DELL'AMORE E DI ALTRI DEMONI: LA POSTA IN GIOCO di Barbara Rossi Si
parla tanto ultimamente di gioco d'azzardo come problematica emergente. Si
tratta di un problema al contempo vecchio e nuovo, in quanto con la stessa
etichetta si accomunano fenomeni diversi. Il classico giocatore d'azzardo,
che è sempre esistito e che esiste tuttora, è un adulto che perde
ingenti fortune in tempi brevi, con la possibilità di accesso a luoghi
dove solitamente si gioca d'azzardo. E' una personalità con
caratteristiche tese all'immediato soddisfacimento emozionale, il brivido
di un momento, senza alcuna autocritica, seguendo una sequenza rigida e
coatta. Il pensiero critico è rivolto non alle premesse sulla qualità
pericolosa del gioco, ma è tutto rivolto alla possibilità di vincere e
di trarre soddisfazione dal gioco stesso. Qualsiasi risultato però non
basta mai, non è soddisfacente abbastanza, serve sempre qualcos'altro,
un'altra puntata, un'altra volta e poi un'altra ancora. La critica, i
sensi di colpa, i rimorsi emergono dopo, quando ormai le cartucce sono
finite. Ciò che colpisce è che questi giocatori anziché far tesoro
dell'esperienza di perdita e smettere di giocare, per nascondere la
vergogna della sconfitta che non accettano, provano sentimenti di rivalsa
per cui il gioco continua all'infinito, nell'idea che la prossima volta
sia più fortunata. Il meccanismo del gioco diventa inarrestabile per la
sensazione di rabbioso piacere che il giocatore sperimenta, come fosse
reso ubriaco dalle proprie intense scariche emozionali. Il giocatore
d'oggi invece è il frutto dell'epidemia dilagante delle fragilità umane.
Sono persone sole, introverse, chiuse, timorose, per le quali è
importante anche l'occasione d'incontro con lo stimolo virtuale della
macchinetta. L'input è così rapido da dare una soddisfazione immediata,
indipendentemente dal risultato. Qui non c'è pensiero critico perché non
c'è possibilità di pensiero, in quanto tutto è affidato a una sorta di
"primitivo circuito video-motorio" che lascia poco o nessuno
spazio. L'epidemia attuale nasce dall'incontro di queste personalità
"fragili" con l'avvento delle slot-machine, ora di facile
accesso a tutti. Questo fenomeno attualmente ha raggiunto dimensioni
preoccupanti, ma altro non è che l'ennesima dimostrazione dell'ormai
vecchio e inascoltato problema del come mettersi in relazione con gli
altri e di come vivere autenticamente le proprie emozioni, con quale
modulazione possibile. Di nuovo la macchina non va demonizzata ma
evidenzia i guasti che l'attuale assetto sociale provoca, con falsi valori
e falsi miti, che favoriscono l'isolamento, la solitudine, l'impoverimento
o l'appiattimento emozionale, su un sentimento diffuso di rabbia. Talvolta
la rabbia è così intensa e diffusa da essere percepita come noia, vuoto,
tristezza, paura, inutilità, apatia, depressione, angoscia. Che abbia
radici simili a quelle del suicidio, della tossicodipendenza,
dell'anoressia, della depressione o dell'infelicità del vivere
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