette, si sono fatti promotori dell'iniziativa contro il fumo,
che prevedeva un percorso individuale dei fumatori col proprio medico e un
successivo lavoro di gruppo, con i pazienti più recidivi, in
collaborazione con gli psicologi dell'USL.
D'altra parte anche gli psicologi, attivati in un secondo tempo, erano
motivati dall'aver incontrato, seppur marginalmente rispetto ad altre
problematiche, diverse situazioni cliniche legate al fumo: depressioni
reattive a patologie organiche, difficoltà di elaborazione del lutto per
la perdita di persone care, decedute per tumore, fino al dramma
sconcertante delle donne mastectomizzate che si interrogano sul loro
futuro, sempre più incerto.
Era difficile però pensare a quale intervento integrato mettere in atto,
di fronte a un discorso così "scottante", ovvero il come
realizzare quest' esperienza, con quale senso, con quale metodo, quale
conduzione, cercando di integrare la presenza e lo stile di due
professionalità diverse, poco abituate ad operare in sinergia.
Tutti eravamo quindi molto perplessi all'inizio di quest'esperienza, un
po' incuriositi e un po' titubanti. Non era chiara l'utilità e il senso
di un lavoro di questo tipo. Il tutto sembrava molto "fumoso" e
poco chiaro, ma intrigante, per cui valeva la pena provare. Era una sfida
professionale anche per noi, andando ad esplorare un nuovo campo
operativo. Certo, altre esperienze erano state realizzate, soprattutto in
America, con una metodologia di tipo comportamentale, che però risultava
troppo lontana dalla nostra tecnica e metodologia psicodinamica. Si
trattava quindi di inventare un nuovo modo di accostarsi al problema. La
paura era che non servisse a nulla, se lo scopo era smettere di fumare.
Con quale pretesa, d'altronde, potevamo porcelo come obiettivo?
Più realistico era il proporsi di riflettere sul problema della
dipendenza da fumo, valorizzando il gruppo come risorsa, da cui trarre
spunti di riflessione, confrontandosi sulle motivazioni a fumare, sulle
strategie più funzionali nel ridurre i danni, sui punti di debolezza da
proteggere.
Dal punto di vista teorico ci siamo ispirati alle conoscenze e
all'esperienza acquisite coi gruppi di sensibilizzazione, in cui cruciale
è lo sperimentare e l'apprendere dall'esperienza (De Polo, 1994).
Eravamo consapevoli infatti che tutti i tentativi realizzati fino ad ora
contro il fumo (dai cerotti, all'ipnosi, alle campagne
propagandistiche.....) si erano rivelati pressochè fallimentari, alla
prova del tempo.
E benchè sia tuttora risaputo che il fumo danneggi la salute del
consumatore (Arnao,1982), che sia intuitivo che le sigarette coinvolgano
oltre alla bocca, altri aspetti più profondi (il fumo immerge l'uomo in
un'atmosfera "magica"), o che il fumo possa regolamentare la
comunicazione (Lesourne, 1984), queste conoscenze sembravano
inutilizzabili.
Si poteva quindi provare a lavorare proprio su questa difficoltà.
Schematicamente, si potrebbe dire che l'iniziativa si proponeva come
obiettivi:
1)
la sensibilizzazione di un gruppo di persone dedite al fumo rispetto al
disagio connesso a tale problematica;
2)
la promozione di una maggiore attenzione al proprio benessere e ai propri
sogni/bisogni;
3)
una riflessione sul rapporto tra fumatore, non-fumatore e sigaretta, in
modo da comprendere meglio ciò che facilita e sostiene la motivazione a
smettere di fumare, per immaginare percorsi alternativi alla dipendenza da
fumo.
4)
di conseguenza, la prevenzione dei danni organici legati al tabagismo;
Per
il primo gruppo, composto da 11 persone, sono stati realizzati 5 incontri,
condotti dalla psicologa del SIMAP (2) e da un medico di base.
Per partecipare al gruppo requisiti erano: l'essere intenzionati a
smettere di fumare, essere motivati ad un lavoro di gruppo e l'aver
concluso il percorso individuale col proprio medico curante (colloqui ed
esami di laboratorio).
Ampia è stata l'adesione al progetto, forte la motivazione a partecipare
al gruppo, nonostante le considerevoli difficoltà organizzative (tra
ferie, comunicazioni tra servizi diversi, difficoltà di ritagliare tempi
e spazi nel sovraccarico di lavoro, distribuzione di compiti e competenze,
mancanza di finanziamenti......).
Lo scopo esplicitato anche negli incontri era di favorire una riflessione
sul problema che accomunava tutti coloro che partecipavano agli incontri,
ovvero il voler smettere di fumare, senza esserci ancora riusciti.
La conduzione, a orientamento psicodinamico, come si diceva, prevedeva un
ruolo più attivo da parte della psicologa, mentre il medico fungeva da
osservatore, con la possibilità di intervenire, preferibilmente alla fine
dell'incontro, in modo da funzionare anch'egli da ponte, in quell'area tra
soma e psiche.
L'idea era quella di favorire la coesione gruppale, ponendo le condizioni
per una libera comunicazione e interazione, segnalando ciò che avveniva
nel "qui ed ora", lavorando prevalentemente sulle dinamiche del
gruppo.
Sono stati toccati vari aspetti:
dalla presentazione di Sè, al rapporto difficile tra Sè-fumatore e Sè-non
fumatore (era condivisa l'idea di non pensare alle sigarette solo mentre
si dormiva), la difficoltà di riconoscersi come persone al di là del
fumo (i visi erano riconosciuti in base al numero di sigarette fumate
anzichè dai loro nomi, solo nel 4° incontro si sono interrogati tra loro
per sapere come chiamarsi, nè c'era altro da dire che non fosse il fumo,
nonostante gli spunti offerti al riguardo), l'ambivalenza (il quesito era
"ma se smetto di fumare, come faccio a fumare le sigarette?"), i
sensi di colpa (mi vergogno pensando di aver fumato persino prima di
entrare in sala operatoria?!.....Se mio marito sapesse che fumo ancora,
dopo l'intervento....), il rischio di ricaduta (se smetti poi chi ti
assicura che non ci ricadi?....C'è chi è andato fuori di testa smettendo
di colpo....), la paura (si può superare la paura di smettere?! ...Non è
quel mostro che non posso neanche affrontare?!), la difficoltà di
tollerare le emozioni negative e affrontare le situazioni di stress (tutti
erano stati "taglieggiati" dal fumo, con interventi chirurgici
personali e/o lutti), il condizionamento pesante che il fumo esercita
nella vita di ognuno, andando a coprire altre problematiche forse più
difficili, la pesantezza dei non detti, l'importanza di poter parlare di
questo problema con altri fumatori, da cui non ci si sente stigmatizzati.
Dall'urgenza mostrata nel primo incontro, in cui si susseguivano vari
discorsi, passando freneticamente da un argomento all'altro, nel tentativo
di capire e risolvere tutto e subito, senza lasciare spazio al pensiero, e
dopo le tonalità depressive e ansiogene del secondo incontro, si è
arrivati al terzo in cui non si sapeva più che dire. Ed è stato un
momento di svolta, per iniziare a incontrare l'altro, giocando.
Così, dall'idea paralizzante di non pensare al fumo solo quando si dorme,
si è passati a pensare al come risvegliare quella parte di sè che sta
dormendo e che non ha bisogno di fumare. Che è un altro modo per pensare
alle proprie risorse e potenzialità inespresse. Cruciale al riguardo è
stato l'uso del role-playing, come possibilità di giocare la parte di un
altro e di sentire altre emozioni e modi di essere, visualizzando le
proprie paure, le proprie ansie, i propri ideali, osservandosi
dall'esterno. Chi ha giocato, infatti, è tornato nel gruppo
successivamente annunciando con fierezza e stupore la sua conquista, cioè
di aver smesso o di aver ridotto drasticamente il numero di sigarette. Si
è trattato quindi di uno strumento funzionale al cambiamento, da tenere
in considerazione nella realizzazione di un prossimo gruppo.
Non è mancato anche chi si è reso conto di non voler smettere, di essere
venuto per dimostrare che anche noi (medici, psicologi, gruppo..) non
saremmo riusciti nell'impresa, ed è stato importante discutere anche di
questo, pensando al fumo come scelta.
Un bilancio quindi tutto sommato positivo, sia dal nostro punto di vista
di conduttori, sia dal loro punto di vista di "pazienti".
Non è stato comunque semplice vivere questa esperienza.
Faticoso è stato essere presenti ogni volta in modo costante, una
difficoltà che all'inizio si nascondeva dietro i disguidi organizzativi,
forse non casuali. Ad esempio, nonostante i criteri di selezione fossero
stati esplicitati con i medici invianti (che funzionavano da filtro), nel
gruppo abbiamo ritrovato tre persone "costrette" a partecipare
dal marito o dalla moglie o dal medico, e che di fatto hanno interrotto
subito gli incontri. Queste difficoltà fanno riflettere sull'importanza
di un'accurata selezione delle persone partecipanti al lavoro, al ruolo
cruciale degli incontri preliminari di preparazione col medico, al valore
positivo di una coordinazione integrata di medico e psicologo all'interno
del gruppo.
Ci piace sottolineare al riguardo il gioco degli scambi non verbali: nei
primi incontri gli sguardi ricercavano prevalentemente il sostegno e
l'incoraggiamento del medico, e il suo non colludere ogni volta con questa
richiesta implicita di aiuto ha permesso gradualmente un'attenzione
maggiore e più equilibrata al gruppo e allo psicologo. Un passaggio che
si è accompagnato all'apertura verso un pensiero più riflessivo, meno
dipendente dall'approvazione di altri.
Il gruppo ha quindi aumentato la fiducia di base di ognuno, sollecitando
le persone a trovare una propria strada, un proprio percorso, più
coerente coi propri bisogni-sogni-progetti.
In particolare, degli 11 fumatori, 2 hanno smesso completamente, 3 hanno
ridotto drasticamente il numero (da 1-2 pacchetti al dì, a 4-5 sigarette
al dì), 1 ha ridotto il numero passando a circa 15 sigarette, 1 non ha
modificato abitudini, 1 ha interrotto successivamente, 3 hanno lasciato
subito il gruppo (i disguidi di cui si diceva); in altri termini ben 6
persone hanno avuto cambiamenti significativi su 8 che hanno seguito il
percorso. Un successo davvero insperato, per un gruppo così breve.
Valuteremo nel prossimo follow-up (tra 6 mesi e un anno) quanto efficace e
duratura può risultare questa strategia, che non dà prescrizioni, ma che
lavora sulla difficoltà di utilizzare le informazioni che si possiedono.
Per il momento abbiamo apprezzato che il gruppo si sia concluso col
progetto di diventare un gruppo di "auto-aiuto", senza aspettare
nuove ricette magiche dall'esterno, ma aprendosi comunque al problema
"fumo".
(1)
L'‚quipe di lavoro era composta da: dr.a Codifava e dr.a Banno', medici
di base, dr. Bencivenni, dr.a Danesi, dr.a Rossi e dr.a Dondi,
psicologi.
(2)
SIMAP, Servizio d'Igiene Mentale e Assistenza Psichiatrica. Il lavoro di
gruppo di cui si parla è stato possibile grazie anche alle sollecitazioni
del Responsabile del Distretto, il dr. G. Rossi e al consenso del Primario
del Servizio stesso, dr.ssa T. Montevecchi, che qui si ringraziano.
(3)
Si tratta di parte di un lavoro presentato in occasione del convegno
citato sulla prevenzione e la salute mentale
BIBLIOGRAFIA
-Arnao
G. (1982), La droga perfetta. Rapporto sul tabacco da fumo disegnato da
Vincino, Feltrinelli Editore, Milano.
-Bion
W. (1962), Apprendere dall'esperienza, Trad. It., Armando, Roma, 1972.
-De
Polo R. (1994), Psicologia clinica e studio dei gruppi, in: Imbasciati A.,
Fondamenti psicoanalitici della psicologia clinica, Utet, Torino, pp.406-441.
-Fasolo
F. (1992), La fine della presa in carico, Psichiatria Gen. Età Evol., 30,
pp.323-341.
-Fasolo
F., Barillaro A.M., Cantù C., Cortese G., Fava Viziello G. (1996), In
breve volo. Quale stile di conduzione per una terapia di gruppo a
termine?, Archivio di Psicologia Neurologia e Psichiatria, 1, pp.71-81
-Lesourne
O. (1984), Il grande fumatore e la sua passione, Trad. It., Cortina
Editore, Milano 1986.
-Miglietta
D. (1996), Lo psicodramma psicoanalitico, relazione presentata nell'ambito
della Scuola di Psicoterapia della COIRAG, non pubblicata.
-Rossi
B. (1988), Svevo e il fumatore. Studio etimologico, relazione presentata
nell'ambito del Corso di Laurea in Psicologia, prof. Tibaldi, per
l'insegnamento di "Teorie della personalità"; lavoro non
pubblicato.
-Tibaldi
G. (1988), La personalità estetica, Cortina Editore, Milano.
P
S I C T V
La
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