L’attenzione
nello sport.
L’uso
del TAIS nello sport: un valore aggiunto
Claudia Nissi
L'attenzione è un processo
cognitivo che permette di selezionare stimoli ambientali, ignorandone
altri. Attraverso il processo attentivo l’individuo mette in azione i
meccanismi che provvedono a immagazzinare le informazioni nelle memoria a
breve e lungo tempo, influenzando direttamente l’efficacia delle
prestazioni nei compiti di vigilanza e di apprendimento. Una metafora
spesso usata è quella del filtro, che lascia passare soltanto gli stimoli
rilevanti. L’attenzione
può essere spontanea o focalizzata; la prima è involontaria,
"segue" gli stimoli così come si susseguono intorno
all'individuo, si tratta di attenzione libera e rilassata, che assorbe
tutto registrando passivamente, “una concentrazione senza sforzo”. Si
tratta di un’attenzione non strutturata, che Freud chiamava fluttuante.
l secondo tipo di attenzione
è attiva e tesa, cioè volontaria, focalizzata su un determinato stimolo,
diretta ad un fine, le idee e i pensieri convergono su un punto
determinato. E' appunto questo secondo tipo di attenzione che è molto
importante nello sport e che è anche chiamata concentrazione.
Concentrarsi significa controllare se stessi, e il proprio obiettivo.
Nello sport, significa mantenere l’attenzione sul processo e non sul
risultato, al fine di controllare ciò che è controllabile. Da
questi pochi elementi si può capire l’importanza dell’allenamento
mentale nell’attività sportiva, nella gestione delle risorse e nel
controllo dello stato d’animo. Lo
stile attentivo è stato studiato da Neideffer che, nel 1993, ne ha
proposto il seguente modello:
l
Focus attentivo può essere: ESTERNO AMPIO (Aware) tipico dei giochi di
squadra e/o delle categorie "open skill"; ESTERNO RISTRETTO (Focused)
tipico delle discipline o delle azioni motorie "closed skill";
INTERNO AMPIO (Strategic) si riscontra nelle pianificazioni di gara o in
determinate tipologie di pausa all'interno della stessa; INTERNO RISTRETTO
(Systematic) tipico dell'allenamento ideomotorio.
Allenare
la concentrazione significa controllare i processi del pensiero, dirigere
e mantenere l'attenzione su un focus, al fine di ottenere una corretta
esecuzione, incrementando le capacità di:
-
selezionare gli stimoli su cui focalizzare l'attenzione, escludendo quelli
irrilevanti;
-
dirigere l'attenzione al momento opportuno verso le informazioni
pertinenti;
-
mantenere l'attenzione sugli stimoli rilevanti.
L'affinamento
e la gestione volontaria della capacità di concentrazione possono essere
sviluppate attraverso training e procedure di rilassamento, andando così
a costituire un insieme di abilità interconnesse e rappresentando le
condizioni necessarie per la buona riuscita delle successive fasi di
visualizzazione e ripetizione ideomotoria.
Frester
definisce la ripetizione ideomotoria come una rappresentazione mentale
sistematicamente ripetuta e cosciente dell'azione motoria.
La
ripetizione idemotoria è solo una delle tecniche di cui lo psicologo
dello sport può avvalersi. Il dottor Cei, psicologo e docente, riporta
altre tecniche nella tabella seguente:
TRATTAMENTO
EFFETTO
La sfida dello psicologo dello sport è proprio quella di motivare
l’atleta alla costanza superando le condizioni avverse. In ambito
sportivo, come nella vita, la percezione che l’atleta ha di sé può
essere influenzata dagli stadi di cambiamento, dalla percezione di
autoefficacia, dal sostegno sociale e dal sé fisico. Al
fine di sviluppare le potenzialità dell’atleta si deve tenere conto di
diversi fattori, oltre a quelli sopraccitati; Serpa, presidente ISSP
(International Society of Sport Psycology) indica: il dono di natura, la
dedizione e impegno personale, il supporto familiare e la preparazione
psicologica. Lo
psicologo diventa quindi un valore aggiunto, che attraverso un patto di
coaching si pone con l’atleta l’obiettivo di promuovere le potenzialità
personali, relazionali e contestuali al fine di passare da una situazione
di disagio ad una situazione desiderata. L’esercizio
intenzionale è programmato e ha bisogno di un mentore per ottenere una
performance ottimale, e raggiungere una “peak experience”. Francesco
D’Aniello che ha vinto la medaglia d’argento a Pechino nel 2008 nel
tiro a volo, (specialità "double trap"), dice che il suo
segreto è quello di concentrarsi sul prossimo piattello a cui sparare:
“se pensi che devi sparare a 200 piattelli è meglio che stai a casa”.
L’atleta deve così mantenere alta la sua attenzione in quei 3 secondi
che passano dalla chiamata sulla pedana al lancio del piattello. Lo
psicologo dello sport può aiutare l’atleta ad usare a proprio vantaggio
un elemento così importante come la mente umana, per comprendere e
valutare l'individuo, per definire gli obiettivi intermedi e finali; per
creare aspettative reali, incrementando sia l'impegno che l'assiduità
dell'esercizio fisico e diminuendo i livelli di stress. Il
dr. Ken Ravizza, professore di Psicologia dello Sport applicata al
California State University di Fullerton, afferma che lo sport è un gioco
duro dal punto di vista mentale. He is one of the top Peak Performance
Consultants in the world today. Ravizza is a leading authority on
providing stress management skills and coping strategies, as well as
mental skills training for Peak Performance. Gli
elementi fondamentali di questo processo di allenamento sono: impegno e
missione, goal setting, obiettivi chiari, allenamento di qualità,
valutazione del processo, controllo delle distrazioni e ritorno alla
concentrazione, visualizzazione e preparazione mentale. La
routine diventa fondamentale nel gioco sportivo: coinvolgimento totale,
pensiero lineare, collegamento al compito da svolgere in quel momento e
fiducia nella vittoria. Ravizza
ritiene che il segreto sta nel fare una cosa alla volta, “essere qui
presenti, nel posto in cui dobbiamo essere”. Nel
calcio come in ogni altro sport è importante che l’atleta sappia
concentrarsi sul singolo momento, in quanto nell’attimo il giocatore
compie un’azione, “l’aspettativa del dopo, sia di vittoria che di
sconfitta, non lo distragga”. La sua attenzione in quei pochi secondi
deve essere assoluta e focalizzata….chissà a cosa pensava Roberto
Baggio, nel momento in cui ha tirato il rigore, in quei pochi secondi
decisivi che sono intercorsi fra la preparazione del tiro e il momento in
cui il piede del campione colpisce il pallone, mandandolo alto sopra la
traversa. Erano i mondiali USA del 1984, nella partita Italia-Brasile.
La capacità attentiva
dell’atleta diventa un elemento determinante ed è per questo che avere
quante più informazioni possibili facilita il compito dell’allenatore e
dell’atleta stesso.
L’utilizzo
del TAIS (Test of Attentional and Interpersonal Style) diventa
fondamentale nella pratica sportiva, è infatti uno dei test più
utilizzati in questo ambito, in quanto:
- misura delle
caratteristiche attentive e interpersonali ritenute importanti per predire
le prestazioni della persona in ambito sportivo, militare e aziendale;
-
è un test autodescrittivo del tipo carta-matita, composto da 144 "items",
che descrivono situazioni di vita quotidiana;
-
l’interpretazione del profilo fa riferimento ai punteggi ottenuti nelle
6 scale attentive (focus attentivo interno/esterno, sovraccarico di
stimoli esterni/interni, focus attentivo ristretto, focus attentivo
ridotto).
-
consente di formulare delle ipotesi sul grado in cui un individuo si
descrive competente nell’orientare la sua attenzione e i suoi processi
decisionali, nello svolgimento della sua attività, e su come affronta e
gestisce i rapporti interpersonali.
Inoltre il test è di facile e veloce somministrazione (massimo 30 minuti)
e la lettura e interpretazione del profilo è chiara e di facile
visualizzazione. Conoscere
quanto l’atleta si percepisce responsabile, competente nel poter
orientare la sua attenzione e capace di agire sul processo, sono aspetti
fondamentali nello sport sia per l’allenatore che per l’atleta;
quest’ultimo può imparare ad avere maggior fiducia nella sua capacità
di mantenere l’attenzione su un punto focale e di sapere quando è il
momento in cui è pronto. Nel
caso in cui, attraverso un test come il TAIS, si rileva che alcuni aspetti
siano deficitari, è possibile per l’atleta e l’allenatore lavorare su
di essi attraverso training ed esercizi specifici, avvalendosi della
competenza dello psicologo.
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