ERRARE GUMANUM CESARE DE SILVESTRI
Non so se avete letto "The Gift of the Gods" nel mio Titbits numero 1. Narra la leggenda di quando gli uomini erano immortali e non ne potevano più di quella condizione senza speranza di farla mai finita. Gli dei ne ebbero pietà. Regalarono loro la morte. E da allora gli uomini poterono morire ed essere felici. Già. Ma, vedete, il messaggio di quella leggenda va capito un po' meglio. In realtà gli uomini non soffrivano tanto per la durata infinita della vita, quanto piuttosto per la noia insopportabile che fosse sempre uguale. Quando si ha a disposizione l'eternità, anche gl'imbecilli imparano a vivere in modo perfetto. Ed era appunto quella eterna perfezione implacabilmente ripetitiva che rendeva intollerabile la loro esistenza. E se non si sbagliasse mai? La leggenda mi è tornata in mente pensando a che cosa succederebbe se gli uomini non avessero la possibilità di sbagliare. Almeno ogni tanto. Ecco. La banalità del senso comune ha coniato una specie di giaculatoria "Sbagliando s'impara" per consolarci degli errori commessi. Ma non è mica sempre vero. Il più delle volte al massimo s'impara a non ripetere quello stesso errore, o almeno non nello stesso identico modo. Ma fortunatamente rimane la possibilità di commetterne altri e forse anche più grosse. Sì, ho detto "fortunatamente". perché, se non fosse così, ricadremmo nella stessa noia degli uomini immorali. La nostra vita non è eterna, d'accordo. Ma anche una vita di soli settanta - ottanta anni, sempre identica a se stessa e senza mai la benché minima variazione, sembra una prospettiva abbastanza desolante. Forse gli antichi lo avevano capito quando hanno considerato intrinseca alla natura umana la facoltà di sbagliare. A mio modo di vedere "errare humanum est" non è tanto l'indulgente ammissione della fallibilità umana, ma piuttosto la realistica, seria, quasi orgogliosa assunzione di tale qualità nel novero delle più utili ed importanti caratteristiche umane. E non solo umane. Ma c'è di più Già. Non solo umane. Perché, vedete, questa possibilità di sbagliare comincia sin dai livelli più primitivi della vita. Comincia dalle primissime catene di aminoacidi capaci di duplicarsi. E in questo processo quasi perfetto che si ripete milioni e miliardi di volte in tempi praticamente infiniti, ogni tanto, molto raramente (per un arcano disegno della Natura, o per qualche misteriosa inevitabilità statistica, o più semplicemente per puro caso - come suggeriva Jacques Monod ne Le hasard et la nécessité) può capitare un errore di duplicazione. Il risultato finisce di solito nella pattumiera dell'evoluzione, perché meno adatto a sopravvivere e riprodursi. Ma una rarissima volta su svariati milioni o miliardi di casi quel risultato (mutazione) può dimostrarsi invece più adatto e rappresentare un altro piccolo passo verso un progresso evolutivo. E tutto ciò è infatti accaduto nel corso incalcolabile del tempo sino a portare alle più complesse forme di vita sul nostro pianeta. Sino a noi che c'illudiamo di esserne il più recente e splendido coronamento. E, oltre che nelle forme di vita organica, tutto ciò continua ad accadere anche nella struttura delle organizzazione sociali animali ed umani, sino alle città e alle nazioni, sino alla scienza e alla tecnologia. E' ben vero che nella stragrande maggioranza dei casi gli errori provocano soltanto danni o disastri. Una volta ogni tanto, però, un errore può portare a scoprire qualcosa di buono, utile, o persino rivoluzionario. In fondo, "errare"significa semplicemente "cambiare strada". E spesso si finisce in un precipizio. Ma in qualche eccezionalissimo caso si può invece scoprire una strada diversa e più vantaggiosa di quella precedente. Se un nostro antenato non avesse commesso la stravaganza di provare a camminare sulle zampe posteriori, forse saremmo ancora sugli alberi insieme alle scimmie. E, per fare un esempio più recente, tutti sanno che la scoperta della penicillina fu dovuta appunto ad un errore. Accettiamo quindi la nostra propensione all'errore. Fa parte della nostra natura di esseri umani limitati e fallibili. Ma rappresenta anche un elemento indispensabile al progresso della nostra specie. Che poi, visti certi suoi aspetti, si possa veramente parlare di progresso è questione controversa che per ora lasciamo in sospeso e di cui forse ci occuperemo un latro giorno.
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