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L'EQUIVOCO DEL PENE

 CESARE  DE SILVESTRI

 

Una notizia proveniente da oltreoceano sta rivoluzionando gli ambienti degli psicoanalisti stranieri e nostrani. Austeri sacerdoti delle dottrine freudiane, junghiane, melaniane, eccetera, eccetera, mai d'accordo fra di loro per lunga e consolidata tradizione cannibalesca, sembrano oggi colpiti da un comune vento di perplessità, sconcerto e dubbio, se non di vera e propria disperazione, "E se avessimo sempre sbagliato tutto?" si domandano questi indefessi esploratori del profondo, lisciandosi la barba e guardando tristemente nel vuoto. Ma che cosa sarà mai successo di così sconvolgente?  Dunque, sembra che tutta la teoria psicoanalitica si basi sopra un colossale equivoco che solo recentemente è stato portato alla luce da un gruppo di psicoanaliste pentite. La teoria dell'invidia del pene, cioè l'idea che le donne avrebbero un divorante desiderio di possedere l'organo maschile, donde tutte le insoddisfazioni e frustrazioni femminili, andrebbe completamente invertita e ribaltata. In realtà la causa delle nevrosi è piuttosto l'invidia del seno, cioè la sfrenata libidine che avrebbero i maschi di possedere quest'attributo di cui sono privi. La nostra cultura, sostengono le studiose, nonostante l'apparente dominio di un culto fallocentrico, sembra tuttavia permeata da un'ubiquitaria atmosfera d'idolatria mammaria. Una cultura mastocentrica, quindi . Basti pensare al successo strepitoso che riscuotono le maggiorate curve pettorali d'attrici, vedette o semplici belle ragazze; basti pensare alla diffusione straripante di giornali e riviste che pubblicano fotografie di donne a seno nudo, e all'efficacia dirompente dei messaggi pubblicitari che sfruttano simili immaginirivelatrici. Accadrebbe forse lo stesso, domandano le pentite, se si trattasse di peni ipertrofici, asinini, o elefantiaci? E a proposito di elefanti, la ponderosa letteratura sui simboli fallici andrebbe quindi radicalmente rivista, poiché, in effetti le montagne, le chiome degli alberi, le cupole della cattedrali non sarebbero affatto simboli fallici bensì simboli mammari o mastici; mentre sigari e sigarette, cannoni e missili, il cappello del papa e la proboscide dell'elefante - persino lo stesso pene ! - sarebbero ovviamente simboli del capezzolo, ovvero simboli telici o capezzolici. D'altronde, incalzano le psicoanaliste, anche la storia personale di ogni essere umano può testimoniare dell'universale precoce fissazione mammaria e capezzolica. Come giustamente scrive il grande Buffon nella sua famosissima Histoire naturelle, générale et particulièr, la provvida Natura fa in modo che immancabilmente ogni neonato trovi lì subito a sua disposizione una madre. E quel è la primissima cosa che cerca il neonato, se non il seno materno? Né l'allattamento al seno ci basterebbe mai, e gravi sono le sofferenze del forzato svezzamento. Nessuna meraviglia quindi che in ogni bambino si sviluppi un profondo desiderio di possedere quell'oggetto di amore primordiale, quello strumento meraviglioso e indispensabile di piacere e sopravvivenza. Il guaio per i maschi è però che poi le femmine a un certo punto cominciano a realizzare questo desiderio, sviluppano per conto proprio un seno personale e indipendente cui naturalmente dedicano le più delicate ed orgogliose cure, mettendone in risalto la morbida, rigogliosa pienezza e la levigata superficie alabastrina; mentre i poveri maschi restano per così dire all'asciutto, con un petto piallato, peloso e vuoto, dotato di due miserabili rudimentali capezzoli nemmeno funzionali, e si rodono nell'invidia del seno femminile, sviluppando le più atroci frustrazioni e nervosi. Alla luce di questa nuova scoperta, la psicoanalisi dovrà subire un drastico cambiamento di rotta e rivedere buona parte della sua dottrina e della sua prassi. Non si tratterà più tanto di curare le donne della loro inesistente invidia del pene, bensì di curare gli uomini delle loro varie e complesse sindromi da mammopenia. Una delle psicoanaliste pentite ha anzi avanzato l'ipotesi che in realtà Freud abbia sublimato nella teoria dell'invidia del pene la sua profonda nervosi mammo- e capezzolopenica, che risulterebbe evidente anche dal suo morboso vizio di tenere in bocca e succhiare grossi sigari (simbolo aminentemente telico!) e che si rivelerebbe anche nel sintomo altrettanto nevrotico rappresentato dal suo lasciarsi crescere una fluente barba lunga sino al petto: ovvio e diffuso surrogato maschile alla mancanza del seno, ed allo stesso tempo artifizio estetico o cosmetico, molto in voga appunto fra gli psicoanalisti, atto a nascondere tale castrante privazione.

 

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