L’acuta
analisi sui comportamenti sociali che Antimo Pappadia conduce da diversi
anni –si ricordi il precedente libro Differenze
e incomprensioni della coppia eterosessuale- si sofferma qui sul
tema dell’infanzia e dello sviluppo intellettuale ed emotivo del
bambino. Con un’ampia gamma di riferimenti, tratti sia dalla
letteratura scientifica sull’argomento, sia da esempi offerti dalla
realtà quotidiana, l’autore propone una teoria –ma anche una
pratica- educativa, tendente a mettere in evidenza i luoghi comuni
errati che spesso inducono a trattare bambini ed adolescenti, dentro e
fuori la famiglia, come esseri umani inferiori, in qualche modo non
ancora atti ad esercitare quelle facoltà razionali e quel controllo
emozionale che è proprio dell’adulto.
Tra i vari esempi, particolarmente cura è dedicata all’alimentazione
nell’età infantile e adolescenziale. All’interno della famiglia,
rileva l’autore, il cibo spesso è utilizzato come oggetto
transazionale, merce di scambio tra genitori e figli, a compensare
un’eventuale mancanza di affettività o di volontà nel cercare i
motivi che spingono i giovani all’aggressività e all’ansia.
Inoltre Pappadia suggerisce, in controtendenza rispetto ai criteri
solitamente messi in pratica, di lasciar trasparire gli stati emozionali
che contraddistinguono un rapporto, senza cercare forzatamente di
rimuoverli. Soprattutto nel caso dei bambini e degli adolescenti è
opportuno che l’emotività si manifesti e che queste manifestazioni
vengano ricondotte entro i limiti di una relazione accettabile, sia da
parte dei ragazzi, sia da parte degli adulti. Se il bambino viene
riconosciuto come persona, avrà
meno difficoltà ad accettare che anche gli adulti sbagliano e possono
attraversare momenti di instabilità emotiva.
A caratterizzare il rapporto tra genitori e figli dovrebbe essere l’empatia,
la capacità di comprendere lo stato emotivo altrui, al di là delle
motivazioni razionali che possono essere attribuite ad un comportamento.
Sulla scorta della psicologia cognitiva promossa da Howard Gardner,
l’intelligenza non si misura, infatti, soltanto su basi
logico-razionali: esistono molti tipi di intelligenza e ciascuna di esse
è presente in comportamenti diversi in ogni individuo, in una miscela
difficilmente scindibile nei suoi diversi aspetti. In particolare, è
proprio l’intelligenza emotiva a sollecitare o a frenare le
prestazioni puramente intellettuali e, la capacità degli educatori di
dare risposta a questa importante parte della personalità del bambino
ha riflessi non solo sulla vita individuale, ma sull’intera società.
Nella formula conclusiva, racchiudendo il senso di questo lavoro,
l’autore designa l’area della saggezza come un ambito nel quale
interagiscono il rispetto, la
dedizione e l’empatia,
una lettura proficua non solo per gli specialisti, ma anche per chiunque
voglia migliorare le relazioni con se stesso e con gli altri.
Stefano Benassi