Il
Corpo come espressione della nostra storia emozionale
Antonio
Fiorito
L’argomento che vorrei trattare in questo breve scritto, è “Il corpo
come espressione della nostra storia emozionale”. Fu Wilhelm Reich
ad introdurre nella psicoanalisi anche l’osservazione del corpo: come
l’espressione degli occhi e del viso, la qualità della voce e i vari
tipi di tensioni muscolari. Wilhelm Reich, fu inizialmente allievo di
Sigmund Freud, da cui in seguito si allontanò. Le sue teorie sulla
“corazza caratteriale”, responsabile dell’aridimento dell’Io,
stravolsero le concezioni dell’epoca soprattutto perché Reich fu tra i
primi a considerare l’uomo sotto l’aspetto che oggi considereremmo
olistico, nel senso che non vi è distinzione tra psiche e corpo, ma è
nel corpo stesso che sono imprigionate le emozioni non espresse.
Reich, notò una scissione tra le varie espressioni corporee. Ad esempio
una persona può ridere, ma non essere consapevole che
l’espressione del suo viso è triste, può dire parole gentili, ma non
rendersi conto che i suoi occhi sono pieni di risentimento e che la sua
bocca ha un’espressione negativa. Egli partiva dal presupposto che in
tutte le nevrosi esistono delle corrispondenti manifestazioni somatiche
osservabili ad un occhio attento e allenato. Una persona adulta è formata
nel suo carattere e con esso nella sua corporeità. Possiamo osservare la
sua deambulazione, il suo modo di stare seduta, di gesticolare, di
guardare, la postura delle spalle, del collo e tante altre piccole grandi
cose. E’ bene chiarire che ciò che diciamo non è una regola assoluta
anche perché come esseri umani siamo talmente unici che anche tra
fratelli, nell’ambito della stessa famiglia, il vissuto emozionale può
essere molto diverso. A proposito di vissuto, a mio avviso, occorre fare
una piccola distinzione tra vissuto soggettivo e vissuto oggettivo. Per
una sorta di “convenzione” si considera il vissuto oggettivo come
qualcosa che può essere osservabile da tutti e che è razionalmente
condivisibile e ciò è indubbiamente una verità. Ma poniamo il caso, ad
esempio, nel quale assistiamo alla visione di un film, siamo certi
che stiamo vedendo la stessa pellicola. Proviamo però a chiedere ai
nostri amici con i quali abbiamo visto il film, un parere sulla trama:
molto probabilmente ognuno ne darà un’interpretazione diversa. In
questo caso, la differenza è fatta dal nostro essere individui unici,
dalla nostra esperienza personale, dalla nostra storia e dal modo con cui
ci siamo posti in sintonia con l’evento e cioè in base alle nostre
aspettative e le nostre “proiezioni”. Naturalmente, in una relazione
terapeutica, si dà maggiore importanza al vissuto soggettivo della
persona.
Ma ritorniamo all’argomento che più c’interessa, prendiamo ad esempio
cosa potremmo osservare nel torace di un uomo. Un torace potrebbe essere
ipercarico da un punto di vista energetico. In questo caso, vi è, una
vera e propria stasi a scapito delle parti basse del corpo, bacino, gambe,
piedi. Molti avranno potuto osservare degli uomini in costume da
bagno; molto grossi sopra, quasi massicci e dalla vita in giù molto
esili, gambe sottili e scariche energeticamente, piedi male appoggiati per
terra. La contrattura dei muscoli delle gambe e dei piedi blocca la spinta
alla ribellione, ma diminuisce anche la capacità di stare in piedi e di
essere indipendenti. Ci si chiede quindi, com’è possibile che due gambe
così sottili e contratte, possano reggere un peso così grande? E’
chiaro che il corpo attui una sorta di “correttivi” per consentire
quelle funzioni che sono necessarie alla deambulazione e alle altre
attività motorie. I correttivi, però, hanno un prezzo, per mantenere una
determinata posizione, postura, modo di deambulare, modifichiamo il nostro
corpo e questo accade lentamente nel corso degli anni, contestualmente
alla crescita temporale dell’individuo. Non solo i correttivi hanno un
prezzo, ma, da adulti, per mantenere una determinata posizione-postura,
impieghiamo tantissima energia che sottraiamo ad altre parti del corpo.
Qual è il risultato? Un quantum energetico per mantenere lo status quo e
un quantum energetico impegnato nel blocco, uguale sprecare il doppio per
ottenere zero.
Cosa rappresenta simbolicamente il torace? Il torace è la sede del cuore,
quindi degli affetti. Per molte scuole di pensiero è la sede dell’io.
Quando indichiamo noi stessi, spesso battiamo una mano sul petto per dire
“io”. Naturalmente non solo il torace può essere coinvolto da un
punto di vista somatico, ma anche la gola e le mascelle, i cui
blocchi ci impediscono di piangere o di gridare; ma ci impediscono anche
di cantare o di gridare di gioia. I blocchi nella vita ci impediscono di
piangere e gridare, altrettanto bene di quanto ci limitano il respirare e
il sospirare.Facciamo un passo indietro, appena cominciamo a crescere, di
solito facciamo esperienza di come la libera espressione delle nostre
emozioni si scontra con il rifiuto, la disapprovazione, l'umiliazione e
anche la punizione. Se ad un bambino, con una madre fisicamente presente,
ma affettivamente lontana e fredda, è inibita la propria aggressività
(ad gredior nel senso di andare verso), non gli è data la possibilità di
esprimersi, gli è negata la possibilità del contatto, in poche parole
non sente amore intorno a se, mentre lui sarebbe capace di darne
tantissimo, per crescere egli deve cominciare a difendersi e a
“ritirare” la propria libido. Nella fattispecie, il torace si gonfia
perché “deve” trattenere i propri impulsi di “andare verso” e così
facendo si inibisce il libero fluire dell’energia vitale ed a creare
quei blocchi che possiamo osservare nelle persone adulte.
All’aggressività viene data spesso una connotazione negativa, ma non è
così in natura. Anzi se l’aggressività non può essere espressa,
allora diventa distruttività e violenza, è come un magma che si gonfia
sotto la crosta di un vulcano. Una persona il cui flusso energetico
è bloccato, perde una parte della sua vitalità e della sua personalità.
Questa perdita fa sì che questa persona si senta depressa, sia sempre in
lotta e usi costantemente la forza di volontà per eseguire i compiti
quotidiani. Diventa difficile mettersi in relazione con gli altri o
provare piacere. La vita perde i suoi colori e diventa grigia e tetra.L’approccio
terapeutico d’orientamento reichiano, è basato su alcuni actings
corporei tendenti a sbloccare quei segmenti o livelli maggiormente
compromessi dalla stasi energetica, vale a dire allentare le tensioni
muscolari croniche senza però trascurare l’aspetto verbale della
relazione. In conclusione, vorrei elencare in estrema sintesi i
livelli corporei che sono oggetto di trattamento nella terapia ad
orientamento reichiano: 1°) Livello oculare: fronte, occhi, regione delle
orecchie e del molari; 2°) Livello orale: labbra, mento, gola; 3°)
Livello cervicale: muscoli bassi del collo, platisma
sterno-cleido-mastoideo; 4°) Livello toracico: muscoli intercostali, gran
pettorale, deltoide, gruppo di muscoli situati sulle e fra le scapole; 5°)
Livello diaframmatico: diaframma, epigastrio, parte inferiore dello
sterno, coste inferiori, stomaco, plesso solare, pancreas, fegato e due
fasci muscolari vicini alle vertebre dorsali inferiori; 6°) Livello
addominale: muscoli che costituiscono gli addominali laterali, muscoli
presenti nella regione corrispondente alla colonna vertebrale; 7°)
Livello pelvico: comprende pressappoco tutti i muscoli del bacino compresi
gli organi sessuali.
Bibliografia:
Wilhelm
Reich, Analisi del Carattere, 4^ Edizione, SUGARco, 1973, Milano.
Luciano
Marchino, Monique Mizrahil, Il Corpo non Mente, Frassinelli, 2004.
Rudiger
Dahlke, Malattia, linguaggio dell’anima, Mediterranee, 1996, Roma.
Wilhelm
Reich, La Funzione dell’orgasmo, 5^ Edizione, SUGARco, 1985, Milano
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