Il
trattamento della tossicodipendenza: l'esperienza del CENTRO IMAGO di
Torino
IMAGO è un centro diurno, non residenziale. Il trattamento proposto
rappresenta il risultato di un riesame critico dell’esperienza
professionale maturata in strutture residenziali per tossicomani.
L’analisi dei numerosi fallimenti, registrati prevalentemente nella fase
di inserimento in comunità e in quella del reinserimento sociale
post-comunitario; il cambiamento della popolazione dei tossicodipendenti
correlato alle nuove droghe e a quadri psicopatologici sempre più
complessi; il confronto con soluzioni terapeutiche diverse, già operanti
sul territorio, avevano indotto una serie di considerazioni. La formula
residenziale era apparsa una risposta non adeguata ad alcuni soggetti, i
quali per le loro caratteristiche strutturali e/o per le dinamiche del
loro sistema familiare, si mostravano incapaci di tollerare un intervento
totalizzante. In alcuni casi era sembrato evidente che, superato il primo
momento di contenimento della compulsività, non sarebbe stato necessario
sottrarre l’utente per un tempo cosi’ lungo al suo contesto socio
lavorativo. La mancanza di un supporto simbolico, al termine del programma
terapeutico, sembrava far precipitare in una angoscia intollerabile
l’individuo rimasto a lungo in una situazione protettiva e rassicurante.
Da qui l’idea di un progetto diurno che tenga conto della necessità
del/la ragazzo/a di avere un contenitore i cui confini possano essere
ridefiniti, in modo personale e progressivo, attraverso l’evoluzione
individuale dalla dipendenza assoluta (anche con il prodotto) fino
all’autonomia, ma che nel contempo non isoli da quella realtà da cui la
sostanza stessa aveva segnato la fuga. Il modello perciò si avvale di
strumenti tipici della comunità terapeutica, integrandoli però con un
lavoro più mirato alla rieducazione socializzante, a partire da e
attraverso il contesto sociale, familiare e lavorativo di provenienza, dal
quale al soggetto non è richiesto di separarsi, fino a quando non abbia
raggiunto un adeguato livello di autonomia interna. Esso può quindi
costituire un’opzione terapeutica per:
- soggetti le cui caratteristiche personologiche, la cui storia
tossicologica, nonché l’ambiente socio-familiare siano tali da
consentire un progetto riabilitativo diurno
- soggetti che non intendono usufruire della comunità terapeutica, pur
essendo quest’ultima un’indicazione necessaria al trattamento del
problema, e per i quali quindi il diurno sia una fase di passaggio ove si
elabori una motivazione alla cura.
- soggetti provenienti da esperienze residenziali e che tuttavia
necessitino ancora di un contenimento.
IL
TRATTAMENTO
La presa in carico dell’utente è preceduta da un
momento diagnostico che coinvolge tutte le figure professionali della
struttura (psichiatra,psicoterapeuta,pedagogista, educatore): la
conclusione della fase di osservazione può condurre a soluzioni
diversificate, ove la contrattazione delle regole e del contenimento,
nonché le attività psico-socio-terapeutiche possono variare fino alla
proposta di un trattamento individuale( 2/3 colloqui settimanali e un
colloquio quindicinale con i familiari). Tutte le formule terapeutiche
rispettano i seguenti criteri :
- sono strettamente personalizzate
- sono una miscela di interventi psicopedagogici e psicoterapici
- sono strutturate
- prevedono un controllo costante del sintomo, attraverso gli esami medici
appositi (urine, capello)
Il percorso ha inizio con la stipulazione di un contratto che contiene le
regole di cui l’utente si assume le responsabilità e procede per fasi
(contenimento,orientamento,rientro) che lo vedono acquisire gradi di
autonomia sempre maggiori. All’interno della struttura si svolgono
settimanalmente :
- un gruppo psicopedagogico di verifica (programmazione delle giornate,
osservanza delle regole, organizzazione del tempo libero)
- un gruppo emozionale ad orientamento analitico-transazionale
- un gruppo di confronto centrato sulle relazioni interpersonali
- un gruppo psicodinamico tematico, storico e cronologico, sulle relazioni
con le figure primarie e coi coetanei
- un laboratorio di attività ludiche e manuali
- due colloqui individuali
Per tali attività è richiesta all’utente una frequenza di tre volte
alla settimana in orari pre-serali e serali ( lunedì,mercoledì,venerdì
dalle ore18 alle ore 21). I primi due mesi di programma sono dedicati
all’approfondimento della conoscenza reciproca e ad interventi di tipo
comportamentale, volti al ripristino di norme e ritmi quotidiani più
appropriati; in questo periodo il contatto del ragazzo con la famiglia e
il rapporto tra quest’ultima e il centro sono pressoché quotidiani. A
partire dal terzo mese, viene elaborato un progetto specifico sulle
attività esterne dell’utente. Si tratta di un lavoro complesso che
implica l’indagine delle abilità, degli interessi, dei desideri del
soggetto; l’individuazione delle risorse disponibili sul territorio; la
ricerca e la costruzione di una rete di relazioni che sostenga la persona
nella riappropriazione graduale di spazi autogestiti e nel contempo
consenta una verifica del procedere dell’esperienza, delle modalità con
le quali viene affrontata sul piano comportamentale , e degli stati
emotivi che l’accompagnano. Queste esigenze significano, da un punto di
vista operativo, avere delle proposte da suggerire, diversificate per
ciascun ragazzo, accompagnarlo in una scelta di investimento alternativa
all’oggetto-droga; incontrare le persone che fanno parte
dell’ambiente( sia esso scolastico, lavorativo, ricreativo)
dell’utente, quindi non più solo i familiari, ma anche gli amici, il
datore di lavoro, i nuovi conoscenti, etc. L’obiettivo di questo lavoro
è aiutare il soggetto a reinserirsi in un contesto sociale, e soprattutto
a contattare le proprie risorse interiori, il più delle volte sconosciute
e soffocate da una personalità come-se. La fase denominata rientro
rappresenta il momento di sperimentazione della avvenuta interiorizzazione
della legge. Decadono gradualmente alcune risorse terapeutiche e il
soggetto decide della propria vita in modo sempre più autonomo, pur
mantenendo presso il Centro degli ambiti (un gruppo e due colloqui
individuali alla settimana) nei quali confrontarsi rispetto alle proprie
difficoltà. All’inizio di questa fase è probabile che scelga una
soluzione abitativa indipendente; sono previsti in un primo momento degli
interventi domiciliari di sostegno psicopedagogico.L’inizio di una
psicoterapia diventa un’indicazione preparatoria alla conclusione del
programma. La famiglia è tenuta,inoltre, a frequentare i gruppi appositi
una volta al mese; sono obbligatori gli incontri di terapia familiare, che
hanno cadenza quindicinale, almeno nelle prime due fasi. E’ inoltre
richiesto all’utente di stabilire e mantenere dei contatti con il
servizio territoriale di provenienza. La realtà mostra infatti che, allo
stato attuale, un percorso terapeutico non è sempre sufficiente ne’ al
recupero globale del soggetto, ne’ alla totale remissione del sintomo,
ma costituisce una delle tappe necessarie alla soluzione della
tossicodipendenza. Il servizio territoriale svolge, dal nostro punto di
vista, l’importante funzione di rappresentare al paziente la continuità
della cura, rispetto al quale i diversi e successivi trattamenti assumono
il valore di fasi diversificate della terapia, rimandandogli in tal modo
un’immagine positiva di sé, salvaguardandolo da vissuti fallimentari,
che sovente spingono ad abbandonare qualsiasi tentativo terapeutico.
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