CONTRIBUTO DI ALESSANDRO 28/11/2006
Per
anni ho avuto il terrore dei mezzi pubblici, specie se affollati, che pure
dovevo prendere ogni mattina. L’impossibilità di fuggire da questo
terribile obbligo quotidiano mi ha portato a sperimentare tecniche
abbastanza efficaci di spostamento dell’attenzione (leggere il giornale,
mandare un sms, contare i secondi che trascorrono fra una fermata e
l’altra). Ma è stata l’utilizzazione dei pensieri funzionali a
trasformare la mia esperienza con i mezzi pubblici. Il desiderio di avere
il controllo su me stesso, di guardare alla vita con gioia e senza inutili
paure, la convinzione di essere io l’artefice della mia felicità, la
consapevolezza che troppe volte in passato ero scappato dalle situazioni
difficili, mi hanno spinto a rimettere in gioco la mia vita. Ho
capito che per essere felice dovevo rifuggire le situazioni di comodo,
dovevo aver coraggio e osare. Così ho iniziato a prende gli autobus e la
metro con uno spirito nuovo. Davanti alla fermata non ero più una vittima
sacrificale, ma un uomo che vuole superare i suoi limiti. Ogni mattina era
un’occasione buona per mettermi alla prova e superare la prova mi
rendeva sempre più orgoglioso dei miei progressi e consapevole che niente
mi è precluso se veramente lo desidero. Così ho iniziato a vedere nel
panico non più un nemico subdolo, ma una opportunità per conoscermi e
per cambiare in meglio la mia vita. E’ stato un campanello d’allarme
che, in maniera poco delicata, mi ha comunicato che la mia vita stava
andando in una direzione sbagliata o, meglio ancora, non aveva una
direzione. Da problema a risorsa. Per anni ho desiderato con tutto me
stesso di tornare ad essere la persona che ero prima di conoscere il
panico. Ora sono certo che quella persona che ero prima mi ha portato
verso il panico. E, forse grazie al panico, spero di diventare una persona
migliore. Una persona che vuole vivere e non più lasciarsi vivere, non più
vittima delle passioni, ma capace di affrontarle. E soprattutto una
persona che riesce a guardare avanti e oltre: perché soffrire e stringere
i denti oggi può essere il migliore investimento per il futuro.
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