Affrontare
una nuova gravidanza dopo la perdita di un bambino.
Se
normalmente decidere di avere un figlio può essere una decisione
ponderata e impegnativa, decidere di affrontare una nuova gravidanza dopo
la perdita di un figlio lo è maggiormente. Molte
donne infatti si colpevolizzano per la perdita del bambino attribuendola a
qualcosa che possono aver fatto o aver disatteso. Normalmente
però la perdita di un bambino avviene per cause assolutamente non
collegate allo stile di vita della madre. Anche
se nella maggior parte dei casi si viene spinti dalla classe medica e dai
parenti ad avere subito un altro figlio, perchè si ha l’idea comune che
un’altra gravidanza scaccerà il pensiero della perdita, per molte
coppie è difficile pensare di avere subito un altro figlio. La coppia
infatti deve spesso gestire una maggior quantità di emozioni e di
preoccupazioni rispetto ad un’eventuale nuova gravidanza. Non
c’è nessuna cosa che possa garantire che la prossima gravidanza sarà
portata a termine con successo, ma riuscire ad avere una buona forma sia
fisica che emotiva/mentale sia nell’uomo che nella donna sicuramente può
incrementare le chance di successo nel rimanere nuovamente incinta per la
donna e che il bambino abbia una migliore salute e un ambiente ottimale
nelle prime settimane di gestazione, che sono cruciali perchè in quel
periodo si formano gli organi principali. L’equilibrio
emotivo è importante perchè riprendere i rapporti sessuali può essere
difficoltoso. Anche quando la donna si è completamente ristabilita dal
punto di vista fisico, si deve comunque imparare ad amare di nuovo e ad
accettare di nuovo quel corpo che da creatore e custode di una nuova vita
si è mutato in latore impotente della sua fine. Al
contrario di quanto altri suggeriscono spesso ai genitori in lutto non
c’é un tempo consigliabile per rimanere nuovamente incinte, è una
decisione personale che dipende dai sentimenti di entrambi i membri della
coppia al riguardo. E’ importante sottolineare che attendere per un
lasso di tempo prima di
concepire nuovamente spesso può essere benefico alla coppia per molti
motivi.
Esaminiamoli
punto per punto.
Perdere
un bambino, in qualsiasi età gestazionale accada l’evento, è sempre un
trauma fisico.
Nelle
perdite che avvengono nel primo trimestre spesso alla donna non è
consentita altra scelta che la dilatazione e il raschiamento o la
dilatazione e l’aspirazione (anche dette dilatazione e courettage cioè
d & c ). Queste pratiche possono lasciare degli strascichi fisici (Per
la d &c ad esempio la sindrome di Asherman).
Attualmente la terapia più accreditata, ma anche quella meno praticata in
Italia, è l'attesa sotto controllo medico. Questa pratica in paesi come l'Olanda,
il Canada, il Regno
Unito,
è la strategia più applicata, poichè l'aborto spontaneo spesso si
risolve naturalmente con l'espulsione del bambino. In altri paesi, come
gli Stati Uniti, c’è anche una linea di pensiero per cui si atende
l’espulsione senza neanche il controllo medico. Questa pratica viene
definita UC, cioè Unassisted Miscarriage. Attandere l’espulsone sotto
controllo medico evita i rischi connessi con la tecnica di svuotamento, la
quale potrebbe causare traumi all'utero latori di possibili complicazioni
per le gravidanze future.
Nelle perdite che avvengono nel secondo trimestre se il bambino è ancora
vivo (e questo, in genere, avviene per inconteìinenza cervicale) si ha
una dilatazione della cervice senza contrazioni, che causa un parto
indolore, e quindi l'espulsione del bimbo, che muore per immaturità.
Nel
caso che il bimbo sia già morto si avrà un travaglio, ed un parto più
doloroso, spesso accompagnato da emorragie.
Nelle
perdite che avvengono nel terzo trimestre la donna deve affrontare il
parto e, in caso di complicanze, un cesareo.
In
tutti i casi sopra citati, anche se la guarigione fisica può avvenire in
breve tempo, comunemente ai genitori viene consigliato di attendere i
risultati di eventuali esami clinici e/o autoptici per cercare di capire
cosa possa aver causato l’interruzione di gravidanza.
Gli strascichi emotivi e fisici dell’esperienza vissuta, uniti alla
ricerca della conferma della propria capacità di avere ancora dei figli,
alle preoccupazioni per la nuova eventuale gravidanza e al lutto ancora
non elaborato per la perdita del bambino, a volte possono provocare
un’infertilità psicogena.
Anche nel caso che la guarigione fisica sia avvenuta, che gli esami non
abbiano evidenziato niente di patologico, che l’attività sessuale sia
stata ripresa serenamente, concepire un figlio prima della data in cui
sarebbe dovuto nascere quello che si è perduto può portare a una
sovrapposizione, nell’immaginario genitoriale, delle due figure, con
aspetti deleteri per la relazione genitore/figlio e per la creazione da
parte del nuovo arrivato di una sua personalità distinta e autonoma.
Decidere
di prendersi del tempo può evitare alla coppia di subire pressioni da
parte del personale sanitario, dei parenti e degli amici che spesso
spingono i genitori a provare subito ad avere una nuova gravidanza. Darsi
qualche mese di pausa può
aiutare la coppia a sondare dei sentimenti che al momento della perdita
possono essere poco riconoscibili o essere stati posti in secondo piano.
L’idea
di una nuova gravidanza può portare sia sentimenti positivi e di speranza
che negativi, di paura e di ansia. Parlarne con il partner o con qualcuno
esterno alla coppia può aiutare nel processo di elaborazione del lutto.
Non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino che il periodo di tempo
in cui si affronta una nuova gravidanza possa influenzarne l’esito ma
per alcune cause come una gravidanza extrauterina, una mola o
perdite ripetute è bene aspettare.
Inoltre
aspettare di avere di nuovo almeno un ciclo mestruale è comunque
consigliabile perché questo aiuta a datare correttamente un’eventuale
nuova gravidanza e quindi a stimare le dimensioni del bambino, soprattutto
se il bimbo precedente è stato perso in conseguenza di una scarsa
crescita intrauterina.
Insomma, provare ad avere un altro figlio è giusto e salubre purché non
si dimentichi che si è pur sempre genitori che hanno sperimentato la
perdita di un figlio e che, perciò, possono avere dei sentimenti
conflittuali riguardo una nuova gravidanza, che ci si può comportare
diversamente da come si era affrontata la gravidanza passata etc... etc...
Riconoscere i propri sentimenti e, magari, essere aiutati da qualcuno
nell’esternarli può essere di enorme giovamento.
Molti
genitori cercano sostegno nel loro medico o ostetrica di fiducia, altri si
rivolgono ad un terapista, altri ancora a gruppi di genitori che hanno
avuto la stessa esperienza. Altri genitori invece preferiscono affrontare
da soli la loro perdita e spesso non vogliono sentir parlare di altre
perdite accadute ad altre persone perchè il ricordo risvegliato in loro
può essere doloroso. Non si può giudicare quale sia il modo giusto di
affrontare la cosa e dare una ricetta univoca per tutti, perchè se un
modo di affrontare il lutto funziona vuol dire che, a scapito di tutte le
teorie, per quella coppia è il modo giusto.
Comunque
è bene tenere presente che alcuni studi mostrano che una successiva
gravidanza ha più probabilità di successo se si diminuisce lo stress e
se ci si sente seguiti prima e durante la gravidanza.
Anche
il modo in cui si affronta la gravidanza può variare molto da persona a
persona. C’è chi concorda col medico più controlli che in precedenza
perchè questo lo fa sentire più sicuro e protetto da ogni evenienza, chi
invece fa meno controlli perchè medicalzzare troppo la gravidanza non fa
altro che ricordargli il suo status di genitore che ha perso un figlio e
rinnovare la paura che durante i controlli si possa avere una brutta
notizia.
Alcune
persone possono voler cambiare medico curante perchè hanno sentito poca
empatia da patre di colui che li ha seguiti in precedenza; in questo caso
potrebbe essere utile chiedere ad un conoscente qualche referenza per un
medico che sia empatico. Anche controlli come il triplo test o
l’amniocentesi possono essere fonte d’ansia perchè, in caso di esito
positivo, metterebbero i genitori nell’impasse se dover terminare,
stavolta volontariamente, la gravidanza. Nell’evenienza di gravidanze di
bambini risultati portatori di handicap o di bambini destinati a morire in
utero o subito dopo la nascita per patologie incurabili ci sono
associazioni che sostengono i genitori nella scelta di portare avanti la
gravidanza.
Alcune
madri si rassicurano dopo che la nuova gravidanza ha passato il punto in
cui la precedente si era interrotta, altre continuano ad essere
preoccupate fino alla nascita del bambino, mentre per altre ancora la
preoccupazione per la nuova gravidanza non sussiste neanche.
Infine
cambiare completamente il modo di affrontare la gravidanza( medico,
struttura per i controlli etc...) se per alcuni può essere un modo
scaramantico di rifuggire il ripetersi dell’evento luttuoso, per altri
può essere il segno positivo di aver imparato a differenziare il bambino
attuale da quello perduto.
Come
già detto ognuno vive in modo proprio l’evento e non esiste un modo
giusto o sbagliato, nè una reazione sana o patologica alla situazione in
cui ci si trova, proprio perchè la storia personale è un fattore potente
di differenziazione nella gestione di eventi così importanti nella vita
di un individuo e di una coppia.
Anche per questo è fondamentale ricercare da più parti aiuto e
informazioni, senza fermarsi alla prima struttura
o associazione incontrata, al primo medico o psicoterapeuta:
proprio perchè la gestione del lutto è un percorso molto personale,
trovare la soluzione che più calza al proprio sentire è importante.
Bibliografia
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Understanding
Reproductive Loss: exploring sociological perspectives
Part
3: A social insight into bereavement and reproductive loss
Carol
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all
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Risorse on-line
www.piccoliangeli.eu
www.piccoliangeli.forumup.it
per
il supporto alle perdite in gravidanza
www.ildono.org
per
il supporto a chi decide di portare avanti una gravidanza indesiderata
www.sullealidiunangelo.it
per
il supporto alla perdita in gravidanza, con particolare attenzione alla
preeclampsia
www.genitoridiunastella.it
per
il supporto alle perdite in gravidanza
Dottoressa Federica Mattei
Psicologa-Psicoterapeuta-Mediatore
Familiare
V.P.
dell’Associazione Piccoli Angeli
P
S I C T V
La
Web Tv per la Psicologia e La Psicoterapia |
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