RIPENSANDO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE Barbara Rossi
1. Dott.ssa, la sensazione è che gli episodi di violenza siano in rapido aumento. Ci può dare un’idea della diffusione del fenomeno in termini più quantitativi?
2. Sono gli episodi di violenza che aumentano oppure è aumentata la disponibilità delle persone a denunciare episodi di violenza subita? E’
vero: si potrebbe ipotizzare che grazie ai mass media si viene a sapere
molto di più rispetto a prima, ma mai come in questi ultimi anni si è
assistito ad un boom così eclatante. Si può veramente pensare ad un
incremento della violenza in tutte le sue forme (fisica, sessuale,
psicologica e lo stalking). È aumentato anche un senso diffuso di
disagio. Infatti, a fronte di un indiscutibile “benessere economico”
di tante persone, è aumentato il “malessere” per situazioni che
cambiano continuamente come il lavoro, stili e modi di vita in
trasformazione, ai quali non tutti sono preparati. Ultimo ma non per
questo meno importante la caduta vertiginosa della “comunicazione”
all’interno della famiglia stessa; infatti lo stress della quotidianità,
il tempo troppo risicato per tutto non concorre a favorire l’unione e la
comprensione familiare. Ma, ci vorrebbe altro tempo e altro spazio per
approfondire anche questo! 3. L’associazione di cui fa parte in che modo aiuta minori e donne vittime di violenza? L’associazione
che rappresento è formata da Operatrici, opportunamente formate e seguite
in supervisione permanente, che raccolgono le telefonate delle donne, le
accolgono in colloqui nel più completo anonimato, e, in caso di necessità,
le ospitano in due case-rifugio della città di cui una ad indirizzo
segreto. Anche in queste case, le donne sono seguite e supportate per
tutto il tempo che occorre da personale idoneo sia per loro che per gli
eventuali minori presenti. Dopo il colloquio, a seconda della richiesta
della donna, possono essere consigliati ulteriori colloqui con le
psicoterapeute del Centro o con le avvocate. In molti altri casi vengono
accompagnate dal nostro personale in questura per eventuale denuncia, o
presso i consultori da assistenti sociali. 4. Perché proprio le donne e i minori diventano oggetto di violenza? Perché
in certi contesti “appaiono” più fragili. Non è vero il comune
pensare che il fatto accada perché l’uomo è un alcolizzato oppure è
sotto stress o sotto l’uso di sostanze o farmaci, o affetto da qualche
disagio mentale. Così come è errato pensare, come si ritiene, che il
fenomeno riguardi fasce svantaggiate, non coinvolga anziane, sia questione
culturale (straniera). Sappiamo che è un fenomeno esteso anche se ancora
sommerso, e per questo sottostimato; è trasversale poiché riguarda donne
e bimbi di ogni età, cultura e classe sociale; non riguarda solo gli
stranieri, uomini di tutto il mondo, ma riguarda anche uomini di
nazionalità italiana. Le cause purtroppo devono spesso essere ricercate
all’interno di complicate dinamiche instauratesi nel nucleo familiare.
Ricordiamo che tale situazione si registra là dove di fronte ad una donna
forte c’è un uomo fragile e non abbastanza maturo per elaborare il
conflitto. Di conseguenza l’uomo agisce il potere con qualsiasi
strumento per arrivare al dominio. Ecco perché ritengo che la Violenza
non sia riconducibile al comportamento più o meno deviante di un singolo
bensì sia un problema sociale, culturale e politico 5. Cosa si sentirebbe di suggerire ad una persona vittima di violenza? Abbiamo elaborato un decalogo da offrire alle donne che hanno subito violenza. DECALOGO 6. E cosa ai familiari e amici? …….Di
non nascondersi, di non tacere, di non far finta di niente. Credendo di
agire per “amore” in realtà rinforzano la violenza
“autorizzandola” inconsapevolmente .E la catena di omertà si chiude
con la certezza che continuerà ancora e ancora ! 7. Una denuncia di violenza cosa comporta per chi l’ha subita, in termini di accertamenti vari? Per
chi l’ha subita una grande paura, un grande senso di solitudine ed
impotenza oltre che un senso di svilimento totale del suo ruolo e della
sua “autostima”. Inoltre la sensazione tremenda che NESSUNO potrà mai
capire! Ricordiamo inoltre che la donna che ha subito violenza, il più
delle volte è stata minacciata di essere “punita” se denuncia: ad
esempio è minacciata di toglierle i figli, o di essere picchiata ancora
più di prima o addirittura di vedersi ucciso l’animale domestico cui è
legatissima, o ancora di essere minacciata per la sua vita stessa o dei
suoi cari. Al contrario, a volte, si trova lacrime e pentimenti da parte
dell’uomo che fa violenza, con promesse che non succederà più; ecco da
dove nascono le recidive, ecco perché una donna che non ferma il suo
aggressore la prima volta dopo non ci riesce più! E’ di rilievo, a
questo punto, sottolineare come sia difficile l’iter della denuncia. ·
All’ingresso della donna al Pronto Soccorso, intanto si ritrova a fare
file infinite, come tutti gli altri. Ore ed ore di attesa aumentano il
senso di panico, di solitudine, di disperazione, di autentica sensazione
di essere incompresa e sola nella sua impotenza. A Parma per fortuna e da
qualche tempo, si è creato un centro parallelo al Pronto Soccorso gestito
dalle operatrici del Centro Antiviolenza in cui possono rivolgersi le
donne che hanno subito violenza. Ma in quante altre città esiste un
Centro specifico? ·
Successivamente si pensa alla denuncia in Questura: è molte volte
traumatica! Non sempre infatti, incontri la persona sensibile che ti
capisce! Anzi, nella maggior parte dei casi trovi chi minimizza
l’accaduto e cerca di convincere la donna a lasciar perdere. Altre
volte, nei casi di violenza familiare, dietro insistenza della donna viene
chiamato anche il partner. Lui, quasi sempre in lacrime, chiede scusa
chiedendo il perdono, ma questo pentimento, ahimè, dura sempre assai
poco! ·
Infine il ruolo di molti rappresentanti di Comunità Cattoliche
interpellate dalle donne: cercano sempre di sminuire e di far ricadere la
colpa su comportamenti o atteggiamenti che la donna ha avuto ed hanno
fatto infuriare il partner. Insomma qualunque tentativo di denuncia è
troppo spesso causa di ulteriori violenze psicologiche quindi “traumi
che si sommano ad altri traumi”. Ma questa difficoltà non deve portare
al silenzio. Già Shakespeare diceva “ dai parole al dolore....la pena
che non parla urla in fondo al cuore e lo induce a frantumarsi .....”
Pensiamoci.. Noi a Parma, per queste ragioni, abbiamo previsto che il
Centro Antiviolenza accompagni le donne che lo richiedono in Questura: ci
avvaliamo di persone già in contatto con noi, di cui ci fidiamo
ciecamente e che affrontano la violenza nel modo corretto.Ed ecco perché
nel Convegno abbiamo fatto venire un’infermiera forense, Virginia Linch,
che ci ha portato a conoscenza di come da anni negli States affrontano
questo problema: vi è in ogni Pronto Soccorso una infermiera
specializzata (appunto la forense) ad occuparsi delle vittime di violenza.
Le accoglie, le mette a proprio agio, le fa parlare, le offre qualcosa,
chiede loro quel che ricordano dell’accaduto, raccolgono i dati
importanti per l’indagine medico-diagnostica, non la lasciano insomma
sola un attimo e, quando arriva il medico, la situazione di ansia e
panico, di timore e di solitudine che ha colpito la donna , si è un poco
sciolta e quindi diventa più facile per il medico stesso proseguire negli
accertamenti che gli competono. 8. Quali le conseguenze psicologiche per la vittima? Queste
sono tremende. Il senso di autocolpevolizzazione spesso le frena, in
pochissime si confrontano con familiari ed amici. Nel caso di violenza
familiare, il terrore è di ritrovarsi sole, anche senza quell’uomo che
pensano ancora di amare, perché padre dei loro figli. Lui troppo spesso
le fa stare malissimo: insonnie, inappetenze, flash back, valorizzazione,
calo di concentrazione, motivazione e autostima sono i sintomi più spesso
denunciati. Anche nei casi di violenza extra-familiare, è difficile
parlare perché il timore è di essere colpevolizzate, non capite,
isolate, punite. Sarebbe una violenza che si aggiunge a violenza. Pensiamo
ad esempio alle donne musulmane della vicina Croazia. Durante la guerra
molte di esse sono state violentate dal “nemico”. Quelle che hanno
trovato il coraggio di parlare al marito dell’accaduto non sono state
comprese. Si sono viste tolte il velo, come segno di disonore e colpa, e i
figli cacciati da scuola. Il Centro Antiviolenza è molto utile per queste
persone, forse l’unico spazio dove possono trovare ascolto e
comprensione senza essere stigmatizzate per questo. A volte la cultura
familiare rende davvero difficile le cose, per cui ogni situazione va
pensata nel suo contesto di riferimento. 9. In base alla sua esperienza ritiene che si possa superare il trauma di una violenza? Credo
sia molto difficile stabilirlo con certezza: le variabili che concorrono
alla riuscita del superamento traumatico sono tantissime e relative alla
soggettività e alle caratteristiche personologiche della donna.
Sicuramente i passaggi iniziali sono i più importanti come il comprendere
da parte della donna che lei “NON E’” un problema ma che “HA” un
problema. Grazie all’aiuto del Centro, aiuto costituito
dall’attivazione di strumenti idonei, è la donna che deve trovare la
Sua Soluzione al Suo problema. Il Centro rimane a supportarla qualsiasi
scelta di vita lei faccia sia per sé che per i suoi figli (si parli di
riavvicinamento al partner violento che di separazione o allontanamento
temporaneo, ecc). 10. Mi fa ricordare che anni fa una collega mi raccontava di come, di fronte a 3 uomini che avevano deciso di violentarla, fosse riuscita con il suo atteggiamento a farli desistere. È possibile in un qualche modo dare suggerimenti alle persone per cercare di prevenire o evitare il peggio in situazioni “critiche”? Credo
valgano le regole conosciute e condivise da ogni società, credo che
ognuna di noi già cerchi di mettere in atto atteggiamenti, comportamenti
o altro che non provochi ma che anzi prevenga qualunque gesto o atto
violento; credo che vengano ancora evitate zone o ambienti conosciuti come
rischiosi per questa tremenda realtà. Penso anche che molte donne
viaggino attrezzate di spray al peperoncino in borsa (che con 20 euro lo
trovi ovunque) ed ancora altre che frequentano sempre più numerose corsi
di difesa personale. Insomma ognuna di noi deve cercare le modalità più
idonee a difendersi. La ringraziamo per l’attenzione e il tempo che ci
ha voluto dedicare, e per i pensieri che ha condiviso con noi. Con
l’augurio che possa essere di stimolo a chi conosce la violenza sulla
sua pelle, perché possa trovare il coraggio di chiedere aiuto.
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