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I FIGLI DELLA SEPARAZIONE

Barbara Rossi

 

E’ difficile pensare che un evento come la separazione dei genitori non abbia influenza sui figli. Si tratta di un argomento spesso dibattuto, circa l’età in cui è più facile e meno “dannoso” per i bambini una separazione, se il sesso del bambino influisce, se ci sono modalità più adeguate, parole giuste e parole sbagliate, gli errori da evitare, ecc.

Come è intuibile, non ci sono ricette “giuste” ma riflessioni che è importante fare.

La separazione è un momento di profonda crisi, che coinvolge tutto il nucleo familiare. Spesso le origini di questa crisi sono presenti già da tempo e possono durare per anni. Spesso una crisi è un momento di rottura tra sentimento e razionalità, che non sono più capaci di funzionare insieme. L’incertezza, il disorientamento, l’insicurezza che spesso si manifestano nei genitori, possono suscitare reazioni di odio, paura, rabbia, tristezza, vergogna, aggrappamento, chiusura nei figli verso i genitori stessi, e tocca agli adulti gestire sapientemente tali reazioni perché possano essere superate. Superare positivamente una crisi resta un’esperienza importante e utile per la crescita, se si accompagna a un allargamento del modo di guardare a se stessi nel mondo, ma può suscitare anche reazioni difensive di chiusura, dove il bambino impara a nascondere i suoi veri sentimenti.

Alcuni punti critici.

-          Quali parole per dirlo? E’ una domanda frequente che pongono i genitori. L’indicazione è di parlare prima con se stessi! Poi sarà più facile scegliere parole che rispettino la sensibilità del bambino, che siano plausibili, chiare, concrete e non confuse, non menzogne. Il segreto sta nell’aiutare il bambino a trovare la forza di reagire alla paura, alla tristezza, alla rabbia che si accompagnano alla conoscenza di una realtà negativa o comunque difficile.

-          Il conflitto fa male. Vivere in un clima di tensione, rancore, rabbia crea molta angoscia nei bambini, tanto da costituire un fattore di rischio e di vulnerabilità rispetto a un equilibrio sereno e ad una crescita armoniosa.

-          A genitori sereni corrispondono figli automaticamente sereni? Sarebbe un errore pensarlo! Talvolta è vera questa coincidenza, talvolta no. I bambini idealizzano la famiglia e non è facile capire e accettare che i genitori possano andarsene di casa, visto che sono stati loro a volere quella casa e quella famiglia. Capire emotivamente cosa vuole dire separarsi richiede un impegno non indifferente. I genitori corrono il rischio di utilizzare i loro sentimenti per capire quelli dei bambini, rischiando così grosse confusioni. Ma infondo non è neanche facile per un genitore accettare che un figlio possa soffrire per causa sua. Resta anche vero che la sofferenza di un genitore, così come la noia, il disamore non possono essere nascosti agli occhi e al sentire di un bambino.

-          Separarsi senza rancore è la chiave di svolta? Di nuovo, l’assenza di conflitto non è garanzia di felicità! Doversi mostrare felici a tutti i costi non è certo il modo migliore di gestire la sofferenza che implica una separazione. Doversi occupare di un genitore infelice, o sentirsi svantaggiati nei confronti dei coetanei, viaggiare da soli, non avere abbastanza denaro per proseguire gli studi…ci sono tanti motivi che creano sofferenza di cui è difficile parlare.

-          Il dopo separazione. Se per gli adulti può diventare importante “rifarsi” una famiglia, per i bambini il dopo separazione comunque significa dover imparare a gestire situazioni nuove e complesse, nuovi partner con cui relazionarsi, nuove variabili da tenere sotto controllo per evitare tensioni o scontri, nuove confidenze cui prestare ascolto, svolgere il ruolo di messaggero, il gestire il rapporto separato coi genitori e i parenti delle due parti.

Il prezzo che i figli continuano a pagare è costante, e per questo è importante non sottovalutare il peso e le ripercussioni nel tempo di un evento come la separazione. Rimane però anche il messaggio positivo e propositivo di non accontentarsi di situazioni di sofferenza o mediocri, e che lavorandoci sopra, con un po’ di sforzo e un pizzico di fortuna, diventa possibile costruire equilibri migliori, dove poter essere felici! 

 

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