Operatori sociali e auto-mutuo aiuto Salvina Faraci
Alla fine del secolo scorso, Peter Kropotkin, filosofo sociale e rivoluzionario russo in esilio, scrisse un libro pionieristico dal titolo “Mutual Aid” (mutuo aiuto). In questa opera che ha dato il via alla letteratura scientifica in tema di auto mutuo aiuto, l’autore avanzò la tesi secondo cui la stessa evoluzione della specie umana sarebbe stata impossibile senza l’attitudine degli uomini di riunirsi tra di loro di fare corpo comune, di cooperare, di sostenersi reciprocamente di fronte a comuni problemi o pericoli esterni. Non tanto la lotta solitaria quanto piuttosto la solidarietà e l’aiuto reciproco sarebbero state le forze intrinseche del processo umano. Nelle società tecnologiche attuali, il mutuo aiuto forse non sembra più utile per la sopravvivenza, ma lo è diventato ancor più per il recupero ed il mantenimento del benessere sociale, il quale costituisce la dimensione qualitativa della sopravvivenza. Nel campo del welfare si è assistito ad una progressiva rivoluzione dei servizi; molte funzioni svolte dalla famiglia estesa sono state sempre più prese in carico all’esterno di essa. In generale, è possibile individuare due grandi categorie di servizi: servizi in cui i soggetti a cui sono rivolti sono semplicemente i destinatari di essi (l’utente è l’ultimo anello di una catena di servizi unidirezionali che arrivano dall’esterno). La maggior parte dei servizi formali possiede, più o meno connaturata, questa caratteristica. servizi in cui i soggetti destinatari sono anche i promotori/gestori degli stessi (il consumatore del servizio va a coincidere con il produttore). In questa seconda categoria rientrano i gruppi di auto/mutuo aiuto. Il movimento del self-help. Negli ultimi venti anni, in particolare – in parallelo con l’evidenza della crisi dello Stato assistenziale – questa modalità “autogestita” di soluzione di problemi umani ha avuto, in tutto il mondo, uno sviluppo enorme. Anche in Italia si sono sviluppate, in quegli anni, varie esperienze di mutuo aiuto: ad esempio, gruppi di invalidi-handicappati; gruppi di famiglie di handicappati; gruppi di famiglie di tossicodipendenti; Alcolisti Anonimi, Club di alcoolisti in trattamento; gruppi “sanitari” (neuropatici, diabetici); gruppi di donne in difficoltà. Dell’insieme dei gruppi di self-help si può parlare ora come di un “movimento sociale”, un movimento che può avere sia “applicazioni cliniche” (rivolte alla cura/recupero dei membri) sia “applicazioni sociali” (rivolte alla modificazione della società). Si affronterà qui la tematica dell’auto/mutuo aiuto secondo il “punto di vista” di questa ultima disciplina, il Lavoro sociale. Tratterò del mutuo aiuto in relazione alle pratiche degli operatori sociali; cercherò cioè di chiarire le motivazioni teoriche e tecniche che dovrebbero indurre gli “esperti” dei processi di aiuto e del benessere sociale (gli operatori professionali)
Il mutuo aiuto e i gruppi di mutuo aiutoChe cos’è il mutuo aiuto? Molti membri possono sentirsi imbarazzati alla prospettiva di essere direttamente coinvolti in un attività di aiuto psicologico alla persona. Possono pensare di non aver niente da offrire in tal senso perché non hanno avuto alcuna formazione professionale. Spesso noi operatori infatti siamo responsabili di questo atteggiamento perché nella formazione che abbiamo ricevuto è stato continuamente ribadito che soltanto persone con un training specifico sono qualificate ad offrire aiuto di natura psicologica.
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