Un
disturbo d’ansia dell’età evolutiva: il mutismo selettivo
di
Scorpiniti Margherita
Abstract
Il presente articolo illustra lo stato dell’arte del mutismo selettivo
descrivendone, oltre ai sintomi, anche quelle azioni di ricerca da parte
di operatori scolastici e terapeuti, tendenti a individuare nuovi metodi e
tecniche di intervento.
Introduzione
Il disturbo definito “mutismo selettivo” (precedentemente mutismo
elettivo descritto da Tramer nel 1934) non ha visto fiorire molti
studi da parte della ricerca scientifica. Solo alcune ricerche attuali
hanno individuato aspetti nuovi di questo problema e proposto originali
modalità di trattamento. Secondo il DSM - IV-TR il mutismo selettivo è
l’incapacità di parlare in una o più importanti situazioni sociali,
come a scuola, nonostante eloquio, sviluppo e comprensione del linguaggio
siano adeguati, anche se possono essere usati altri mezzi di comunicazione
non verbale. Non è dovuto a un altro disturbo mentale o a un’incapacità
correlata allo sviluppo, anche se è stata riferita l’incidenza di
sviluppo ritardato del linguaggio o difficoltà di articolazione. La
diagnosi di mutismo selettivo viene esclusa se il problema non è dovuto
all’imbarazzo di avere un disturbo dell’eloquio o del linguaggio. Oggi
tale disturbo non è più visto come causato da persistente rifiuto di
parlare ma da costante incapacità di parlare derivante da paura o ansia.
Un altro requisito del mutismo è che esso non può essere dovuto a una
mancanza di scorrevolezza del linguaggio richiesta dalla situazione
sociale. Il disturbo deve essere abbastanza grave da interferire con i
progressi scolastici o lavorativi; i sintomi devono persistere per almeno
un mese, escluso il primo mese di scuola. Se nel bambino viene
diagnosticato uno di questi disturbi: Disturbi della comunicazione,
Ritardo Mentale grave o gravissimo, Disturbo Generalizzato dello Sviluppo,
Schizofrenia o Disturbo Psicotico, allora viene esclusa la diagnosi di
Mutismo Selettivo. Rispetto al Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo
Oppositivo Provocatorio o Disturbo d’ansia, nel Mutismo selettivo si
nota soprattutto una rilevante mancanza di linguaggio.
Contenuto
Il Mutismo selettivo è un disturbo d’ansia infantile caratterizzato
dall’incapacità del bambino di parlare in varie situazioni sociali. Il
bambino con MS non agisce di solito in modo oppositivo/provocatorio ma
appare letteralmente così ansioso da non riuscire a parlare. La maggior
parte dei bambini con Mutismo selettivo studiati, ha una predisposizione
genetica ai disturbi legati all’ansia anche se situazioni ambientali
stressanti possono incrementarla(E. Shipon-Blum). Circa il 90% dei bambini
con MS analizzati (percentuale tratta da articolo di C. Stanley) risponde
ai criteri diagnostici del DSM-IV della fobia sociale che è una paura
persistente delle situazioni e prestazioni sociali. Molti bambini con
mutismo selettivo si sentono osservati in ogni minuto del giorno, per
questo sono così ansiosi e impauriti che letteralmente non riescono a
rispondere se si tenta di comunicare con loro. In uno studio della Segal
che analizza somiglianze e differenze tra gemelli monozigotici cresciuti
insieme, vengono descritte due gemelle che all’età di quattro anni
svilupparono mutismo selettivo. Questa patologia si manifestava, ad
esempio, quando erano a scuola e comunicavano solo tra loro, mentre, con
la loro maestra, si facevano comprendere con mezzi non verbali. A casa
parlavano normalmente, ma se entrava una persona a loro sconosciuta esse
non si facevano udire da ella. Solo verso gli otto anni superarono il
mutismo con i compagni di classe che avevano frequentato fuori dalla
scuola. Una delle due gemelle, la più timida, soffriva molto più
dell’altra del suo mutismo selettivo e dimostrava maggiori paure e
incubi notturni, nonché enuresi notturna. Lo studio della Segal ci
consente di evidenziare che il mutismo selettivo aveva avuto un decorso
diverso nelle due gemelle che ne soffrivano. Il
mutismo selettivo interessa non solo medici e psicologi ma anche gli
insegnanti. Un secondo caso che qui citiamo, infatti, è tratto
dall’esperienza di lavoro dell’ insegnante G.Kervatt di sostegno alla
lettura e riguarda il problema di mutismo selettivo in un bambino che per
ben cinque anni, sia a scuola che nelle altre situazioni sociali, non ha
comunicato verbalmente con alcuno. Egli non era semplicemente timido,
soffriva di una vera e propria fobia sociale chiaramente divenuta evidente
all’ingresso nel mondo della scuola. L’Insegnante Kervatt nella sua
auto-pubblicazione ha raccontato attraverso i suoi resoconti (osservazioni
per sette mesi) di come ella e altri soggetti facenti parte del personale
della scuola, siano riusciti ad attuare un piano di intervento per Nick.
Attraverso un’attività di ricerca sul tema e la collaborazione con uno
psicologo, i membri del gruppo di studio ( docenti di classe, genitori,
docente di sostegno) che si occupava del caso del bambino con MS, sono
giunti ad organizzare un lavoro sistematico di terapia che lo ha portato
pian piano ad uscire dal suo silenzio. La Kervatt ha diretto il gruppo di
lavoro con immensa pazienza e creatività, mantenendo una notevole
sensibilità nel sostenere Nick nei momenti di incertezza e paura nel
comunicare. Il trattamento è stato costruito sul caso specifico di Nick,
e gli ha consentito una progressione nel raggiungimento degli obiettivi
prefissati nell’arco di sette mesi. Oltre a presentare una storia molto
interessante, il lavoro di Kervatt costituisce un’ utile guida per tutte
le persone che lottano per aiutare i bambini a superare il loro mutismo
selettivo. La Kervatt riconosce che ogni bambino è diverso e non sostiene
che il suo programma di lavoro possa andar bene per tutti, ma è convinta
che dai suoi risultati, insegnanti, genitori e psicologi possano trovare
idee e maggiore incoraggiamento a perseverare nel cercare soluzioni al
mutismo. Non sono ben
chiare le radici del mutismo selettivo, ma si ipotizza sia determinato da
varie concause genetiche e ambientali. Concludiamo l’elenco delle
ricerche qui citate con quest’ultimo studio compiuto su 19 coppie di
genitori di bambini con mutismo selettivo che parte dalla prospettiva
sistemica proponendosi l’obiettivo di studiare aspetti
relazionali-familiari implicati nel processo di mantenimento della
sintomatologia caratterizzante il MS in età evolutiva. Diverse evidenze
empiriche mostrano come il MS sia un disturbo appartenente al
“cluster” ansioso. La ricerca è partita dai risultati di quegli studi
(Beebe e Lachmann) che hanno indicato come la capacità del genitore di
comprendere gli stati mentali del figlio è influenzata negativamente
dalla condizione emotiva esperita dal genitore. In linea con questi studi,
tale ricerca ha analizzato l’azione 1) della reazione emotiva alla
diagnosi di MS e 2) della coesione familiare sulla comprensione
genitoriale del comportamento di mutismo selettivo del figlio, in termini
di condizione emotiva ansiosa. Il campione della ricerca era composto da
19 coppie di genitori con figli affetti da MS(criteri DSM-IV). I
genitori sono stati valutati mediante il Family Adaptability e Cohesion
Evaluation Scales (FACES) versione III e l’Hadley Questionnaire. I
risultati evidenziano come la reazione emotiva rabbiosa alla diagnosi di
MS e l’invischiamento familiare possono ostacolare la comprensione
genitoriale del disturbo del figlio in termini di “condizione emotiva
ansiosa”. Da qui, gli autori hanno ricavato le implicazioni dei
risultati sulla pratica clinica sia in base a concezioni psicopatologiche
che in funzione dello sviluppo dei trattamenti psicologici familiari nei
casi di MS in età evolutiva (Compare, Gorla, Molinari). Il
tasso di prevalenza del mutismo selettivo ha dato risultati che vanno da
0.08% (8 bambini su 10.000) a circa 0.1 % ( o 1 bambino su 1000). Le
variazioni possono essere dovute ai metodi di indagine adottati, all’età
dei bambini nella popolazione campione, o ad un errato riconoscimento di
sintomi da parte dei genitori, dei medici e degli educatori.
L’idea che sostiene che questi bambini possono essere vittime di
violenza è poco fondata. Non vi è ragione di presumere che tale violenza
si verifichi più spesso su di loro piuttosto che su tutti gli altri
bambini. Gli studi epidemiologici hanno mostrato un’alta incidenza di
ansia sociale e /o depressione nei familiari di questi soggetti, ma non vi
è prova che una patologia familiare provochi i sintomi di mutismo
selettivo. Se il mutismo selettivo rappresenta una fobia del linguaggio,
non sorprende che i soggetti con MS sembrino resistere in modo ostinato ai
tentativi di farli parlare. Se il trattamento del mutismo selettivo
avviene come se fosse appunto un disturbo d’ansia, diversi bambini
compiono progressi eccellenti. Alcuni casi suggeriscono, comunque, che una
diagnosi e un trattamento precoci sono cruciali per avere la massima
probabilità di successo (C. Stanley).
Conclusione
I bambini con MS non dovrebbero essere forzati a parlare perché
altrimenti vivono un’ansia grave e paralizzante, invece, bisognerebbe
consentire loro di comunicare non verbalmente.
A volte, i bambini con MS vengono confusi con bambini con sindrome
autistica.
Invece, autismo e mutismo selettivo sono disturbi differenti tra loro.
Nell’autismo il comportamento non è variabile con la situazione,
l’ambiente o le persone circostanti. La maggior parte dei medici che
lavora con bambini con MS ritiene che essi abbiano tendenzialmente una
intelligenza al di sopra della media e che molti di loro siano
particolarmente dotati (C. Stanley). I bambini selettivamente muti hanno
ottime possibilità di superare il loro disturbo quando c’è una
collaborazione tra genitori, insegnanti e terapisti. Un
approccio nuovo al problema viene offerto dalla terapia strategica, che
propone agli insegnanti e a quanti si trovano a lavorare con bambini
aventi questa diagnosi, di evitare:
- richieste dirette di parlare e comunicare in generale;
- spiegazioni del disagio;
- aumento delle attenzioni;
- creazione del caso.
Infatti, il bambino con tale disturbo più riceve attenzione più si
inibisce.
Tale terapia, invece, offre alcune strategie e tecniche originali:
- dare piccole frustrazioni attraverso errori sistematici, oppure
- uso della tecnica del “Come se”,ecc…
In sostanza, viene consigliato di capovolgere completamente le modalità
della relazione, da una percezione in cui l’insegnante insegue
l’allievo per farlo parlare, a un’altra in cui deve essere l’allievo
a sentire la necessità di rincorrere l’insegnante per poterle parlare.
Nella pratica questo può essere costruito attraverso la tecnica della
frustrazione del sintomo (Haley 1987, 1988). Tale tecnica consiste nel
commettere errori in modo sistematico sul bambino ( nome, età, colori
degli indumenti,ecc..), senza dargli il tempo di rispondere per portare le
correzioni. L’insegnante evita di farsi correggere passando velocemente
ad un altro argomento o allontanandosi dal bambino. Spingendo, così,
l’allievo a voler parlare per correggerlo, ma impedendogli di farlo, lo
mette davanti a piccole frustrazioni che lo indurranno a reagire e a
schiodarsi dalla sua rigida posizione di mutismo (Nardone- Fiorenza-1995). In
alternativa o, in alcuni casi contemporaneamente, si utilizza la
ristrutturazione per connotazione positiva e la prescrizione ( per
approfondire vedi Terapia breve- strategica). Per evitare ricadute,
davanti ai buoni risultati ci si aiuta con un gioco chiamato “indovina
se è vero o falso”. Si spiega al bambino che potrà scegliere di non
parlare quando lo desidera per un tempo limitatamente breve o anche per
una giornata intera. Gli altri (compagni e insegnanti) dovranno cercare di
indovinare se il suo silenzio è vero, cioè indipendente dalla sua volontà
o se è falso, cioè se è scelto da lui. In questo modo il bambino non si
sente sotto pressione e può scegliere se cambiare atteggiamento oppure
meno. Adottando queste tecniche vengono inoltre rispettati i suoi tempi
personali. In conclusione, esistono oggi vari approcci al mutismo
selettivo, anche se alcuni di essi non riescono sempre a portare i
soggetti colpiti a sbloccarsi e quindi a comunicare verbalmente con tutti. In
questi casi conviene tentare soluzioni più originali al problema, come
quello proposto dall’intervento strategico nei contesti educativi, in
quanto richiede un capovolgimento dell’ottica da cui si affronta il
disturbo e si cerca di portarlo al suo superamento.
Bibliografia
Solo presentazione on-line del libro
A.Compare, C. Gorla, E. Molinari, Famiglia e mutismo selettivo: aspetti
relazionali e psicopatologici
A. Fiorenza, G. Nardone, L’intervento strategico nei contesti educativi.
Comunicazione e problem-solving per i problemi scolastici- Giuffrè
Editore- Milano 1995.
C. Stanley, Dieci luoghi comuni sul mutismo selettivo, http://www.
selective-mutism.com
E. Shipon-Blum, Comprendere il Mutismo Selettivo - Una guida per aiutare
gli insegnanti a capire
http://www.
selective-mutism.com
G. Kervatt, The Silence Within - A Teacher/Parent Guide to Helping
Selectively Mute and Shy Children
http://www.
selective-mutism.com
N. L. Segal, Indivisible by Two: Lives of Extraordinary Twins, Cambridge,
MA, Harvard University Press
V. Andreoli, G.B. Cassano, R. Rossi- DSM- IV- TR- Manuale Diagnostico e
statistico dei disturbi mentali. Text Revision. Ed. Masson, Milano.
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