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MOTIVAZIONE ESTETICA ALL’USO DI SOSTANZE DOPANTI

Matteo Simone

 

In base alla Legge 376 per la “disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”, entrata in vigore il 2 gennaio 2001,   costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare:

- le condizioni biologiche dell’organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti;

- i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche suddette.

La parola doping ha un etimo incerto: alcuni la farebbero provenire dal termine olandese “doop” usato dai pionieri che fondarono Nuova Amsterdam per indicare una bevanda eccitante a base d’erbe ed alcool. Altri la vorrebbero derivata dal verbo inglese “to dupe”, che significa ingannare, truffare. Quest’ultima definizione sicuramente fa intendere meglio il comportamento sleale del ricorso a sostanze e metodi vietati per migliorare il risultato sportivo. Della parola doping non è attestata dunque la forma originaria, si conosce però la data esatta in cui fu usata per la prima volta in un dizionario inglese: nel 1889 fu così definita una miscela di oppio, narcotici e tabacco data ai cavalli da corsa in un ippodromo statunitense. Lo stesso episodio della morte di Filippide, giunto stremato da Maratona per annunciare agli Ateniesi la vittoria sui Persiani, ha fatto nascere congetture tra gli esperti contemporanei. “Morì per un collasso, ma non prese sicuramente anfetamine”, così P.Decourt nel 1967 su Le Populaire du Centre. Al contrario invece R.Tolleron su Le Generaliste nel 1978: “No. Fu proprio drogato, dopato, prima di partire. Altrimenti non sarebbe morto, un soldato non muore per 40 chilometri di corsa”. Verso la fine dell’Ottocento si registravano casi sempre più numerosi di pratiche proibite nel ciclismo e nella boxe professionistica. Già in una sei giorni ciclistica del 1879 i corridori usarono caffeina, zucchero disciolto in etere ed altre bevande a base di alcool e di nitroglicerina, sulla base della sua attività coronarodilatatrice e nella supposizione che aumentasse la portata cardiaca. Nel 1886 è riportata la prima morte per incidente dovuto a sostanze stupefacenti nella storia dello sport. Durante una Bordeaux-Parigi di 600 chilometri un corridore, cui il suo allenatore aveva somministrato una eccessiva quantità di trimitelamine, cadde a terra morto. Nel 1910 in Austria abbiamo la nascita del primo controllo anti-doping: a seguito di analisi condotte su alcuni cavalli, un chimico russo portò al  Club dei Fantini austriaci la dimostrazione scientifica dell’avvenuta pratica di doping, data dalla presenza di alcaloidi nella saliva degli sfortunati quadrupedi [1]. Nella gara sportiva oggi si è arrivati ad un agonismo così spinto, ad interessi economici così grossi che l’atleta cerca ogni mezzo per migliorare la sua prestazione. Anzi, l’atleta riporta di sentirsi “costretto” a fare questo. L’impiego degli steroidi anabolizzanti al fine di esaltare le capacità atletiche è con ogni probabilità il fenomeno doping più diffuso e consistente mai registrato. In generale gli effetti tossici degli SA, tranne forse quelli sul miocardio, sono di breve durata e reversibili, dopo sospensione di questi composti, nell’arco di alcune settimane. Molti atleti assumono SA in modo quasi continuativo per lunghi periodi di tempo, per cui tali effetti nocivi possono divenire stabili e costituire un serio rischio per la salute. Negli utilizzatori di SA sono stati riportati cambiamenti della personalità che vanno da un’aumentata irritabilità, a comportamenti violenti ed antisociali, sino ad alcune segnalazioni di vere e proprie psicosi. In genere tali disturbi del comportamento ritornano alla norma dopo sospensione degli SA. L’uso di SA sembra inoltre associato anche ad altri comportamenti a rischio, quali il pensiero suicidio, l’intraprendere rapporti sessuali non protetti, il guidare in stato di ebbrezza, il possedere un’arma. Sono stati riportati infine alcuni casi di AIDS contratto tramite lo scambio di siringhe infette, utilizzate dagli atleti per le iniezioni intramuscolari. Gli steroidi anabolizzanti vennero impiegati per la prima volta a fini doping negli anni ’50 in Europa orientale. In seguito il loro uso si estese agli Stati Uniti e rapidamente un po’ in tutto il mondo. All’inizio l’autoprescrizione degli Steroidi Anabolizzanti (SA) riguardava solo atleti d’élite praticanti sport di potenza, ma in seguito si estese a macchia d’olio alle altre discipline sportive ed anche ad atleti amatoriali. Il loro abuso continuò a diffondersi sempre più nel mondo dello sport, soprattutto nelle palestre di body building dove vengono assunti al solo scopo di migliorare l’aspetto fisico. Tra gli adolescenti, l’uso di steroidi è tipicamente motivato da benefici a breve termine, includendo il desiderio di aumentare la forza e il rendimento atletico e il desiderio di migliorare l’aspetto. In generale, gli utilizzatori di steroidi che sono atleti sono più propensi ad usare steroidi per motivi legati al rendimento atletico, mentre gli utilizzatori che non sono atleti sono più motivati da preoccupazioni relative l’aspetto[2]. Choi e collaboratori[3] individuano in una sindrome comportamentale, nota come sindrome da dismorfofobia, la causa principale di una ricerca esasperata di perfezione del proprio corpo. Le persone affette da questa sindrome si caratterizzano per una mancata accettazione delle sembianze del proprio corpo e per una percezione distorta della propria immagine: gli uomini si sentono piccoli e deboli quando, al contrario, sono grandi e muscolosi mentre le donne si sentono flaccide e grasse quando, in realtà, sono magre e muscolose. Un gruppo di soggetti, per lo più studenti adolescenti, riporta tra le ragioni per l’uso di sostanze dopanti il miglioramento dell’immagine o il rendimento sportivo. In un’indagine condotta in Svezia tra studenti nel 1995 dei 37 ragazzi riportanti l’uso di agenti dopanti, 22 hanno risposto che le ragioni erano di acquisire un corpo più attraente/muscoli più grandi e/o miglioramento performance sportiva. Anche In uno studio condotto in West Virginia, la ragione riportata più frequentemente per l’uso di steroidi era di “migliorare l’aspetto - sembrare più grandi o migliori”(43%). Questa risposta era stata data il doppio di volte rispetto alla seconda risposta più comune che era “migliorare il rendimento sportivo” (22%). Questo dato, unito al fatto che il 36,8% degli utilizzatori di steroidi non praticano alcuna attività sportiva, suggerisce che l’abuso di steroidi anabolizzanti si è diffuso nella popolazione adolescente generale e che ottenere un vantaggio nello sport non è la ragione dominante per gli adolescenti che usano questi aiuti[4]. L’immagine del corpo è stata a lungo un soggetto di ricerca e la maggior parte degli individui sono risultati essere infelici in qualche modo con il loro corpo. Generalmente le donne vogliono essere 7 libbre più leggere, avere fianchi e vita più piccoli, braccia e gambe più magri, e avere nasi più piccoli. Gli uomini vogliono essere 3 libbre più pesanti, più alti, avere spalle più ampie, braccia e gambe più spesse, avere menti più larghi, e orecchie più piccole. Entrambi vogliono avere petti più larghi. E’ emerso che gli uomini sono insoddisfatti  con loro stessi dalla vita in su e a parte il loro petto le donne sono insoddisfatte con i loro corpi dalla vita in giù. Queste conclusioni sono consistenti nelle varie ricerche, e corrispondono anche agli attributi fisici che noi consideriamo molto nel sesso opposto. La pressione all’aspetto “buono” appare essere sia interna che esterna. Nelle donne questa pressione è stata considerata contribuire allo sviluppo di disordini alimentari. Negli uomini, e in una più piccola proporzione di donne, può aver contribuito all’uso di AS[5]. Durante la pubertà, la forma del corpo cambia, con le adolescenti che sviluppano i fianchi e gli adolescenti maschi le spalle. Dopo lo scatto di crescita puberale, gli adolescenti maschi sono più alti e più pesanti delle loro controparti femmine ed hanno anche forza e muscolatura più grande. Le ricerche sullo sviluppo normale degli adolescenti indicano che le donne sperimentano più insoddisfazione corporea degli uomini. Mentre le adolescenti sperimentano una diminuzione dei sentimenti di attrazione, gli adolescenti maschi sperimentano un miglioramento dell’umore e dell’immagine corporea e un aumento di soddisfazione del loro peso. Questa scoperta non è sorprendente, dato che i cambiamenti fisici della pubertà spesso portano adolescenti maschi più vicini all’ideale di corpo maschile mentre distanziano le adolescenti dallo standard socioculturale magro di bellezza per le donne[6]. Studi hanno correlato l’insoddisfazione corporea a sintomatologie depressive tra i ragazzi e gli adolescenti. Questi dati indicano che i fattori di rischio per i disturbi alimentari e la depressione, specialmente l’insoddisfazione corporea, possono essere acquisiti presto nell’infanzia[7]. Uno studio di Blouin e Goldfield comparò l’immagine del corpo e l’uso di steroidi tra maschi culturisti, podisti, e praticanti del tae kwon do. I ricercatori riscontrarono che i culturisti erano significativamente  più propensi di altri atleti a riportare un insoddisfazione del corpo. L’uso di steroidi era più frequente tra i culturisti competitivi che tra quelli che lo facevano a fini ricreativi. Lo studio concluse che i culturisti maschi, particolarmente culturisti competitivi, possono essere a rischio per “sviluppo di pratiche comportamentali di alto rischio con un apparente scopo di modificare il loro corpo a causa di aspettative sociali e personali”. Come è il caso riguardante le ricerche sull’associazione tra l’ideale del corpo magro e i disordini alimentari tra le donne, l’ideale del maschio muscoloso nei mass media può essere visto come un fattore di rischio socioculturale per l’insoddisfazione del corpo e i comportamenti dannosi di controllo del peso tra gli adolescenti maschi[8].

 


[1] ARPINO M., 26/27/28 maggio 2000, Atti del Convegno Internazionale “Lo sport giovanile e Scolastico in Europa e nel Mondo nel terzo millennio – Quali iniziative per prevenire e combattere il Doping?” Cagliari/Quartu S.Elena.

[2] GIADA F., CONTE R., PALATINI P., 1999, Effetti farmacologici e tossicità degli steroidi anabolizzanti, Medicina dello sport, 52/2.

[3] CHOI PY, POPE HG Jr, OLIVARDIA R. Muscle dysmorphia: a new syndrome in weightlifters. Br J Sports Med. 2002 Oct, 36/5.

[4] WHITEHEAD R., CHILLAG S., ELLIOTT D., 1992, Anabolic Steroid Use Among Adolescents in a Rural State, J. Family Practice 35.

[5] WROBLEWSKA A.M., 1997, Androgenic-Anabolic Steroids an Body Dysmorphia in Youn Men, J. Psychosomatic Research, 42/3.

[6] PEIXOTO LABRE M., 2002, Adolescent boys and the muscular male body ideal, Iournal of adolescent health, 30.

[7] SCHUR E.A., SANDERS M., STEINER H, 2000, Body Dissatisfaction and Dieting in Young Children, Int J Eat Disord 27: 74-82.

[8] PEIXOTO LABRE M., 2002, citato articolo.

 

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