UNO
SGUARDO SUL CONFINE TRA MASCHILE E FEMMINILE,
TRA UOMO E DONNA
Omosessualità, travestitismo, transessualismo, viados… sono termini
diffusi di cui si parla spesso con leggerezza e approssimazione
di Barbara Rossi
Mi capita spesso di incontrare nell’attività clinica ma anche nella
vita quotidiana, un atteggiamento diverso verso i problemi delle persone,
come se alcuni problemi fossero degni di rispetto ed altri non lo fossero
affatto. E’ il caso ad esempio dell’area sessuale (le devianze, i
problemi, le scelte..), spesso trattata in termini spregiativi. Chiederne
il rispetto spesso sembra quasi “un’ammissione di colpa” . Quando
scrivo dell’ansia, dell’anoressia, della depressione….etc. ricevo
domande e commenti sull’argomento, mentre se scrivo dell’omosessualità
e difendo la libertà d’essere mi si chiede se lo sono anch’io. Perché?
Mi pare una bella diversità di reazione. Si direbbe che ne abbiamo paura.
Per questo ho deciso di continuare a scrivere sull’argomento, sfidando
la sorte, seguendo il motto “se lo conosci non ti uccide!”. Ma vediamo
di cosa si tratta. Mentre il sesso maschile e femminile vengono
determinati biologicamente, morfologicamente e fisiologicamente fin dalla
nascita, il genere maschile e femminile, il cosiddetto secondo sesso, ha
un’origine più culturale. Così come tra bianco e nero esistono molte
sfumature di grigio, così anche tra maschile e femminile esistono molte
forme e modi di essere.In particolare, capita a un individuo sano e
normale di sentirsi imprigionato o in esilio nel proprio sesso biologico e
di sentirsi a casa in quello opposto. Parliamo di travestitismo quando si
assume un aspetto esteriore (abbigliamento, trucco, movenze, etc.)
dell’altro sesso biologico, senza che vengano modificati gli organi
genitali. Infatti, se cambiasse sesso, non ci sarebbe più lo stesso
piacere: per una donna, ad esempio, è normale vestirsi da donna, mentre
un uomo che si veste da donna, biancheria intima compresa, suscita un
certo effetto di contrasto. E’ più frequente negli uomini, che nel 99%
dei casi si comporta apertamente come un uomo qualunque, può sposarsi, e
può continuare comunque a provare piacere nel vestirsi da donna, nel
sembrare donna, magari nel segreto della notte. Anche il travestitismo
femminile esiste (vestirsi e sembrare “uomo”), pur essendo un fenomeno
minore che spesso viene ignorato, mentre quello maschile fa tanto clamore.Parliamo
di transessualità quando si è certi di non appartenere al sesso
assegnato dalla nascita, per cui ci si sottopone ad intervento chirurgico
per rimodellare il corpo e diventare ciò che si sente di essere. Non è
più un voler apparire diverso, ma un cercare una sintonia tra ciò che si
sente di essere e il proprio corpo. Il viados è un termine dispregiativo,
significa “traviato” e si usa per indicare un omosessuale o un
travestito.L'ermafrodito è colui che contiene dalla nascita elementi
anatomici di entrambi i sessi. Nell'antica Roma venivano buttati dalla
Rupe Tarpea.I dati statistici parlano di travestitismo in una proporzione
di 1 su 200 nella popolazione maschile, il che vuol dire che ognuno di noi
probabilmente conosce uomini che provano questo piacere nel loro privato,
pur senza farlo sapere. Tipicamente il disturbo inizia con travestimento
nell'infanzia o in adolescenza precoce. La motivazione alla base del
travestitismo può modificarsi nel tempo, ma spesso diviene un antidoto a
ansietà e depressione o contribuisce ad un senso di calma e pace.Interessante
a questo proposito un breve riferimento al mondo classico e al folklore,
dove troviamo numerose citazioni di travestitismo:
- l’effeminatezza delle infanzie di alcune divinità o eroi, tipica di
un periodo precedente l’iniziazione giovanile che segnava il passaggio
dall’infanzia all’età adulta;
- il travestitismo femminile in rituali iniziatici di popolazioni
primitive;
- il travestitismo rituale durante cerimonie e festeggiamenti nella Roma
antica;
- nei primitivi il cambiamento d’abito corrisponde a un cambiamento di
personalità;
- nello sciamanesimo siberiano lo sciamano per volere degli spiriti può
essere indotto al cambiamento mistico del sesso, dove il rituale e
l’esperienza mistica evolvono insieme. Nel vero travestitismo si
ritrovano questi significati: rito di passaggio, cerimonia di
“purificazione” (come a liberarsi di una colpa che fa sentire
sporchi), manifestazione demoniaca di essere posseduti da uno spirito
(come ripetizione di un trauma subito), cerimonia mistico-estatica, dove
si gioca sia il ruolo attivo che il ruolo passivo, sia vittima sia
aggressore.Questa immagine trasformata, quasi caricatura del maschile e
femminile insieme, diventa allora uno dei modi per esprimere il diverso,
l’altro, quell’irraggiungibile che c’è in se stessi, quel
misterioso salto tra maschile e femminile che ognuno mette in gioco con le
sue fragilità, le sue debolezze, le sue paure, la sua arte. Talvolta con
tanta angoscia e incertezza.C., abusato a 8 anni da un cugino omosessuale,
oggi si ritrova ad eccitarsi nel travestirsi da donna, sentendosi uomo e
donna insieme, nonostante una soddisfacente vita di coppia, con la domanda
drammatica del “Chi sono? Sono deviato? Sono gay o eterosessuale o
bisessuale?” Stesse domande di A., che non può trattenersi dal
frequentare i transessuali, nonostante sia giovane, bello e amato dalle
donne. Drammi personali in cerca di un senso, persone che cercano un modo
per vivere bene.
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