DIARIO DI UN DEPRESSO (5/3/2007) E’ un po’ di tempo che non scrivo. Onestamente non saprei nemmeno dire se ho molte o poche cose da dire. La prima cosa che mi viene in mente è ciò che ieri sera mi ha detto V********: “Corrado, non stai facendo niente per guarire”. Lei intendeva sia sotto l’aspetto dell’impegno personale sia sotto l’aspetto della psicoterapia. Mi sono sentito colpito e affondato. E allora mi sorge spontanea la domanda: cosa sto facendo io per guarire? Non ho la risposta, come al solito. Sto cercando di fare quello che G***** mi dice, anche se potrei fare molto di più. L’unica cosa che mi pare di non stare veramente facendo è quella di andare a correre. Non mi va, non trovo lo stimolo, non trovo quel quid necessario per mettermi le scarpe ed andare a correre in salita. Non corro, non c’è niente da fare. Il fatto di scrivere il diario è un impegno che sto riuscendo a mantenere, per cui scrivo una bella X. Sto anche cercando di applicare il comando delle gambe sia sui movimenti volontari che su quelli involontari: e qui è un’altra bella X. Sto leggendo il libro sul pessimismo: pur non capendoci niente, metto un’altra bella X. Ho appena iniziato ad andare alla comunità di sant’egidio a distribuire i pasti ai poveri: X. Ora la prossima volta dovrò cercare qualcuno che va a correre così potremo farlo insieme e trovare uno stimolo a correre nell’aggregazione. Oggi chiederò alla psichiatra la diminuzione dei farmaci, anche se so già che mi dirà di no . Altra cosa che devo fare è utilizzare il mio narcisismo per stare meglio: onestamente qui non saprei proprio che fare. Non sto applicando alla lettera il meccanismo del premio sia al sonno che a tutto il resto, svegliandomi prima e prendendomi un cappuccino solo dopo aver vinto una sfida. Altra cosa che non sto facendo, leggendomi gli appunti di Gianni, è quella di crearmi dei diversificatori dopo l’ufficio. Dopo aver fatto questa ricognizione mi sembra che il mio sforzo non solo non sia sufficiente ma non sia nemmeno centrato. E se da una parte è colpa mia, dall’altra è anche colpa di G*****. Forse abbiamo perso nel tempo l’obiettivo della cura, che è quello di stare bene per il mio rientro in ufficio. Ho latente il pensiero di andarmene dall’ufficio……………di andarmene da G***** ma credo che ormai sia troppo tardi per cambiare. Credo che l’unica cosa veramente necessaria sia un bell’esame di coscienza e agire di conseguenza. Chissà se mai lo farò.
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