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Ipnosi in odontoiatria

Eduardo Salbitano



Le prime applicazioni documentate dell'ipnosi in odontoiatria si riferiscono ad eventi eclatanti anche per i tempi moderni:
nel 1836 ci fu prima estrazione dentale documentata, ( JV Oudet, Parigi ) estrazione di un molare cariato in una dodicenne.
Nel 1847 tumore del mascellare, resezione dell'emimandibola ( Ribaud,Kiaro) Tra le specialità mediche, la specialità odontoiatrica suscita in un gran numero di pazienti ansie e fobie per i motivi di consultazione, generalmente legati al dolore, per il suo carattere intrusivo, per le richieste di intervento che riguardano tutte le fasce di età dagli adulti ai bambini. L'odontoiatria, dai primordi, è stata tra le prime professioni a focalizzare l'attenzione sulle possibilità di utilizzare l´ipnosi. Nell'800, quando l'ipnoterapia si faceva strada tra scettici e fautori, in odontoiatria i mezzi tecnici e farmacologici erano scarsi, rudimentali come il trapano a pedale e la mancanza di anestetici locali, per cui la paura del dolore era giustificata e amplificata. A quell' epoca, tra medici e pazienti, c'era un rapporto relazionale molto distaccato e questo aumentava la tensione o l'effetto placebo. Le estrazioni, quasi unico intervento odontoiatrico, erano interventi cruenti e traumatici, quindi l'ipnosi  era accolta senza riserve dai pazienti. In seguito gli strumenti,i nuovi materiali, le conoscenze anatomiche dell'apparato dento scheletrico e delle funzioni come l'occlusione e le parafunzioni, della biomeccanica e delle nuove tecniche operative come l'endodonzia, la conservativa, l'ortodonzia, la protesi, l'implantologica, hanno ampliato la gamma di applicazione e di intervento dell'ipnosi.
L´ipnosi in odontoiatria e´ indicata oltre che come un buon sistema per contrastare l´ansia e la tensione, per le fobie dell´iniezione e della trapanazione dentaria, è anche un eccellente mezzo per:
A) eliminare il riflesso del vomito;
B) per ridurre il flusso salivare e imporre l´immobilità della lingua e delle guance;
C) per diminuire l´emorragia capillare;
D) per facilitare l´adattamento delle protesi e per correggere abitudini viziate.
Per ciò che riguarda la correzione delle abitudini viziate come quelle di succhiarsi il pollice, la lingua, le guance, mordersi le labbra, la lingua, le unghie, una penna, digrignare i denti o bruxismo (durante il sonno), la bruxomania (durante il giorno), l´ipnosi si propone con indicazioni precise nel campo della psicosomatica-stomatologica.In particolare, per il bruxismo, Boyen, Miller e Summer adoperano il metodo dell´autosuggestione; Boyens suggerisce al paziente di ripetere prima di andare a dormire la seguente frase chiave: "Se digrignerò o stringerò i denti mi sveglierò". Miller consiglia ai pazienti di tenere la mandibola in posizione di riposo fisiologico e di ripetere a se stesso durante la giornata: "Labbra unite, denti separati".Stolzenberg invece che all´autosuggestione, ricorre al comando post ipnotico dato al paziente in trance, per cui quest´ultimo, prima di addormentarsi, deve riepetere alcuni concetti positivi: "Sono perfettamente calmo, mi sento bene, terrò i denti in modo da non digrignarli".Le ricerche sperimentali e cliniche sull´ipnosi nella pratica odontoiatrica sono in continuo progresso negli USA, in Russia e Inghilterra, molte osservazioni documentate con dovizia di particolari, si ritrovano, ad esempio, nell´archivio dell´American Society of Psychosomatic Dentistry, dove si attesta l´efficacia dell´ipnosi in ogni fase del trattamento odontoiatrico. In italia Pavesi, Palazzi, Bertolini, Redana e  R.R.Pepe, ne diffondono le conoscenze e l´uso. In germania, Bad Soden, pubblicò nel 1894 nel giornale scientifico "Zeitschrift fur Hypnotismus, la sua ricerca clinica sull'utilizzo dell'ipnosi in odontoiatria.In "Analgesia ipnotica in odontoiatria" descrive successi e insuccessi, gli errori ed i tentativi per correggerli, curando con costanza e perseveranza i pazienti al meglio delle sue possibilità, espone tecniche pratiche, ingenue per le conoscenze di oggi, ma di grande valore storico.Bad Soden usa il metodo di fissazione del punto di Braid, utilizzando la " palla di Schuster", un pendolo trasparente pieno d'acqua appeso al soffitto, oscurando la stanza per  stanza per lasciare un tenue riflesso. A richiesta da parte del paziente di usare il bromuro, lo diluisce in modo da renderlo inefficace e lo fa inalare, alla 6a inspirazione il soggetto è più suscettibile all'ipnosi. Usa l´ iperventilazione per favorire una modificazione di coscienza. Esperimenta con successo un caso di intolleranza alla protesi in resina , dovuto alla irritabilità della mucosa.
Descrizione di un caso: estrazioni in 14enne. Giovane 14enne con una fistola vestibolare a livello di un incisivo laterale superiore. Il soggetto aveva già avuto 2 anni prima estrazione di 2 molari inferiori in modo drammatico a seguito di un trauma e successivamente insorse l'odontofobia. Soden quindi fece 3 tentativi di indurre l'analgesia ipnotica per mezzo di suggestioni verbali dirette, senza successo. In seguito riuscì ad approfondire la trance e riferisce che "dopo specifica suggestione, il paziente non riuscì ad aprire gli occhi" per molto tempo. L'autore diede allora un altro appuntamento alla sera stessa, sperando che l'ipnosi sarebbe stata favorita dalla stanchezza e dal sonno. Gli fece una medicazione nella fistola e lo tranquillizzò anticipando che forse non sarebbe stato necessario estrarre il dente, purché si fosse lasciato fare altre cure e punture nella fistola. Per far ciò, occorreva che rimanesse calmo e quieto , per questo gli consigliava di dormire mentre il dentista lavorava. "Quella sera le suggestioni verbali hanno avuto subito effetto. Comunque, prima di iniziare l'estrazione" racconta "mi volli convincere di aver fatto raggiungere al soggetto lo stato catalettico. Ho notato una completa assenza di riflessi. L'estrazione fu portata a termine senza alcun problema, il paziente non ebbe reazioni se non minime quando la pinza entrò nel solco gengivale a contatto col dente. Comunque il paziente urlò in modo straziante al momento dell'avulsione. Stranamente non sanguinava. Dopo averlo tranquillizzato gli domandai perché avesse urlato in quel modo e mi riferì di aver sognato che qualcuno molto forte lo picchiò in faccia e lui si era spaventato. Quando gli feci vedere il dente estratto istintivamente si tocco lo spazio rimasto vuoto e fu molto sorpreso che il dente fosse stato estratto. Solo dopo 3-4 minuti la ferita comincio a sanguinare " L'articolo continua con la descrizione di altri esperimenti in campo chirurgico, protesico, conservativo e odontostomatologico, e lo studio della risposta salivare alle suggestioni ipnotiche. Lo studioso conclude anticipando un grande sviluppo nell'utilizzo dell'ipnosi in odontoiatria. Il successo e l'entusiasmo per l'ipnosi in tempi passati era favorito dalla mancanza di anestetici locali e dall'abitudine di estrarre i denti cariati, dalla mancanza di tecniche e materiali per conservare gli elementi dentali distrutti , come l'endodonzia, i compositi, i perni monconi. Gli strumenti rotanti erano lenti, le frese fragili, il dolore faceva parte dell'aspettativa del trattamento. L'atteggiamento del medico era paternalistico, il dentista assumeva un ruolo educatore. In seguito si studiarono forme alternative di analgesici, come il Nitrato Ossido da parte di Horace Wells , dentista del Connetticut, che ne conosceva l'effetto ma ne sopravvalutava l'efficacia. Le emergenti possibilità terapeutiche lasciavano insinuare il concetto mistico, magico e ricreativo dell'ipnosi , con effetto deleterio per il suo utilizzo in campo medico e dentistico. Malgrado ciò, alla fine dell'800 in America e in Europa cresceva l´interesse per l'ipnosi. In Inghilterra verso il 1930 A. Turner riferiva una casistica estrattiva di oltre 40 elementi dentali con la collaborazione dell'ipnotizzatore J Bramwell. Le guerre mondiali offrirono la possibilità su larga scale di applicare l'ipnosi soprattutto in campo dentistico dove sembrava uno spreco utilizzare anestetici. Durante la prima metà del XX secolo si incominciò a dare importanza a fattori psicologici che potevano influenzare la percezione del dolore. Fu scoperto il Raggio Blu, descritto nel 1905 da C Redard, un medico svizzero. Questi scoprì che si poteva ridurre la sensazione dolorosa chiedendo al paziente di fissare una luce blu con la testa e la lampada coperte con un panno blu mentre veniva fatta una breve induzione di trance.Nel 1959 dalla collaborazione tra un gruppo di dentisti di Boston e ingegneri locali, viene creato uno strumento per l'Audioanalgesia. Il paziente veniva bombardato da input sonori di tutte le frequenze . Inizialmente il costoso e complicato marchingegno riscosse un certo successo , su 300 casi, il 70% riferiva minor intensità dolorosa, ma l'apparecchio era troppo costoso per usarlo di routine. Ricerche accreditate hanno dimostrato che l'effetto antalgico era da riferirsi alla distrazione e suggestione esperita dal paziente. Nel 1948 fu fondata la Società Americana di Psicosomatica dentale da parte dello psicologo T. Burges, considerato il padre dell'ipnosi in odontoiatria. Gli iscritti aderivano a un codice deontologico e ad una etica professionale, collaboravano alla stesura della rivista "Giornale di Psicosomatica dentale" e dopo qualche anno, per l'inclusione di soci non dentisti venne dato il nome di Società Americana di Psicosomatica in medicina e in odontoiatria, edita tutt'ora. Dopo gli anni '60 si sono accumulate così tante evidenze sperimentali che sia la British Medical Association sia l'American Medical Association hanno definitivamente riconosciuto il valore clinico dell'ipnosi. Quando si fa ipnoterapia suggestiva, può bastare una collaborazione limitata da parte del soggetto, ma per lo studio dell'analgesia ipnotica occorre un lavoro sperimentalmente controllato che dia risposte inequivocabili. Fin dal 1927, Pavlov ha dimostrato che le tipiche risposte fisiologiche alla morfina possono essere ottenute in forma di riflessi condizionati. Dal 1975 l'analgesia ipnotica e' diventata una realtà neurofisiologica: essa inibisce la percezione del dolore a livello sia corticale sia spinale. L'analgesia ipnotica è una realtà scientifica, dimostrata in laboratorio con esperimenti controllati e i risultati sono da considerarsi più che attendibili. L'ipnosi è sopravvissuta nel tempo per la sua utilità nel ridurre il dolore in chirurgia.Gli esperti di ipnosi hanno messo a punto  3 tipi di tecniche:
- SUGGESTIONE DIRETTA della diminuzione di dolore;
- ALTERAZIONE dell'esperienza dolorosa;
- REDIREZIONE dell'attenzione lontano dalla fonte di dolore.
Esercitando l'immaginazione si può ridurre il dolore. L'immagine concreta è un supporto per aiutare il paziente a controllare il dolore, cioè si stimola l'immaginazione a fini pratici. Si verifica  una percezione realmente minore del dolore. Le prove di laboratorio attestano che l'ipnosi non riduce solo il suffering ma anche la sensory pain, cioè entrambe le componenti del dolore. Gli esperimenti dimostrano che per i soggetti poco ipnotizzabili l'analgesia ipnotica agisce al pari del placebo, mentre in quelli molto ipnotizzabili la riduzione del dolore tramite ipnoanalgesia è di gran lunga superiore a quella da placebo. Pertanto l'ipnosi non può essere un placebo.Anche se non è noto un buon indice fisiologico di dolore, il battito cardiaco e la pressione ematica salgono quando un soggetto avverte il dolore. Con l'analgesia ipnotica i segnalatori volontari (le smorfie, i gemiti,..) si riducono molto di più di quelli involontari (polso e pressione, che restano praticamente invariati), per cui in base a questi ultimi il calo di dolore sarebbe illusorio. Ma come si può confutare quello che il soggetto riferisce di esperire, e cioè un calo del dolore? Si tratta di un paradosso. L'analgesia ipnotica chiaramente funziona, ma i parametri fisiologici associati al dolore rimangono praticamente invariati. Per ora si può dire che i segnali volontari scompaiono, indicando un buon comfort e relax ipnotico, mentre quelli involontari persistono. Infine c'è un altro punto importante: ridurre l'ansia non significa ridurre la percezione del dolore. Il tranquillante non è un analgesico. Il diazepam (valium), l'acido acetilsalicilico (aspirina) e il placebo funzionano sul dolore come segue: il tempo di tolleranza viene massimizzato dal valium (perché l'ansia cala anche se lo stimolo doloroso cresce), ma con l'ipnosi non c'è correlazione tra ansia e dolore percepito, per cui l'ipnosi va considerata più come un analgesico che come un tranquillante. L'analgesia ipnotica non è correlata alla riduzione dell'ansia, cioè non può essere dovuta al relax, e infatti il dolore può venire ridotto in trance anche mentre l'ansia sale (l'anticipazione del fenomeno analgesico ipnotico è una forma di eccitazione nervosa che si oppone alla calma). Insomma, con l'analgesia ipnotica l'effetto è analgesico, anche se l'ipnosi può essere usata come sedativo per mitigare l'ansia, che è ben distinta dall'analgesia nell'ambito dell'esperienza totale del dolore. In oncologia, ostetricia, chirurgia, e odontoiatria, il dolore ha ben poco di psichico, e sul dolore fisico l'ipnosi dimostra la sua validità di analgesico come metodo di controllo del dolore (fonte: Hilgard & Hilgard, 1984). Naturalmente, anche la medicina di base può sfruttare molto l'ipnosi, ad esempio per emicranie, mal di testa, dolori articolari, dolori neuromuscolari, dolori mestruali, ed altro. Ecco alcuni casi odontoiatrici trattati con l'ipnosi come unico anestetico: Traiger (1952, bambino di 4 anni, pulpectomia e pulpotomia; bambino di 9 anni, 4 pulpotomie in 3 ore); Crasilneck, McCranie, Jenkins (1956, donna, ben 5 interventi di 2 ore); Lucas, Finkelman, Tocantins (1962, 4 emofiliaci, estrazione); McCay (1963, un medico maschio in autoipnosi, estrazione); Secter (1964, paziente in trance spontanea, estrazione di 2 premolari in sede mandibolare); Petrov, Traikov, Kalendgiev (1964, donne di 20, 25, 35 anni, estrazioni di cui una difficile della durata di 1 ora e mezza); Owens (1970, donna di 35 anni affetta dalla sclerosi multipla, estrazione di due denti con ascesso; donna di 41 anni, estrazione doppia con ascessi; uomo di 49 anni, 'curettage' periodontale); Radin (1972, su un paziente maschio inadatto alla chemioanestesia, estrazioni multiple in svariate occasioni con suturazioni); Weyandt (1972, uomo di 65 anni, estrazione di 7 denti). In tempi moderni si sono avuti pochi lavori sperimentali e ricerche scientifiche sull'applicazione dell'ipnosi in odontoiatria . Si cercava di appurare se una induzione formale avesse qualche vantaggio in più rispetto alla semplice suggestione somministrate ai soggetti motivati o si osservava ( Kuhner 1962) che il concetto tradizionale di indurre il " sonno Ipnotico", come veniva chiamata la trance, poteva avere delle controindicazioni in odontoiatria, in quanto abolendo il riflesso faringeo, se corpi estranei cadevano in gola, non sarebbero stati espulsi col riflesso della tosse, col rischio di ostruzione delle vie aeree. Sono state fatte delle ricerche statistiche per valutare gli effetti clinici, selezionando un campione 40 professionisti che da 3 anni avessero applicato l'ipnosi nei loro studi . Il 60% gradualmente aumentava l'utilizzo dell'ipnosi, il 20% lo riduceva, l'altro 20% lo eliminava ( Huhner 1962) L'utilizzo dell'ipnosi però veniva drasticamente ridotto quando sono incominciati a comparire articoli in cui i dentisti che utilizzavano l'ipnosi venivano descritti come soggetti nevrotici (Borland, Epstein, 1961) e anche se Richardson nel 1980, aveva contestato energicamente, l'entusiasmo tra i dentisti si era raffreddato. Jacoby (nel 1960) fece un altro studio statistico descrivendo l'utilizzo dell'ipnosi nella pratica giornaliera., riportando i risultati di 1214 sedute di ipnodontoiatria per: chirurgia, protesi, parodonzia, endodonzia. Quindi l'ipnosi venne ancora usata da dentisti che non si lasciavano intimidire, utilizzavano audiocassette per risparmiare tempo operativo, perché era comune opinione che il processo ipnotico richiedesse molto tempo per essere applicato in uno studio dentistico. Quando J. Barber, psicologo americano, riprese ad esaltare il successo dell'ipnosi in analgesia ( nel 1976) si risvegliò l'entusiasmo per il suo uso. Sebbene le tecniche ipnotiche possono avere un ruolo significativo nel trattamento del dolore cronico e acuto in odontoiatria, il successo terapeutico va valutato in relazione alla specifica indicazione e non è da considerarsi una panacea sostitutiva della analgesia chimica perché i pazienti vanno selezionati non solo in funzione dell'obiettivo odontoiatrico, ma anche delle eventuali psicopatologie sottostanti. Alcuni psicologici - Kirsch ,Montgomery, Sapirtein - nel `95 osservano come fosse  aumentato l'interesse della psicologia in campo odontoiatrico. Nell'ultimo cinquantennio si è incominciato a dare rilevanza a fattori psicologici e a capire il potere del contesto sociale, la plasticità dell'uomo e a prendere in considerazione i fattori interni ed esterni che possono alterare la percezione, l'aspettativa del soggetto e quindi a non vedere l'analgesia ipnotica solo come un mezzo antalgico ma anche come una psicoterapia risolutiva in odontofobia. Questo approccio ha fatto diminuire l'interesse per l'aspetto mistico e ludico dell'ipnosi (come osserva Spanos nel 1989.) a favore di una maggiore rilevanza degli aspetti del processo ipnotico e del contesto globale della psicologia del paziente che può favorire il cambiamento ed accrescere le sue aspettative. Wolp nel 1958 , prende in considerazione la psicoterapia comportamentale in contrapposizione all'Ipnosi sostenuta da altri studiosi. Nel 1974 Rosenstock esplora il legame tra credenze e preconcetti sulla salute e i comportamenti derivati: Ipnosi e tecniche psicodinamiche sono usate da Kent, come descrive nel 1984 , nei suoi casi trattati con la regressione al periodo di benessere antecedente le cure odontoiatriche e con l'autoipnosi Kleinhauz ed Eli nel 1993 osservano che l'uso dell'ipnosi a scopo antalgico in odontoiatria è particolarmente indicato nei soggetti a rischio ( cardiopatici, diabete M, disturbi della coagulazione, ecc) e fa una dettagliata descrizione del caso di un sedicenne affetto da asma, in cura per endodonzia e conservativa trattato con l'ipnosi. Egbert,Battit, Welche e Bartlet utilizzano l'ipnoanalgesia in collaborazione con anestesisti nei trattamenti odontoiatrici che richiedono anestesia generale, con remissione degli effetti collaterali post chirurgici. Revenstorf nel 1996 prende in attenta considerazione l'utilizzo dell'ipnosi in pedodonzia. M. Barsby nel 1997 riporta casi di intolleranza alla protesi congrua, disagi tanto dolorosi da rendere la protesi spesso inutilizzabile per l'irritazione, la pressione sulle arcata che mal si sopporta quando la mucosa è sensibile o infiammata. H. Clarke invece descrive la sua casistica su casi di bruxismo, digrignamento frequentemente solo notturno, che rendono abrasi gli elementi dentali a tal punto da rendere i denti mobili, sensibili agli stimoli termici e chimici e addirittura ridurli a monconi di dentina a livello occlusale. La Sindrome Algico Disfunzionale è una patologia dovuta allo spostamento del disco articolare, è tanto dolorosa da simulare spesso una otite, una cervicalgia o una cefalea. L'analgesia ipnotica aiuta a riposizionare la mandibola decontraendo la muscolatura correlata alla articolazione e consente interventi correttivi odontoiatrici per la malocclusione, come spiega E. Somer. Il dolore che riferisce il paziente è sempre modulato dall'ansia anticipatoria, dai ricordi traumatici, dall'influenza dell'ambiente, della famiglia, da errati convincimenti, dalla paura . Attacchi di panico sono frequenti in pazienti predisposti: la diga ( foglio elastico messo tra i denti per isolare il campo operatorio ) può dar l'impressione di soffocamento, la posizione attuale che gli si fa assumere (sdraiata ) è un arma a doppio taglio, il paziente sta disteso e dovrebbe sentirsi più comodo, ma deve tenere e l'aspira saliva, che fa rumore e può dar fastidio, non può muoversi , non può controllare ne partecipare a quello che avviene nella sua bocca. Le reazioni emotive sono influenzate inoltre anche dalla iperstimolazione dei canali sensoriali olfattivo e acustico che in ipnosi verrebbero utilizzati per favorire il benessere del paziente, invece restano vie percettive disturbanti. Ovviamente, anche il dentista può trarre notevoli vantaggi dall'impiego dell'ipnosi nel suo studio (Minerva Med, 1975). Con il relax ipnotico associato alla ripetizione di certe parole (che il soggetto deve dire dentro di sé) e con le suggestioni per l'anestesia a guanto, si produce una sedazione tale da consentire persino il controllo della salivazione e del sanguinamento (Oral Surg, 1976). In effetti, con gli emofiliaci il dentista ottiene dall'ipnosi un controllo straordinario dell'evento emorragico, che in questi casi ha un'importanza vitale (Ann N Y Acad Sci, 1975). In odontoiatria il solo impiego del farmaco non sembra in grado di controllare il dolore in modo soddisfacente senza altri supporti (Dent Clin North Am, 1977). In caso di ipersensibilità immediata e/o ritardata agli anestetici locali, l'anestesia ipnotica può essere un complemento estremamente utile nella riduzione degli effetti collaterali, e addirittura può essere impiegata come unico anestetico (Spec Care Dentist, 1993). I dolori e le difficoltà nel portare le protesi dentarie nuove possono venire ampiamente ridotti grazie all'ipnosi (Br Dent J, 1994). In un caso di allergia multipla agli anestetici locali, l'estrazione di un canino mascellare è stata eseguita facendo uso dell'ipnosi (Gen Dent, 1995).A volte il dentista si trova a dover anestetizzare dei pazienti che fanno uso (o abuso) abituale di farmaci e/o droghe; in questi casi, data la frequente tolleranza ai sedativi standard, c'è un rischio di sovradosaggio. Qui l'ipnosi può potenziare sensibilmente l'azione dei farmaci di sedazione (Anesth Prog, 1995). Anche se le reazioni mortali agli anestetici locali sono molto rare (circa 1 caso su 1'500'000 pazienti), la gestione ipnotica consente di ridurre ulteriormente il rischio di complicazioni (Pa Dent J, 2002). I pazienti che non sopportano la vista del sangue e tendono a serrare la bocca (gag reflex) sono facilmente gestibili con l'ipnosi (Dent Update, 2002). In presenza di pazienti difficili da gestire l'ipnosi può essere di grande aiuto per ridurre le paure e mettere a proprio agio anche il dentista (Aust Endod J, 2001). L'ipnorilassamento (relax ipnotico) è molto utile sul trattamento del dolore alle fasce muscolari masticatrici, perché agisce soprattutto a livello della percezione soggettiva del dolore (Oral Surg Oral Med Oral Pathol Oral Radiol Endod, 2002). L'ipnosi può facilmente ridurre dolori e paure nei pazienti troppo apprensivi (Rev Belge Med Dent, 2003). I dentisti dovrebbero usare l'ipnosi routinariamente, inducendo l'ipnosi con le tecniche rapide (Int J Clin Exp Hypn, 2003). Gli approcci non-farmacologici sono sempre più diffusi in odontoiatria, data la loro utilità nella gestione dell'ansia (e delle sue manifestazioni) soprattutto in pazienti giovani e timorosi (Dent-Update, 2003). Nella chirurgia orale e maxillofacciale, con l'ipnosi è possibile ridurre drasticamente l'ansia intraoperatoria anche solo usando delle registrazioni audio di tipo ipnotico (Mund Kiefer Gesichtschir, 2004). Nei disturbi funzionali dell'apparato masticatore è opportuno che il dentista, prima di applicare uno splint, valuti anche l'impiego di altri approcci, inclusa l'ipnosi (Refuat Hapeh Vehashinayim, 2004). Tecniche ipnotiche applicate all´odontoiatria  in Italia Sulla rivista " Rassegna di Psicoterapie, Ipnosi, Medicina Psicosomatica, Psicopatologia Forense, IV vol, N° 3, 13-23, un articolo dove Gonnella e Pepe espongono una loro casistica con soggetti algico disfunzionali ( cioè con problemi e dolori all'ATM) . In 2 anni di ricerca clinica sono stati studiati 60 casi: 30 pazienti e 30 casi controllo. La procedura viene descritta dettagliatamente. I dati interessanti vengono dai risultati, l'85 % dei pazienti era affetto da patologia temporomandibolare e attraverso la regressione d'età a un periodo antecedente le noxe patogene (carie destruenti, parodontopatie, incidenti stradali, premature estrazioni, protesi incongrua, ecc, ) mediante la rivificazione otteneva in un paio di settimane, il recupero stabile della funzione spesso "dimenticata" dal sistema di controllo neuromuscolare masticatorio. Veniva utilizzato il condizionamento funzionale per guidare il rimaneggiamento osseo dei residuati anatomici dei capi articolari. I due ricercatori hanno dimostrato che, con l'azione psicologico-verbale delle tecniche ipnotiche è possibile modificare e cosi curare, non solo delle funzioni, bensì, agendo su di esse, le stesse strutture anatomiche coinvolte. Attualmente , nonostante tutti i vantaggi dell'utilizzo dell'ipnosi dimostrati in odontoiatria. l'orientamento dei dentisti è di escluderla dalla loro routine. I dentisti giovani preferiscono usare tecniche comportamentali improvvisati per gestire i pazienti difficili. Tra i motivi addotti ci sono i mezzi tecnologici e farmacologici che oggi possono risolvere, anche se momentaneamente, le difficoltà operative col paziente difficile: iniezione plessica di anestetici in quantità ridottissima e ad effetto immediato, trapani veloci che riducono le vibrazioni e il dolore conseguente ad esse , tempo d'intervento limitato e programmato, interventi più conservativi , maggior attenzione all'igiene da parte del paziente. L'uso dell'ipnosi è erroneamente considerato solo come ansiolitico e non può competere con l'uso dei farmaci . L'odontoiatra ne fa un uso limitato e specifico, lo impara all'Università e non si sente motivato ad arricchire le sue competenze con ulteriore formazione che potrebbe migliorare le sue prestazioni. Lavora benissimo pur senza profonde conoscenze della psiche umana, le competenze necessarie le acquisisce con l'esperienza quotidiana, inoltre dovrebbe riuscire ad indurre la trance, gestirla e contemporaneamente concentrarsi sull'operatività odontoiatrica, che richiede molta concentrazione perché gli imprevisti non lo colgano di sorpresa ( frattura di una radice, superamento dell'apice anatomico, riflessi del paziente, incidenti con lo strumentario, rotture delle frese ecc) , dovrebbe inoltre dedicare molto tempo e soldi per la solida formazione e training in una attività che, come dimostrano le statistiche, è probabile che abbandoni. Il personale ausiliario non è autorizzato ad eseguire interventi di ipnosi , gli ipnoterapeuti non conoscono le problematiche della professione odontoiatrica, così lo studio dentistico non ha modo di avvalersi di consulenze specialistiche. Si è fatto un tentativo di avvicinare le due discipline in una ricerca che parte dalla conoscenza che la posizione che assume l'uomo in ortostatismo e nella deambulazione è influenzata, oltre che da alcune condizioni metaboliche congenite (intolleranza alimentare, ecc) anche  da una componente psicologica. L'ipnosi è stata usata per valutare eventuali variazioni di alcuni parametri rilevati attraverso strumenti computerizzati: la pendenza del corpo su uno degli arti ( carico), la posizione del baricentro rispetto all'asse sagitale , sull'asse trasversale, lo spazio e l'orientamento delle micro oscillazioni che si compiono per mantenere la posizione eretta. Si è osservato che mentre nel gruppo controllo non c'erano variazioni tra i valori rilevati prima e dopo 30 minuti di riposo, pari al tempo dedicato alla trance ipnotica nel gruppo campione, quest'ultimo invece dimostrava un netto miglioramento di tutti i parametri. Questo studio ha anche sfatata la credenza che l'induzione richieda tempi lunghi, che non tutti i soggetti siano facilmente ipnotizzabili e che la trance ipnotica sia neutra. Concludendo questa lunga panoramica si potrebbe affermare che l´odontoiatria è tra le specialità mediche quella che può beneficiare in particola modo dell´ipnosi. L´ansia e la paura del dentista di cui soffrono molti pazienti persiste anche se l´analgesia farmacologia ha eliminato il dolore. La tensione e le fobie sono aspetti disturbanti ancora per molti soggetti malgrado il perfezionamento degli strumenti e degli apparecchi, benché siano utilizzate poltrone relax confortevoli e funzionali, sebbene, infine, l´ambiente ospitante sia reso gradevole e rilassante anche da musiche di sottofondo.

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