LA FOBOFOBIA CESARE DE SILVESTRI
Come fa notare Marvin Kitman nel suo fondamentale testo "The Coward's Almanac" (New York : Ballantine Books, 1975), la scoperta delle fobie da parte degli psichiatri ha rappresentato un grande balzo in avanti nel chiarimento di un importante settore della psicopatologia. Mentre prima uno si limitava a dire "Voglio scappare da qui!" oggi invece può dire "Voglio scappare da qui! Ho la claustrofobia!" La paura fa novanta Ma ormai il progresso in questo campo ha raggiunto dimensioni globali. La scienza è riuscita a codificare praticamente ogni possibile tipo di fobia. E sono migliaia. In effetti, qualsiasi cosa può divenire oggetto di una fobia, e i testi di psicologia ne portano elenchi sterminati in elegante lingua greca. Quindi uno può andare allo psichiatra a dirgli di che cosa a paura, e lo psichiatra gli dice il nome scientifico della sua fobia. Il che naturalmente è di grande conforto al paziente. Chiunque insomma può sapere quale fobia lo affligge. Se ha paura dei luoghi alti, dice subito "Ho l'acrofobia!" e si butta di sotto. Così, se ha paura della solitudine, o se mentre cerca di sddormentarsi gli viene la paura di esser sepolto vivo, ha la soddisfazione di sapere che si tratta di un rispettabile caso patologico e che la faccenda non è più grave di un banale raffreddore. Naturalmente la classificazione della gravità relativa delle singole fobie è oggetto d'intense ricerche scientifiche che, fra le altre cose, tengono nel debito conto anche le differenze etniche, geografiche e transculturali dei vari tipi di pazienti. Per esempio, la fobia dei rinoceronti (specie Rhinoceros, famiglia Rhinocerontidae, ordine Perissodattili) in un eskimese o in un lappone non ha né può avere la stessa importanza della medesima fobia in un abitante dell'Africa sub-sahariana o dell'Asia tropicale. Ma c'è di peggio Dall'elenco rimaneva però esclusa una recentissima acquisizione che sino a poco tempo fa era sfuggita all'indagine e alla sua propria sistemazione nosografica. Si tratta della fobofobia. Cioè della paura di avere fobia, sebbene in quel momento non sia affatto presente. Per esempio, restare terrorizzatoal tavolo di un ristorante pensando "E se mi venisse fobia del cibo? Finirei col morire di fame!" Oppure : "Se avessi la fobia degli ascensori, non potrei più tornare a casa e finirei col fare il barbone!" All'origine delle fobofobia c'è la formidabile potenza dell'immaginazione umana che può inventarsi le situazioni più strane ed improbabili. Improbabili, s', ma possibili. E Kitman (op.cit) ne cita alcune che iniziano tutte con la premessa "E se mi venisse la fobia..." Eccone una breve rassegna: ...degli extracomunitari perché portano l'AIDS? ...dei meridionali perché la mafia mi farebbe un'offerta che non potrei rifiutare? ...degli aggeggi elettronici perché fanno diventare sterili? ...dei genitali femminili e dovessi diventare omosessuale? ...dei cinesi perché portano la SARS? ...dello sperma e dovessi restare zitella tutta la vita? ...dei fumatori perché fanno venire il cancro? ...degli arabi perché sono tutti kamikaze? ...dei telefoni perché la CIA mi recluterebbe per una missione sucida? ...delle guardie di Finanza perché scoprirebbero subito le mie evasioni fiscali? Ne aggiungo soltanto una che può valere per ciascuno di noi: E se mi venisse la fobia dell'anno prossimo perché potrebbe esser peggiore di quello passato? Tanti auguri apotropaici ai miei fedeli lettori. E chi si chiama Cesare badi alle Idi di Marzo.
| |||
CISP
www.psic.tv
www.cisp.info
www.attacchidipanico.it
www.psicoterapie.org
www.tossicodipendenze.net Copyright © CISP |
