CONTRIBUTI ALLA OSSERVAZIONE DELLE DIPENDENZE SESSUALI di Paola Tulipano
Qualsiasi dipendenza patologica ha origine dal tentativo di ricercare all’esterno qualcosa che manca e senza la quale non si può vivere, dal bisogno compulsivo di acquietare una tensione psichica e/o somatica. Essa è pertanto di natura coercitiva per l’individuo, tanto da poter essere paragonata ad uno stato di schiavitù. Simile ad altre forme di dipendenza quali il gioco d’azzardo o l’alcolismo, la dipendenza sessuale può condurre alla destrutturazione di situazioni di vita familiare, all’impoverimento sociale ed alla necrosi di ogni rapporto.Esistono differenze individuali all’interno del gruppo di persone affette da tale dipendenza: 1. per alcuni ogni contatto con gli altri assume immediatamente un colorito sessuale, essi vedono in ogni altro un potenziale partner. Di fatto tali individui hanno pochissime relazioni ma creano un’atmosfera erotica tra loro e gli altri e si sentono perduti se non hanno qualche relazione in vista. Ancor prima dell’agito sessuale si può parlare di un’altra forma di dipendenza dagli altri: una profonda insicurezza, sensazione di inadeguatezza personale e mancanza di protezione nei rapporti interpersonali si acquietano indossando la maschera dell’oggetto erotico. Sarebbe come dire che l’identità personale, il valore di sé poggiano sull’attrazione sessuale che si riesce a suscitare negli altri. Il grave disturbo dei rapporti emotivi consiste nella impossibilità a coinvolgersi in relazioni amorose: tali individui non possono ricevere affetto autentico, anzi perdono interesse sessuale in una relazione di coppia stabile. Ne abbiamo un esempio nel personaggio del Casanova o nel film di Bunuel ‘Bella di giorno’. Il motivo sottostante questo tipo di relazioni è la profonda angoscia e ostilità che convogliano nel rapporto sessuale il bisogno di asservire gli altri: i partners devono essere soggiogati e conquistati.L’illusione interna che si autoalimenta coltiva una illusoria quanto grandiosa idea di ‘libertà’ oppositiva e segretamente trionfante.L’Io trasgressivo, Super-Uomo o, al femminile, ‘Cortigiana del Re’ è al di sopra delle regole: lui o lei soli possono accedere al supremo piacere dionisiaco. Il mondo è debole e stupido 2. per altri individui il comportamento sessuale rappresenta l’unico ponte di contatto con gli altri. Essi hanno una intensa paura di ‘perdere’ gli altri e si rendono disponibili a compiacerli in qualsiasi modo. La tendenza alla remissività e alla passività all’interno di ogni rapporto instaurato, induce il partner ad agire esattamente il loro ‘terrore’, a rimettere in scena l’abbandono. La dipendenza assume più l’aspetto di ricerca agognata e vorace di partners impossibili. La ‘contessa’ del Senso viscontiano ne è un esempio. Si tratta di due modalità complementari che, se si guarda bene, sussistono anche nello stesso individuo e che sono accomunate dalla impossibilità dell’incontro con l’altro. Il movente del comportamento è l’angoscia, più che la scelta; il fine è ‘uccidere’ l’Altro debole, nel primo caso e ‘morire’ per l’assenza dell’altro, nel secondo. Il comportamento nella realtà tende a riprodurre situazioni relazionali che simbolicamente conducono alla ‘morte del Sé’, intesa come sconnessione da un ordine vitale e significante.‘Morte’ della parte autentica di se stessi (del bisogno dell’Altro, come bisogno di riconoscimento, continuità, fiducia e realtà del rapporto) negata e sommersa dalla storia prima, dalla ‘assenza di memoria’ e riedizione compulsiva poi.Si parla di tentativi di soluzione nevrotica quando la vita di un individuo è basata sul tentativo di sedare un’angoscia profonda: la coazione a vincere del Casanova; la continua angosciosa mancanza della protagonista del film di Visconti o l’isolamento della ‘Bella di giorno’ ci segnalano altro: copioni immortali; vuoti e ferite profondi che, inaccessibili al pensiero ed alla parola, erompono come angoscia, fagocitando ogni altro interesse nel tormento del corpo.Così, in modo altrettanto evidente la trama de L’impero dei sensi : la schiava prostituta che seduce il padrone che si lascia sedurre fino a morirne, lasciandole il suo fallo che lei porterà con sé ‘morto’, ci induce a tentare di comprendere.Così ancora nel film di P. Greenaway ‘8 donne e mezzo’ : un padre ed un figlio, rispettabili signori inglesi, alla morte della moglie e madre rispettivamente, riempiono il Vuoto della loro casa comprando le prestazioni più varie di 8 donne più mezza donna, su una sedia a rotelle, dando libero sfogo ad ogni possibile desiderio e fantasia sessuali. Alla fine del film, morto il padre, sulla scena rimane un uomo che si ritrova solo con se stesso a dover fare i conti con la propria vita.Ogni trama ci rimanda alla fine a domande semplici: Chi sei? Che vuoi?Casanova non voleva una donna, non era un ‘latin lover’: era un giocatore e doveva vincere. Le sue relazioni amorose gli riproponevano sempre la vittoria, ma la coazione e l’ostinazione mascheravano in realtà altri fallimenti. La Contessa viscontiana che, pur di avere e/o di essere riamata dal ragazzo che l’aveva delusa rinuncia al suo onore ed a tutti i suoi valori (persino all’amor di Patria), mette in scena forse quello che avrebbe voluto per sé . La ‘Bella di giorno’ alla fine del film, in una scena onirica, si ritrova coperta di melma; il senso ultimo del suo comportamento. Così la prostituta col ‘fallo morto’ dentro forse cercava un riscatto al suo stato sociale e personale. Ma il riscatto parte da dentro di sé, mai può arrivare dall’esterno.Così con P. Greenaway il lavoro del lutto, come passaggio per la assunzione di responsabilità nei confronti della propria vita si può rimandare, ma mai eludere.E si ripresenta la domanda ‘chi sei?’ L’identità. Ogni personaggio che ci ha aiutato in questo discorso sembra aver avuto bisogno di confermare o mantenere compulsivamente una maschera, come a coprire una idea di sé fondamentalmente negativa o de-formata, prima che un vuoto di identità e di senso.L’identità individuale assume la sua forma all’interno delle relazioni di un gruppo. La struttura del gruppo primario, la famiglia, dà significato, nome ed identità ad ogni suo membro garantendo un ordine basato sulle differenze di ruoli e funzioni tra le generazioni; sulla definizione di compiti appropriati a ciascuno; sulla definizione di un sistema di regole e aspettative che consentano relazioni appropriate ai bisogni vitali di ciascuno. Questo non avviene sempre; spesso l’ordine strutturale delle relazioni fondamentali viene sconvolto da eventi vari : fallimenti economici; lutti; guerre; patologie somatiche o psichiche; ecc. tanto che le connessioni tra i membri diventano disfunzionali. Ad esempio è disfunzionale una relazione in cui un adulto genitore delega implicitamente al figlio compiti non appropriati al suo tempo evolutivo: di dare sicurezza; di mediare il suo rapporto col partner; di realizzare i suoi sogni insoddisfatti; di compensare le sue mancanze.Figurativamente si può immaginare il fallimento dell’ordine strutturale di un gruppo come di un individuo che ‘cade’ sull’altro, della stessa generazione, e ne fa il suo oggetto; (il fallimento della relazione di coppia o della relazione fraterna, ad esempio, in cui l’oggetto di ‘appoggio’ è penalizzato rispetto alle possibilità di sviluppo individuale); come di un adulto che ‘cade’ sul bambino e lo riduce ad oggetto dei suoi bisogni. Casanova sarà stato la luce degli occhi di sua madre, la sua struttura portante, a dispetto del padre probabilmente; Si potrebbe dire che ‘nasce’ come maschera del ‘seduttore’ (inteso in senso più ampio, come oggetto vivificante). Esistere come oggetto funzionale a compensare vuoti altrui è come non essere mai nati per sé.Queste ‘prigioni funzionali’ possono essere pensate come una sorta di tirannia interiore (tirannia del dover essere, dice K. Horney) che costringono a sentire, pensare ed agire in funzione del vincolo originario. La dipendenza rende impossibile la ‘nascita’ e la crescita dell’individuo, intese come sentire, coltivare e sviluppare parti autentiche di sé.La coazione vista all’interno di questo scenario, assume un senso: come ‘necessità’ vitale: la sicurezza interiore e l’identità personale sono connesse alla perpetuazione del regime dittatoriale interno; lo svincolo, la differenziazione funzionale sono compiti strutturalmente impossibili all’interno di relazioni così invischiate. Vivere per il personaggio significa vivificare e rigenerare continuamente la sua maschera, alimentare la tirannia interiore.Come tentativo di ricerca e di cambiamento. “L’ansia, la dipendenza acquistano un significato diverso se guardati come tentativo di liberarsi dalle tendenze nevrotiche” (1); così rimettere in scena nelle relazioni attuali situazioni angosciose offre anche la possibilità di comprendere e passare oltre.Così il personaggio di Visconti sarà stato l’oggetto di un legame esclusivo col padre, legame riflesso nel tormentoso rapporto con lo sciagurato giovane amante; distante da una madre connivente e confusiva. Scegliere ed inseguire partners impossibili significa un’altra ricerca: quella di un padre mai avuto che le consentisse una vicinanza con la madre. L’energia vitale impiegata in questi tentativi è enorme: da ciò l’inaridimento di altre aree della vita personale.Il vuoto delle funzione generativa si può pensare, tenendo presente la struttura dell’apparato psichico interno, come un argine rotto che non convoglia la forza interiore verso scelte di vita: il desiderio deraglia alla cieca ed angosciosa ricerca; quello che trova è l’oggetto del destino; l’abisso. Mai serenità interiore e appagamento.Il processo terapeutico con pazienti affetti da questo tipo di dipendenza è estremamente complesso poiché nell’incontro ripropongono la richiesta usuale e chiedono conferma del tentativo di soluzione usuale (desiderano per la vita proprio quello che in realtà li uccide).Così dalla trama de ‘L’impero dei sensi’ il nobile padrone intenzionalmente avrebbe dato la vita per la sua amante. Ma si ritrova imbrigliato in un vortice più potente tanto da lasciarci la sua stessa vita ed il suo organo fallico che, simbolicamente, rappresenta l’accesso alla dimensione paterna, la possibilità di avviare completezza ed integrazione interiore (una unione- incontro tra maschile e femminile); l’argine che convoglia il desiderio verso la vita, il farsi soggetto.Solo un apparato interno funzionante può offrire possibilità di vita, di coesione personale ed integrazione sociale. L’amante non ripara una funzione interna.Se l’incontro terapeutico propone una differenza ed una rottura dal copione usuale, si avvia un processo di attesa, che consente alle tensioni somato-psichiche il divenire al pensiero ed al linguaggio; un processo di ‘apertura’ verso la ricostruzione della storia, la ricerca di senso e la elaborazione della mancanza interiore.
Riferimenti bibliografici
1. K. Horney, La personalità nevrotica del nostro tempo, Newton Compton, 1976 2. K. Horney, Nevrosi e sviluppo della personalità, Astrolabio, 1981
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