Psicologi
: consigli per l'uso
di
Eduardo Salbitano
Cosa accade quando una persona, ha la necessità di avere un consulto con
uno psicologo ? Dove e a chi può rivolgersi, per avere un nominativo di
un professionista valido ? Ed ancora, in quale fase della vita può
accadere di avere la necessità di avvicinare il mondo della psicologia in
genere? Forse può sembrare, una cosa molto elementare, ma nel merito dei
bisogni terapeutici in campo psicologico e psicoanalitico, la questione
non poi così semplice da risolvere, specialmente per la massa delle
persone che non sono particolarmente informate, o che non si sono mai
occupate di psicologia. Al contrario delle altre figure professionali,
ampiamente riconosciute quella dello psicologo in Italia non è certamente
vissuta dalla comunità, con dei costrutti particolarmente positivi, ad
esempio ognuno di noi, non ha problemi ne si vergogna assolutamente, ad
ammettere di aver avuto un mal di denti o un mal di schiena oppure un a
semplice influenza, bene in tutti questi casi, la risposta immediata a
tali bisogni viene, di norma velocemente risolta, attraverso la cosciente
richiesta da parte dell'interessato alla relativa figura professionale di
riferimento, (dentista ortopedico ecc) che lo possa aiutare. Al contrario
di norma quando invece sussistono problematiche di interesse psicologico o
psicosomatico, le resistenze si esplicano in modo molto evidente. Questo
è dovuto principalmente, a fattori culturali ed a vecchie concezioni che
influenzano, in modo molto pesante la possibilità di intervento e di
collegamento fra richiesta d'aiuto e offerta,professionalmente adeguata
per il paziente. In tale ottica i medici di base, (i quali realisticamente
costituiscono preferibilmente la principale fonte informativa di fiducia
che il paziente possiede) spesso sono grossolanamente disinformati su cosa
è una psicoterapia o un supporto psicologico, e ancora di più sulla
reale esistenza degli ordini professionali di riferimento, si alimenta così
una grande confusione fra le legittime competenze di psicologi,
psicoterapeuti, psicoanalisti, psichiatri neurologi. In quest'ottica
confusa, emerge principalmente l'utilizzo dei farmaci come mezzo
risolutore è quindi questo approccio tipicamente medico si contrappone
sempre di più alla possibilità di sensibilizzare gli utenti verso la
psicologia e ai suoi legittimi operatori. Naturalmente, non tutti i
medici di fatto sono poi disinformati ma da una esperienza, svolta a Roma
su un campione di 270 medici di base da me avvicinati (non per fare
ricerca ma per promuovere la mia professionalità, proponendomi come
professionista di riferimento nel caso ci fossero state richieste da parte
dei pazienti ) è emerso che il 10% non considerano gli psicologi come
figure professionali degne di attenzione, in alcuni casi non sono stato
nemmeno ricevuto.Il 70% anziché dare delle informazioni,
prescrivono al paziente in prima battuta il farmaco più diffuso:
Xanax . Il rimanente 20 % invece, era veramente ben informato,
(alcuni avevano presente nel loro studio addirittura opuscoli informativi)
avendo uno o più professionisti di riferimento a cui indirizzare i propri
pazienti e con cui collaborare in sinergia. A titolo di curiosità a tutt'oggi
i medici che mi hanno inviato i pazienti e con cui mantengo dei
contatti sono sempre quei 7/10 circa appartenenti a quel 20% degli
"Informati" Da tutto ciò si evince come in presenza di ansie
attacchi di panico fobie ecc si ricorre quasi naturalmente e velocemente
al farmaco comunque più svincolante e socialmente accettato dall'utenza
rispetto a una psicoterapia o ad un periodico incontro di sostegno
psicologico.In questo panorama quindi è molto chiaro come faticano, e non
poco a farsi strada i legittimi addetti ai lavori ovvero gli psicologi,
psicoterapeuti psicoanalisti ecc fra l'altro tutti con un proprio
approccio a parer loro indiscutibile, tutti depositari di una verità
inappellabile, si consideri a questo proposito, l'elevatissimo e (a
mio parere) ingiustificato numero delle scuole di formazione post lauream
in Psicoterapia operanti oggi in Italia, questa eccessiva
differenziazione, negli approcci crea di fatto una mancanza di unicità,
fra i professionisti causando quindi un disorientamento nel paziente
il quale non sa come districarsi nel fitto mondo delle psicoterapie e
delle proposte terapeutiche fra cui poi, dannosamente si inseriscono anche
ed in modo molto subdolo (ma spesso molto efficace nel reperire consensi)
tutta una serie di nuove discipline correlate ai movimenti new age come
terapie con cristalli, terapia con liquidi in genere olii profumati,
incensi o pietre riscaldate fino a sfociare nel puro delirio degli
approcci pranoterapeutici, e addirittura nella magia e cartomanzia.
E tutto ciò ripeto crea un enorme danno al mondo della psicologia.Per
riportare un chiaro esempio voglio riassumere, brevemente la storia reale
di una paziente in cerca del suo terapeuta con tutti gli inconvenienti, a
cui è andata incontro prima di risolvere il suo problema.La signora
Livia (nome inventato) di anni 43, manifestando un tremore oculare di
natura psicosomatica si reca inizialmente dal suo medico di base, che dopo
una visita approssimativa, la invia da un collega oculista, il quale dopo
averla efficacemente esaminata la congeda, dicendole che molto
probabilmente, il suo Nistagmo è dovuto ad un periodo di stress e le
consiglia, grossolanamente invece di uno specialista di andare in vacanza
in un posto caldo al sole e di divertirsi. La signora Livia quindi,
velocemente decide e va in Egitto con una amica per 10 gg. intanto i
sintomi si presentano in modo intermittente ma non spariscono, al suo
ritorno in Italia Livia riprende le sue normali attività di lavoro
(dirigente quadro in una azienda privata di telefonia) si susseguono come
di consueto scadenze serrate, riunioni, piccole trasferte, pranzi di
lavoro ecc. Dopo circa 2 mesi il sintomo che si era mantenuto fino ad
allora in modo altalenante si ripresenta con un episodio molto violento
(di notte durante il sonno) rimanendo poi stabile e presente come non mai.
A questo punto la sig. Livia decide di consultare uno psicologo, ma
non avendo conoscenze che possano indirizzarla direttamente ad una persona
di fiducia, si rivolge ad un noto e pubblicizzato professionista della sua
città, (spesso ospite in programmi televisivi e consulente in alcuni
giornali e periodici femminili) verificando quasi immediatamente come i
rapporti con il terapeuta in questione non vanno empaticamente bene, a
questo punto la sig Livia decide, dopo poche sedute di abbandonare la
terapia, anche perché lei stessa si sente trattata molto male, quasi con
sufficienza dal noto professionista il quale, oltre ad avere un onorario
molto elevato, durante la seduta risponde tranquillamente al telefono,
sbadiglia, fuma continuamente e mangiucchia cioccolatini.Frustrata,
infuriata e con il sintomo ancora ben presente, decide di rivolgersi ad
una suora laica e psicologa, conosciuta in un gruppo di preghiera che lei
aveva frequentato alcuni anni prima, quando era una giovane studentessa
universitaria. Purtroppo gli esiti furono da lei definiti catastrofici,
ella scoprirà poi in seguito che la psicologa aveva sempre lavorato come
educatrice volontaria, in vari istituti religiosi e quindi legittimata al
ruolo di psicologa, da una miope sanatoria burocratica, tipicamente
italiana che ha permesso in tempi "primordiali" l'accesso
di diritto nell'albo degli psicologi a persone che pur svolgendo mansioni
di tipo psicologico di fatto non hanno mai sostenuto un esame di
psicologia in vita loro nell'ambito delle facoltà universitarie.Anche in
questo caso Livia molto sfiduciata e demotivata si è ritrovata a fare i
conti con il suo sintomo e con tutta una serie di istruzioni e rimproveri
moralistici inculcategli dalla psico-religiosa infine, rivolgendosi all'
ordine professionale degli psicologi, (comunque non particolarmente
pubblicizzato ai non addetti ai lavori) la signora ha trovato un terapeuta
con cui ha svolto un ottimo lavoro che ancora oggi da i suoi frutti.Questa
è una delle tantissime storie che si verificano continuamente in questo
settore, a tale proposito potrebbe essere utile anche per la tutela dei
pazienti stessi che gli ordini professionali, fossero meno arroccati nei
loro ruoli e più presenti nei media di uso comune inoltre potrebbe essere
utile l'esistenza di spazi di riflessione, per poter sviluppare ed
incrociare le esperienze e gli approcci traumatici vissuti dai pazienti
cosi che si possa creare anche una piccola casistica a scopo puramente
informativo.
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